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Lager nazisti, la Corte costituzionale riconosce i diritti delle vittime italiane

Sono illegittime le norme che vietano ai cittadini italiani internati nei campi di concentramento nazisti di agire in giudizio contro la Germania. A stabilirlo è stata la Corte Costituzionale, investita dal Tribunale di Firenze dopo alcuni ricorsi presentati da vittime italiane dei lager durante la Seconda guerra mondiale.

UN RICONOSCIMENTO NON SOLO “MORALE”

Per Enzo Orlanducci, presidente dell’Associazione nazionale reduci dalla prigionia, “è, finalmente, un riconoscimento non solo “morale” per chi è stato deportato nel Terzo Reich, è una sentenza di grandissima importanza giuridica”.

In questo modo, sintetizza in una nota, “la necessità di tutelare i diritti degli internati – rimarca – prevale sul principio che finora impediva a un privato di agire contro un paese straniero“.

 UN NEGOZIATO DA RIAPRIRE

Ora, per il presidente dell’Anrp, “i governi d’Italia e Germania dovranno riaprire celermente un negoziato, poiché questa pronuncia riapre di fatto la strada alla richiesta di un giusto indennizzo per le vittime delle stragi compiute in Italia dai nazisti e per gli IMI-Internati militari italiani che furono deportati nei lager“.

Si trattò di circa 600 mila soldati e ufficiali, sottoposti “per venti lunghi mesi a umiliazioni, fame, lavoro coatto e ai più tremendi soprusi e vessazioni di ogni genere, dei quali almeno 40 mila non fecero più ritorno“, ricorda Orlanducci, che con l’Anrp sta realizzando a Roma un Museo “Luogo della memoria”.

L’OSTACOLO SUPERATO

Quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, conclude il presidente dell’associazione, “supera la decisione del 3 febbraio 2012 della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja secondo il cui Statuto gli unici soggetti legittimati a discutere della questione erano i due Stati, non i perseguitati”. La Consulta, in particolare, “considera motivo di sorpresa e di rammarico che la Germania abbia deciso di negare la compensazione a un gruppo di vittime come gli internati militari italiani, riconoscendo loro lo status che la Germania già all’epoca dei fatti disconobbe, negando la protezione legale che sarebbe spettata ai prigionieri di guerra“.

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