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Mps e Carige sono i capri espiatori degli stress test. Report di Mediobanca Securities

Il giorno dopo il doppio esame Bce-Eba sulle banche, le italiane si leccano le ferite. Nonostante stress test e Aqr si riferissero ai conti 2013 – e quindi non incorporino eventuali migliorie apportate il bilancio nel corso di quest’anno – sulle Borse l’emotività ha avuto la meglio e per Mps e Carige, le due bocciate eccellenti, il tonfo è stato forte già in apertura.

LE PRIME REAZIONI DEI BROKER
Le analisi dei broker, però, sono meno preoccupate rispetto a quelle degli investitori. Philippe Bodereau, responsabile della ricerca finanziaria globale di Pimco ritiene che i risultati degli stress test “siano positivi per il sentiment di mercato con appena 12 banche identificate tra quelle che necessitano di nuovo capitale. Il numero di 25 dei titoli non è rilevante perché esclude le migliorie di capitale già completate nel 2014. Tutte le banche core dell’Eurozona hanno superato il test con largo margine e non ci sono grossi problemi nelle grandi banche sistemiche. Nella periferia, la sopresa negativa arriva dall’Italia con Mps che ha rivelato il peggior fabbisogno di capitale e una sopresa positiva in Grecia, dove non ci sono significative carenze di capitale. Le spagnole ne sono uscite come nelle attese”. Dal punto di vista degli investimenti, secondo Bodereau, ci sarà un rally nella maggior parte dei titoli bancari e dei Cocos, pesantemente presidiato da alcune delle più forti banche dell’Eurozona che ha fatto molto bene sia negli Aqr sia negli stress test.

RISULTATI IN LINEA O SOPRA LE ATTESE
E Bodereau non è il solo a pensare positivo. “In linea con le nostre aspettative, tutte le banche hanno superato gli Aqr – scrive Antonio Guglielmi, capo analista di Mediobanca Securities – Ben 12 delle 25 banche con carenze di capitale hanno ridotto il loro deficit raccogliendo 15 miliardi di euro da inizio 2014. E così restano in bilico solo 13 banche con fabbisogno totale di 10 miliardi: Eurobank, Mps, National Bank of Greece (Nbg), Carige, la portoghese Bcp, Permanent Tsb, Oesterreichisher Volksbanken, Bpm, Pop Vicenza, Dexia, Hellenic Bank, Nova Ljunlianska, Nova Kreditna”. “Le banche con I maggiori portafogli di titoli – si legge nel report di Mediobanca Securities – hanno fatto meglio rispetto alle nostre stime che non sono riuscite a catturare del tutto il de-risking insito negli Aqr, si tratta di Caixabank, Commerzbank, Deutsche Banck, Societé Générale, Ing, BnpParibas. E d’altrocanto le banche domestiche, la maggior parte periferiche, in ritardo con il deleveraging si sono piazzate peggio rispetto alle nostre attese: parliamo di Ubi, Bpm,l’irlandese Kbc, e la greca Nbg”. Ciononostante Mediobanca conserva la sua visione positiva sul settore. “Consideriamo l’Aqr qualcosa che aiuti ad avere domani minori loan loss provisions (accantonamenti per perdite) – continua Guglielmi – E questo fa sì che il settore resti per noi outperform. Vediamo un potenziale per l’espansione dei multipli che deriva dal probabile ondata di fusioni e acquisizioni, la dismissione di asset e la vendita dei non performing loan, cioè i crediti incagliati e inesigibili”. E c’è più valore nelle banche italiane influenzate da bassa profittabilità (Bpm, Banco Popolare, Ubi, Bper), o in grado di offrire storie di ristrutturazione (Unicredit e Commerzbank), e banche influenzate dalla scarsa visibilità a causa dell’esposizione geografica a rischio, come Societé Générale. Per quanto attiene la periferia, Guglielmi, rileva una disparità di trattamento. “Zero fabbisogno per la Spagna, concessione ai bilanci delle greche. Mentre in Italia le valutazioni sono state maggiormente penalizzanti. Con tre miliardi di carenza di capitale, Mps e Carige sono capri espiatori”.

MPS E CARIGE PAGANO IL GIUDIZIO
Mentre le due italiane nell’occhio del ciclone bruciano valore in Borsa, un commento a firma di Giovanni Razzoli, di Equita Sim, cerca di riportare nei ranghi la questione. “Mps – scrive Razzoli – supera l’Aqr con un Cet1 fully phased di 8.7% ma riporta un deficit di 2,1 miliardi nello scenario avverso dello stress test. La Bce non ha permesso di incorporare i benefici del piano di ristrutturazione approvato dalla Ue e ha imposto di ipotizzare il rimborso di
750 milioni di Monti bond: secondo noi emerge una moral suasion evidente per considerare a breve ipotesi di aggregazione. Il Cda ha dato mandato agli advisor di valutare opzioni strategiche, Mps ha due settimane di tempo per sottoporre una piano di rientro”. Cosa accadrà? “Abbiamo ipotizzato un aumento di capitale da 1,5 miliardi – secondo Razzoli – Mps non dispone di molte alternative ad un nuovo aumento: la cessione della quota nella joint venture assicurativa potrebbe garantire un contributo di soli 280 milioni”. View cauta sulla senese e anche su Carige che, secondo Matteo Ghilotti, Equita Sim “evidenzia uno shortfall di 952 milioni da Aqr più che compensato però da un miliardo di rafforzamento patrimoniale effettuato nel 2014 (derivanti dall’aumento di capitale e dalla rivalutazione della quota in Bankitalia). Nello stress test il gap rimane negativo per 813 milioni per cui il Cda ha già deliberato un aumento di capitale e altre dismissioni. Carige è evidentemente destinata ad un’aggregazione”.

In compenso Unicredit, Intesa Sanpaolo, ma anche Ubi e Bpm escono vincitori, tra i migliori istituti bancari in assoluto, come rileva Equita. Forse l’Italia delle banche non è poi del tutto da buttare.

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