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Mps, Intesa, Unicredit. Tutte le bufale contro le banche italiane

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori, pubblichiamo il commento del vicedirettore di Mf/Milano Finanza, Filippo Buraschi, pubblicato oggi sui quotidiano Mf e Italia Oggi diretti da Pierluigi Magnaschi

Titoloni fuorvianti da parte della stampa internazionale sulla falsa bocciatura di «nove banche italiane», analisi, più o meno interessate, provenienti da più o meno celebrati commentatori esteri, che vengono prese per oro colato senza alcun distinguo o considerazione critica e in alcuni casi puro autolesionismo anche da parte di alcuni media italiani. Grazie a questo cocktail esplosivo, il risultato degli stress test della Bce sulle banche è stato ingiustamente interpretato come un fallimento del sistema italiano, battezzato come poco solido, poco affidabile e comunque molto debole. Gli investitori hanno abboccato, specie quelli più speculativi sempre abili ad approfittare delle situazioni al limite, bastonando le banche italiane in modo indiscriminato. Va bene punire Mps e Carige, bocciate all’esame anche a causa di una metodologia di calcolo discutibile, ma perché vendere subito anche Intesa, Unicredit eMediobanca, che si sono dimostrate ai vertici europei per solidità patrimoniale? Perché massacrare le banche popolari che sono uscite alla grande dall’esercizio nonostante le preoccupazioni della vigilia?

Non è la prima volta che l’Italia subisce un attacco sulla base di notizie artatamente pilotate (come dimenticare le violente vendite sui Btp scatenate dai giudizi delle agenzie di rating a mercati rigorosamente aperti nei momenti più drammatici della crisi?) o di interpretazioni a senso unico ma, alla luce dei dati emersi da Aqr e stress test, le vendite generalizzate di lunedì scorso non sono affatto giustificate. Anzitutto perché è sbagliato sostenere, come hanno fatto nei loro titoli i principali siti finanziari e quotidiani internazionali, che nove banche italiane non hanno superato lo stress test: il dato si riferisce al bilancio 2013 e non tiene conto dei rafforzamenti di capitale intervenuti successivamente, che riducono a quattro le banche non idonee, dato ulteriormente corretto da Bankitalia con le bocciature delle sole Mps e Carige.

Si può dire che gli istituti italiani si sono forse mossi in ritardo, ma va loro riconosciuto che le operazioni, soprattutto gli aumenti di capitale, lanciate con successo nel corso di quest’anno sono state ben calibrate e hanno colmato i deficit di capitale, tanto che il sistema ha rivelato un’eccedenza di capitale di quasi 22 miliardi di euro, dato che sale a 25 miliardi con le correzioni di Bankitalia e tutte le banche italiane hanno superato l’Aqr. Va poi considerato che la prova della Bce, come ha sottolineato la stessa Banca d’Italia, prevede un handicap di base per le banche italiane rappresentato dal grande peso attribuito ai titoli di Stato in uno scenario avverso che prevede un calo del pil del 3%. Peso che, inspiegabilmente, scende per quanto riguarda i derivati di cui sono strapieni i portafogli delle banche tedesche.

Infine i soloni internazionali trascurano di sottolineare un piccolo particolare. Le banche italiane si sono salvate da sole andando sul mercato a cercare capitali, con l’unica eccezione dei 4 miliardi di Monti bond del Monte. Silenzio assoluto sui 250 miliardi di aiuti di Stato che le sole tedesche hanno incamerato e sui 60 delle spagnole, che obiettivamente spostano gli equilibri della partita e non certo a favore degli istituti italiani. Intanto, coloro che hanno ceduto alla tentazione di vendere sono stati smentiti non solo dai dati oggettivi dell’operazione «stress test», ma anche dal fatto che nella seduta successiva, ieri, i titoli bancari colpiti sono stati risarciti. E mentre sul principale listino Mps tirava almeno un po’ di sollievo, nel resto del comparto Banco Popolare è salita dell’1,16%, Bpm del 2,2%, Intesa Sanpaolo del 2,37%, Ubi Banca del 3,26%, Unicredit dell’1,13%, Bper del 4,09% e Mediobanca del 4,67%.

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