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Asia leader del broadband, battuti Usa e Europa

L’evoluzione tecnologica è tutta in Asia, mentre gli Stati Uniti inseguono e l’Europa resta paurosamente indietro. Secondo l’ultimo Broadband development Index di Ovum, l’Indice di sviluppo della banda larga che misura il tasso di adozione dei servizi broadband di base e ultra-veloci in 191 Paesi, i Paesi avanzati dell’Asia sono primi al mondo in termini di adozione della banda larga fissa e mobile e continueranno ad essere leader almeno per i prossimi cinque anni.

L’Indice di Ovum assegna un punteggio per l’adozione della banda larga fissa e dei servizi di mobile Internet base in ogni dato mercato. Un punteggio più alto viene assegnato per le connessioni ai servizi avanzati, come la fibra, il Vdsl, il Docsis 3.0 e l’Lte.

La Corea del Sud è prima al mondo, seguita da Singapore, Hong Kong e Giappone. Gli Usa sono solo ottavi, dietro agli Emirati Arabi Uniti e prima del Canada, che è nono. La Norvegia è l’unico Paese europeo nella Top ten. “In pratica, quei Paesi che hanno un punteggio alto sulla banda larga fissa veloce fanno bene anche nel mobile broadband”, osserva Milena Cooper, senior financial analyst di Ovum.

Questa la classifica completa, dal primo al decimo posto: Corea del Sud, Singapore, Hong Kong, Giappone, Qatar, Andorra, Uae, Usa, Canada, Norvegia.

Nel 2019 la Top ten, secondo Ovum, vedrà ancora i Paesi asiatici ai vertici, con qualche new entry europea nelle altre posizioni e l’uscita degli Stati Uniti: Corea del Sud, Singapore, Hong Kong, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Danimarca, Svezia, Uae, Andorra.

Solo ieri la commissaria uscente alla Digital Agenda europea Neelie Kroes parlava di un’Europa a due velocità, una digitale e una analogica, che fatica a far marciare la propria economia digitale e a creare innovazione. E portava il paragone proprio con le economie avanzate dell’Asia.

“Sono stata a Seul in Sud Corea a giugno e ho avuto il piacere di fare un giro nel laboratorio di ricerca di Samsung”, ha detto la Kroes. “E’ diventato chiaro per me quello che molti di noi già sapevano: l’Europa una volta era prima al mondo per innovazione e tecnologie digitali, oggi non lo è più. I coreani avevano messo in mostra la storia delle tecnologie per la comunicazione. Ogni elemento della mostra che datava prima del 1940 era europeo: telefoni, radio, televisori, computer. Poi è arrivata la leadership degli Stati Uniti, ma anche allora è stata l’Europa che ha sviluppato il primo telefono cellulare, il Cd, il Bluetooth e il primo personal computer e infine lo standard Gsm per la telefonia mobile e i messaggi di testo. Poi però con la diffusione di Internet gli Usa hanno acquisito un netto vantaggio. E negli ultimi 30 anni, l’innovazione asiatica ha preso il posto di quella europea e fa concorrenza a quella statunitense. L’Europa negli ultimi decenni è finita nelle retrovie. E ora guardiamo alle statistiche. Per una Svezia o Gran Bretagna o Olanda (che hanno il 4G e dove quasi ogni cittadino è online), c’è una Germania, un’Italia e altri Paesi europei dove l’infrastruttura di ultra-banda larga e le competenze digitali sono poco sviluppate, a volte inesistenti”.

Parole dure da parte di una commissaria molto criticata dall’industria telecom che ieri ha pronunciato il suo ultimo discorso come responsabile della Digital Agenda, ma che non mancano di verità: i Paesi europei, e l’Europa tutta insieme, devono trovare il modo di recuperare il terreno perso e di tornare a inventare e innovare per competere sul mercato globale.

 

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