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Yahoo, perché Marissa Mayer è sotto pressione

La buona trimestrale presentata da Yahoo indica che le strategie della Ceo Marissa Mayer iniziano finalmente a dare i frutti. Ma Yahoo è veramente uscita dalla sua crisi? Nonostante i risultati superiori alle attese, molti analisti restano scettici.

I RISULTATI DELLA MAYER

Sunnyvale ha chiuso il terzo trimestre con un lieve aumento (+1%) dei ricavi a 1,09 miliardi di dollari, escluse le commissioni ai siti partner: si tratta del secondo aumento negli ultimi sei trimestri. I dati sono superiori alle attese degli analisti (1,05 miliardi).

“Abbiamo avuto un un trimestre buono, solido”, ha detto la Mayer, che ha alle spalle una lunga carriera in Google, dove si occupava di prodotti per la ricerca. “Sono lieta di dire che oggi i ricavi nel mobile sono una realtà”. Yahoo ha registrato infatti 200 milioni di dollari di ricavi dal mobile nel terzo trimestre e prevede di superare quota 1,2 miliardi di dollari quest’anno. L’utile netto del trimestre è salito a 6,77 miliardi di dollari, riflettendo la vendita di una quota in Alibaba, il colosso cinese del commercio online. Esclusa l’una tantum, l’utile è salito a 543 milioni di dollari, o 52 cent per azione, dai 358 milioni di dollari dello stesso periodo dell’anno scorso, anche qui battendo le attese degli analisti (30 cent).

IL MOBILE NON E’ PIU’ LA BESTIA NERA

Il mobile, dunque, per lungo tempo la “bestia nera” di Yahoo, finalmente contribuisce in maniera significativa ai suoi risultati. Inoltre, Yahoo e la sua unit Tumblr (acquisita l’anno scorso per 1,1 miliardi di dollari) avevano insieme 550 milioni di utenti mobili mensili nel trimestre, in crescita del 17% in un anno. “Cresciamo più degli altri nel numero di utenti mobili e nelle entrate da pubblicità mobili, siamo migliorati”, ha detto la Mayer. “Vediamo trend positivi nel mobile, nel native advertising e nell’uso dei nostri servizi come l’email e la piattaforma di blogging di Tumblr”.

Questo “non vuol dire che la nostra trasformazione sia completa, ci vorranno molti anni”, ha aggiunto la Ceo, ma la per la prima volta la Mayer si è sentita fiduciosa a sufficienza da svelare le performance di Tumblr, passata a 428 milioni di utenti da 300 milioni. Gli introiti pubblicitari da questa piattaforma di blogging saranno di circa 100 milioni di dollari l’anno prossimo.

“Le cose forse vanno meno male di prima”, commenta Mark Mahaney, analista di Internet di RBC Capital Markets. “Ora occorrono le prove che Yahoo sta veramente crescendo in linea col mercato”.

ANALISTI SCETTICI

Perciò le pressioni sulla Ceo, criticata da più parti per la mancanza di risultati, potrebbero non allentarsi del tutto. In particolare, l’azionista Starboard Value, che è un hedge fund, ha chiesto di recente a Yahoo di valutare un possibile merger con Aol e un modo conveniente di vendere gli asset asiatici.

“Sembra che l’attività di base vada un po’ meglio, ma è possibile che sia merito anche di un’operazione di ingegneria finanziaria, Yahoo ha un Cfo bravissimo, perciò è ancora da vedere se l’edificio è di mattoni o di paglia”, commenta Larry Haverty di Gabelli Funds. “Che fa il vero business operativo? Non sembra stia crescendo gran che”.

“La sfida della Mayer è fare qualcosa che i suoi predecessori non sono riusciti a fare”, dice Kevin O’Leary di O’Leary Funds. “Hanno fallito nella ricerca, hanno provato col video e non sono riusciti. La maggior parte dei Ceo sono durati due o tre anni e non ne sono venuti a capo. Non vedo proprio che cosa la Mayer abbia fatto che abbia aggiunto vero valore”.  Perché Yahoo riesca davvero a trasformarsi, aggiunge O’Leary, deve cambiare molto più profondamente. “Penso che occorra un completo cambiamento strutturale, un totale cambio di direzione”.

Il nodo per Yahoo è nel core business del display e search advertising, che ha molte difficoltà a competere con concorrenti quali Facebook e Google, in piena crescita sul terreno della pubblicità digitale proprio ai danni di Yahoo. Secondo la società di ricerche eMarketer, il market share globale di Yahoo scenderà al 2,4% quest’anno dal 2,9% nel 2013. Per Youssef Squali, analista di Cantor Fitzgerald, il display business di Yahoo è in calo del 6% anno su anno; l’attività di search cresce del 6% ma è al di sotto della media dell’industria. Perciò per molti analisti il core business di Sunnyvale varebbe appena 5 dollari per azione, forse meno.

