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Il tosto Renzi e la risposta moscia a Bruxelles

Tutto bene quello che finisce bene, dunque? Non tanto, a prima vista. Si sta parlando della risposta del governo italiano alla letterina con cui Bruxelles si era adontata per una manovra economica (alias Legge di stabilità) che si discostava dai patti europei e dagli impegni dello stesso governo Renzi.

LA RISPOSTA DEL GOVERNO

L’esecutivo con la lettera di risposta firmata dal ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, ha di fatto accolto molti degli auspici giunti dal Bruxelles. Il  governo italiano – ha scritto Padoan rispondendo al vicepresidente della Commissione Ue, Jyrki Katainen, “è impegnato ad adottare misure aggiuntive per rafforzare lo sforzo fiscale già delineato nella bozza del piano di bilancio” e centrare l’obiettivo di un aggiustamento strutturale dello 0,3% del Pil nel 2015 contro lo 0,1% previsto nella manovra 2015. “Insomma – chiosa Antonella Baccaro del Corriere della Sera – la correzione finale accettata dall’Italia sarebbe ‘circa’ dello 0,4%. Dunque solo uno sconticino rispetto allo 0,5% che avremmo dovuto rispettare”.

GLI IMPEGNI DI PADOAN

Le misure annunciate nella missiva inviata a Bruxelles, e resa nota sul sito del ministero dell’Economia, sono tre e valgono complessivamente 4,53 miliardi. La prima è lo spostamento di 3,3 miliardi per ridurre il deficit dal Fondo originariamente previsto per l’alleggerimento del carico fiscale. La seconda è la riduzione di 500 milioni della quota di fondi nazionali stanziati per il cofinanziamento dei Fondi di coesione europei ed esclusi dai tetti del patto di stabilità interno applicato alle Regioni. La terza, che vale 730 milioni, è l’estensione del meccanismo di reverse-charge al settore retail, supportata da una clausola di salvaguardia sulle accise. L’intervento, spiega il dicastero del Tesoro, punta a combattere l’evasione e necessita del via libera della Ue.

RETROMARCIA RENZIANA

Dov’è finito il celodurismo jattante che Renzi aveva sfoderato contro Barroso e la Commissione europea nel giorno della missiva ricevuta da Bruxelles? E’ stato forse rottamato, seguendo l’esempio della Francia. La risposta italiana, con un arretramento vistoso rispetto alla prosopopea della scorsa settimana, deve indurre a ridimensionare la sicumera con cui il premier sostiene le sue tesi. D’altronde il segretario del Pd ha convinto quasi tutti che l’articolo 18 sia stato cassato con il Jobs Act, quando invece nel disegno di legge delega l’articolo dello Statuto dei lavoratori non è neppure menzionato. Così come il bonus degli 80 euro è stato smerciato come una riduzione delle imposte mentre, come ha ammesso candidamente il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, è stato computato come un incremento di spesa pubblica. Tanto che alla fine, come calcolato dal sito La Voce.info, la fantasmagorica diminuzione di imposte e tasse sbandierata da Renzi non si rintraccia più di tanto rispetto alle splendide slide renziane.

L’effetto fuffa alla fine può tramutarsi in un effetto muffa. Si spera di sbagliare, ovviamente.

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