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Ecco perché il Canada è diventato un covo di terroristi islamici

Il Canada è la patria del consenso e dell’equilibrio. Un Paese che è stato costruito da britannici e francesi, con un sofisticato sistema monarchico ma indipendente, e una realtà politica lontana dalla polarizzazione e l’estremismo.

IL CUORE AMMINISTRATIVO DEL CANADA

Ieri però il Paese è stato colpito nel suo cuore amministrativo, Ottawa. All’apparente perfezione del multiculturalismo canadese non mancano alcuni difetti. La sparatoria al Parliament Hill ha messo la popolazione di fronte a vecchie problematiche.

LA CARTA DEI VALORI

Il quotidiano canadese National Post ricorda che è stato il timore per la creazione di ghetti e la proliferazione di “lupi solitari” o “cani sciolti” a spingere i nazionalisti deò Quebec, la provincia a maggioranza francofona, a difendere il diritto di preservare l’identità e promuovere la Carta dei Valori. Con lo sguardo rivolto ai musulmani, il documento cercava di vietare l’esibizione di simboli religiosi negli uffici pubblici. Il progetto è fallito.

UN POSTO ISOLATO E TRANQUILLO

In un’intervista al Globe and Mail, Richard Teltschik, leader dell’Unione sociale cristiana di Baviera in visita a Ottawa, ha manifestato la sua preoccupazione e sorpresa per l’attentato in un Paese come il Canada: “Tutto il mondo spera che il Canada sia un luogo isolato dai problemi del mondo, pacifico e tranquillo, e adesso abbiamo questa situazione”.

CANADA E STATI UNITI, NON COSÌ DIVERSI

Il Canada ha sempre preso le distanze dal suo vicino, gli Stati Uniti. Nonostante abbia partecipato (da lontano) all’intervento in Afghanistan e alla guerra contro l’Isis in Irak, si è sempre vantato di avere un sistema di protezione sociale più efficace e una cultura del consenso. Mentre la società americana si caratterizzava per essere violenta e bellica, in quella canadese sembrava finora regnare la pace. L’attentato a Ottawa ha dimostrato che ormai non è più così.

I RISULTATI DELLA PROPAGANDA JIHADISTA

Come spiega Massimo Gaggi sul Corriere di oggi, lo smarrimento degli investigatori davanti al Parlamento di Ottawa “ricorda di più quello dei poliziotti di Boston davanti alle rudimentali bombe fatte esplodere alla maratona di un anno e mezzo fa dai fratelli Tsarnaev” che all’attentato delle Torre Gemelle dell’11 settembre del 2001. “Attacco di un commando ben organizzato sul piano militare come quello che colpì a Bombay o atto terroristico di ‘cani sciolti’?… L’attacco isolato è forse la peggiore perché la frammentazione delle organizzazioni terroristiche, la moltiplicazione delle centrali dell’odio e del fanatismo rendono difficilissimo, quasi impossibile, proteggere tutti i potenziali bersagli da tutti i potenziali terroristi”, ricorda il corrispondente.

LE PAROLE DEL PREMIER CANADESE

Il primo ministro del Canada è Stephen Harper, un conservatore con influenza politica nella provincia petrolifera di Alberta. Dal 2006 ha orientato il Paese verso l’Ovest e il Pacifico, allontanandolo dall’Est francofono e Atlantico, più nazionalista e determinato sulle politiche di sicurezza internazionale. Secondo Le Journal de Montreal, quando è cominciata la sparatoria Harper era in una riunione in Parlamento. Nel parco, davanti al palazzo c’erano un centinaio di persone a fare yoga, tai chi e jogging. Come sempre.

“Per la seconda volta in una settimana c’è stato un brutale attacco contro il nostro territorio. I nostri pensieri e preghiere sono con la famiglia e gli amici di Nathan Cirillo (il militare ucciso ieri, ndr). Il Canada non sarà intimidito. Saranno moltiplicati gli sforzi per combattere il terrorismo”, ha detto il premier.

E IN ITALIA…

Come spiegano gli analisti, i video con le decapitazioni sono spot pubblicitari del terrore. La strategia mediatica dell’Isis, basata sulla propaganda, l’arruolamento a distanza e l’effetto di emulazione di terroristi in altri Paesi, sembra essere risultato efficace.

L’attentato in Canada fa tornare l’incubo del terrorismo in Europa. Per decidere come affrontare luoghi e obiettivi sensibili, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha richiamato prefetti e questori di tutto il territorio italiano. “Il timore è sempre lo stesso: la possibilità che un attentatore isolato — o comunque inserito in un commando di pochi militanti — risponda al richiamo dei jihadisti dell’Isis ed entri in azione. E che si scateni un effetto domino in tutti i Paesi che appoggiano gli Usa nella guerra al Califfato”, si legge oggi sul Corriere.

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