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Ergastolo e pena di morte, le sintonie fra Bergoglio e Wojtyla

Il Papa parla di giustizia, lo fa in una cornice minore – l’udienza a una delegazione dell’Associazione internazionale di diritto penale – e l’intervento si trasforma in una sorta di manifesto in cui non si limita a chiedere l’abolizione della pena di morte – “gli argomenti contrari alla pena di morte sono molti e ben conosciuti. La Chiesa ne ha opportunamente sottolineato alcuni” – ma va oltre e ricorda che “può verificarsi che gli Stati tolgano la vita non solo con la pena di morte e con le guerre, ma anche quando si rifugiano all’ombra delle potestà statali per giustificare i loro crimini”.

“LA PENA DI MORTE SI APPLICA IN TUTTO IL PIANETA”

Gli esempi Francesco li fa subito dopo: “Le cosiddette esecuzioni extragiudiziali o extralegali sono omicidi deliberati commessi da alcuni Stati e dai loro agenti, spesso fatti passare come scontri con delinquenti o presentati come conseguenze indesiderate dell’uso ragionevole, necessario e proporzionale della forza per far applicare la legge”. In questo modo, ha aggiunto, “anche se tra i 60 Paesi che mantengono la pena di morte, 35 non l’hanno applicata negli ultimi dieci anni, la pena di morte, illegalmente e in diversi gradi, si applica in tutto il pianeta”.

“ABOLIRE L’ERGASTOLO”

Il Papa chiede che “tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà” ingaggino una lotta anche per “migliorare le condizioni carcerarie, nel rispetto della dignità umana delle persone private della libertà”. E questo, chiarisce il Papa, “io lo collego con l’ergastolo”. Ergastolo che, sottolinea, è stato cancellato dal codice penale del Vaticano lo scorso anno. “L’ergastolo è una pena di morte nascosta”, puntualizza il Papa. Nel mirino di Francesco finisce anche la carcerazione preventiva, che “costituisce un’altra forma contemporanea di pena illecita occulta, al di là di una patina di legalità”. Si corre un grande rischio, quello dei “reclusi senza giudizio, condannati senza che si rispettino le regole del processo”.

NO ALLA RECLUSIONE IN CARCERI DI MASSIMA SICUREZZA

Bergoglio parla anche di una forma di tortura che si applica mediante la reclusione in carceri di massima sicurezza. “Con il motivo di offrire una maggiore sicurezza alla società o un trattamento speciale per certe categorie di detenuti, la sua principale caratteristica non è altro che l’isolamento esterno”. Il punto è, ha sottolineato il Papa, che “la stessa dottrina penale ha un’importante responsabilità, con l’aver consentito in certi casi la legittimazione della tortura a certi presupposti, aprendo la via ad ulteriori e più estesi abusi”.

IL CASO DELLE EXTRAORDINARY RENDITIONS

Un caso eclatante è quello che ha riguardato “molti stati responsabili per aver praticato o tollerato il sequestro di persona nel proprio territorio, incluso quello di cittadini dei loro rispettivi Paesi, o per aver autorizzato l’uso del loro spazio aereo per un trasporto illegale verso centri di detenzione in cui si pratica la tortura”. Non la cita mai, ma pare proprio riferirsi alla pratica delle “extraordinary renditions” in voga dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

L’APPELLO DI GIOVANNI PAOLO II

Benché assai più articolato, il discorso di oggi del Papa ricorda l’appello che Giovanni Paolo II fece durante l’Angelus del 12 dicembre 1999, quando – alla vigilia del Giubileo – chiese l’abolizione della pena di morte: “Rinnovo, pertanto il mio appello a tutti i responsabili, affinché si giunga ad un consenso internazionale per l’abolizione della pena di morte, dal momento che i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti”.

L’ABOLIZIONE DECISA DA PAOLO VI

E proprio Giovanni Paolo II diede l’esempio due anni più tardi quando, promulgando la nuova Legge fondamentale dello Stato della Città del Vaticano, cancellò la pena di morte dal testo. Formalmente, era stata abolita già nel 1969 da Paolo VI, che l’abrogò per ogni reato – compreso quello di tentato omicidio del Papa –  ma mai cancellata dalla “costituzione” d’oltretevere. Per quarant’anni, fino dall’entrata in vigore dei Patti Lateranensi e quindi dello Stato della Città del Vaticano, la pena di morte era del tutto legale, anche se mai applicata.

COSA DICE IL CATECHISMO

Già nell’enciclica Evangelium Vitae del 1995, Papa Wojtyla lesse come “un segno di speranza” la “sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte”, prendendo altresì atto che “nella chiesa si registra una crescente tendenza che chiede la totale abolizione  di quella pena”. Parole fatte proprie nel Catechismo del 1997, assai più chiaro nel merito rispetto all’edizione del 1992, che invitava gli stati a usare “mezzi incruenti” finalizzati a “difendere la vita umana dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico”.

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