Il vero valore dell’azienda starebbe invece nella proprietà di Alibaba, di cui a Yahoo rimane ancora il 16% circa. “Dopo l’Ipo di Alibaba, Yahoo ha due motivi fondamentali per non vendere la quota rimanente”, spiega ancora Squali: “O pensa che il core business migliorerà molto, sia organicamente che tramite delle acquisizioni, o pensa che Alibaba continuerà a sfornare prestazioni eccezionali, dando valore anche al titolo di Yahoo”.

L’IMPATTO DELL’IPO DI ALIBABA

L’Ipo di Alibaba ha in qualche modo messo sotto pressione la Mayer. La quota di Yahoo nel colosso cinese dell’e-commercce ammontava al momento dell’Ipo al 22,6% ma in concomitanza con l’Ipo Sunnyvale ha dovuto venderne una parte, scendendo al 16% circa; ciò le ha comunque fruttato un introito di oltre 6 miliardi di dollari. Che cosa farà la Mayer con tanto cash? Questo è quello che gli investitori premono per sapere.

“Yahoo ha tre opzioni su che cosa fare col denaro ottenuto grazie all’Ipo di Alibaba”, osserva Carl Howe, vice president di 451 Research: “Può finanziare altre acquisizioni per alimentare la sua crescita; può pagare di più in costi di acquisizione del traffico Internet per accrescere l’uso dei suoi siti e di conseguenza le entrate dalla pubblicità; oppure può restituire denaro agli azionisti nella forma di dividendi o programmi di buyback. La Mayer finora ha optato per le acquisizioni e ha usato questa strategia per entrare rapidamente nel mondo dei contenuti e delle app mobili. Io credo che Wall Street sceglierebbe le altre due possibilità per produrre rapidamente dei ritorni sugli investmenti, ma secondo me Yahoo userà tutte e tre le opzioni nel futuro”. Yahoo in effetti ha indicato il mese scorso che ha intenzione di restituire metà dei proventi dell’Ipo di Alibaba agli azionisti, tramite i dividendi o un buyback.

“Che cosa è cambiato rispetto a quello che ci aspettavamo? Non molto”, nota Scott Kessler, analista di S&P Capital IQ. “Yahoo ha un sacco di cash e molto lavoro da fare. Ma almeno ha la flessibilità finanziaria e il senso di urgenza per muoversi e agire”.

ACQUISIZIONI IN CANTIERE

Ma sul possibile utilizzo del contante e sulle acquisizioni in cantiere per Yahoo, la Mayer non ha soddisfatto del tutto le domande degli investitori. Come sfrutterà i 43 miliardi di dollari in azioni in Alibaba e Yahoo Japan? Come userà i 12 miliardi complessivi di cash nel salvadanaio? Sugli asset asiatici la Mayer ha solo detto che sta studiando come trarne vantaggio senza incorrere in esorbitanti spese fiscali (la vendita della quota di Alibaba le costerà 5,5 miliardi di dollari di tasse ) e che darà maggiori informazioni a gennaio.

Sulle acquisizioni la Ceo ha invece confermato che è sua intenzione accrescere la dotazione di tecnologie e di personale creativo in aree nuove e strategiche come il mobile. Sono investimenti in linea con quelli che Yahoo ha già fatto e che hanno dato i frutti adesso, ha sottolineato la Mayer. C’è anche posto per acquisizioni più grandi, ha detto ancora la Ceo.

Sotto la guida della Mayer, Yahoo ha portato a termine 30 mini acquisizioni (piccole start-up tecnologiche) che hanno arricchito le sue competenze nel mobile. Ora, grazie alle ricche riserve di cash, potrebbe cambiare strategia andando verso acquisizioni di maggior peso, come quella di Tumblr, capaci di aumentare la gamma di prodotti di Yahoo e la sua capacità di generare revenue.

La Mayer non ha dunque nessuna intenzione di adeguarsi alle provocazioni dell’investitore Starboard che le ha chiesto di porre fine alla strategia delle acquisizioni, che è costata 1,3 miliardi di dollari all’azienda “senza produrre valore per gli investitori”. La Ceo non ha tuttavia per ora confermato le indiscrezioni del sito TechCrunch, secondo cui Yahoo sarebbe in procinto di comprare BrightRoll, un servizio di digital video advertising cross-platform, diretto concorrente di Google e YouTube. Secondo TechCrunch, parte dell’accordo sarebbe già stato firmato e il prezzo, se l’operazione andrà in porto, potrebbe aggirarsi sui 700-725 milioni di dollari.

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