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Tutte le convergenze parallele fra Renzi e Landini

Matteo Balilla Renzi non ha risparmiato nulla al sindacato (che per lui, nella sfida in cui è impegnato a sinistra, coincide con la sola Cgil). Ha definito la manifestazione del 25 ottobre un raduno di reduci, ha affermato che il posto fisso non c’è più, ha vietato ai ministri, incaricati di incontrare le parti sociali sulla Legge di stabilità, di dare risposte alle loro domande e, in generale, ha archiviato definitivamente le procedure e le prassi che (a partire dalla concertazione) facevano, delle confederazione sindacali, le protagoniste della vita non solo economica, ma politica del Paese. Inoltre, nel disegno di legge di stabilità, il Governo non ha esitato a ‘’colpire sotto la cintola’’ tagliando di brutto i trasferimenti ai Patronati, taglieggiando i fondi (privati) agli enti bilaterali per la formazione ed intascando gli avanzi di gestione del fondo per la tutela dei lavoratori sottoposti a mansioni usuranti. Ma la vera mossa con cui Renzi prepara il ridimensionamento strutturale del sindacato è un’altra. La sua arma segreta si chiama Maurizio Landini Scargill. Nei confronti del leader della Fiom Renzi usa il bastone (dopo i fatti della Thyssen-Krupp la metafora è diventata vera) e la carota (in tante occasioni), ma si augura che la sua influenza nella Cgil divenga determinante. Il premier-segretario ha capito che, seguendo Landini, il convoglio della ‘’confederazione rossa’’ andrà fuori strada alla prima curva. Come cantava Joan Beaz, nessun avversario può infliggere ferite più profonde di quelle provocate da se stessi.

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Uno sciopero generale di otto ore entro novembre con due manifestazioni, una il 14 a Milano per le regioni del Nord ed una il 21 a Napoli per quelle del Sud. E’ la risposta di Maurizio Landini Scargill al Jobs Act Poletti 2.0 e alle ‘’manganellate’’ di Piazza Indipendenza a Roma. Ovviamente Landini gioca d’anticipo nell’intento di forzare la mano alla Cgil nella proclamazione di quello sciopero generale che Susanna Lovely Camusso ha promesso a Piazza S. Giovanni. E certamente ci riuscirà, visto che il mazziere della confederazione ormai è lui.  Ma dopo che avranno svolto lo sciopero generale (riempiendo le piazze senza svuotare le fabbriche) e Renzi dirà che ‘’ se ne è fatta una ragione’’ ma che lui tira diritto per la sua strada, che cosa faranno i ‘’nostri’’? L’occupazione delle fabbriche?

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Visto il personaggio, non ha destato stupore che Maurizio Landini evocasse l’occupazione delle fabbriche. La cosa preoccupante è un’altra: che nessuno, della sua parte, gli avesse chiesto se era diventato matto.

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Certo che Landini sarebbe un bel leader di un partito della sinistra radicale. In poco tempo ce ne libereremmo per sempre. Farebbero tutto da soli.

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Secondo Giovanni Floris (DiMartedì su La 7), calcolatrice alla mano, i manifestanti di Piazza San Giovanni erano al massimo 176mila non il milione accreditato. E gli altri 800mila? Avevano rilasciato le loro deleghe ai partecipanti.

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Anziché nominare ministro degli Esteri una ragazzina che la politica internazionale l’ha studiata solo sui libri, alla fine, Napolitano e Renzi hanno scelto un signore attempato che i Paesi esteri li ha conosciuti solo da turista.

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‘’Chi sono io per non intromettermi nella vertenza della Meridiana senza avere letto neppure le carte?’’.

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