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Ebola, a che punto è l’Italia

Tra psicosi, quarantena preventiva e allarmismi sull’immigrazione, il virus Ebola si è fermato prima di sbarcare sulle coste italiane e, come ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in una circolare, “la probabilità di importazione di casi (di Ebola, ndr) nel nostro Paese è molto bassa”.

Resta evidente, però, che l’epidemia, concentrata soprattutto tra Guinea, Sierra Leone e Liberia, stia innescando a più livelli un dibattito sulla geopolitica della salute che la rivista Formiche ha scelto di approfondire il 10 novembre a Milano, durante un ciclo di incontri dibattito su temi dell’attualità.

LA CIRCOLARE DI LORENZIN

Dopo l’isolamento dei militari statunitensi sbarcati in Italia di ritorno dalla Liberia e messi in quarantena preventiva per 21 giorni a Verona, in Italia i casi sospetti di Ebola sono stati affrontati seguendo le direttive diramate dal ministero della Salute in una circolare inviata alle regioni e che consiglia, tra le altre cose, l’isolamento dei pazienti in caso di sintomi associabili a Ebola.

COME AFFRONTARE EBOLA

La proposta di Matteo Salvini (Lega Nord) e Marine Le Pen (Front National) per scongiurare l’arrivo di Ebola in Italia, e poi in Europa, è stata la chiusura delle frontiere. In una conferenza stampa tenuta a Strasburgo i due leader dell’alleanza della destra anti-immigrazione al Parlamento europeo, hanno affermato che “per scongiurare facili e controproducenti allarmismi circa le reali possibilità di diffusioni in Europa del virus Ebola serve una risposta ferma e responsabili da parte delle autorità europee e internazionali”. Sospensione di Schengen e stop all’importazione di beni dai paesi a rischio sarebbero le misure proposte dai due leader, più vicine a politiche anti immigrazione che a misure di emergenza per far fronte al virus Ebola il cui contagio, come ha sottolineato Lorenzin nella circolare alle Regioni, può avvenire per contatto diretto “con sangue o altri liquidi/materiali biologici, quali saliva, feci, vomito, sperma, incluse le secrezioni salivari” e per contatto indiretto, ossia “con oggetti contaminati con sangue o altri liquidi biologici (ad esempio aghi)“, mentre non è mai stato accertato nessun caso di contagio per via aerea.

LE CURE DISPONIBILI

Stati Uniti, Giappone, Cina, Italia sono alcuni dei Paesi impegnati nella ricerca di una cura contro Ebola su cui si interviene, al momento, curandone i sintomi a vari livelli, come il sanguinamento, la diarrea e i vomiti. Le ricerche italiane si svolgono all’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze e nella  società di biotecnologia napoletana Okairos di Napoli.

LA GEOPOLITICA DELLA SALUTE

In un quadro così controverso, qual è la geopolitica della salute? Del tema ne discuteranno a Milano il 10 novembre Vittorio E. Parsi (direttore ASERI), Marco Mayer (Università Sant’Anna di Pisa) Paolo Alli (deputato NCD), Stefano Bruno Galli (Presidente Gruppo Maroni Presidente, Regione Lombardia) in un dibattito moderato dalla giornalista di Sky Maria Latella. Organizzata da Formiche in collaborazione con ASERI, l’Alta Scuola di Economia e Relazioni internazionali dell’Università Cattolica, e Mediolanum Farmaceutici, la conferenza sarà un’occasione per approfondire la gestione del virus Ebola in un contesto globalizzato, così come il tema degli aiuti agli Stati più colpiti dal virus.

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