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“Salome” chiude la stagione del San Carlo

Salome (non “Salomè” come si usa dire in Italia dimenticando che il titolo ed il testo sono in tedesco) di Richard Strauss segna la chiusura della stagione operistica 2013-14 del Teatro di San Carlo, un nuovo allestimento in scena al Lirico di Napoli dal 15 al 26 novembre per la direzione d’orchestra di uno specialista del genere, Gabriele Ferro, e la regia del poliedrico Manfred Schweigkofler.

Torna dunque sul palcoscenico sancarliano dopo 17 anni di assenza, il dramma musicale in un atto di Richard Strauss (tratto dal poema omonimo di Oscar Wilde), che nella prima rappresentazione a Dresda nel 1905 suscitò tanto scandalo per il soggetto sadico e perverso, per il violento erotismo che caratterizza la protagonista e di cui la musica è pregna.

QUALCHE CENNO STORICO

Salome è il primo vero successo di pubblico di Richard Strauss come compositore operistico; la critica invece restò piuttosto fredda nonostante, dopo la prima rappresentazione a Dresda il 9 dicembre 1905, mietesse successi in tutto i teatri europei. Negli Stati Uniti, invece, l’opera veniva vietata (sino al 1920 o giù di lì) dopo solamente poche rappresentazioni al Metropolitan. Per quanto basato su un atto unico di Oscar Wilde – Strauss e Hedwig Lachmann (traduttore in tedesco del lavoro di Wilde ) si limitarono a limare il testo eliminando dibattiti a carattere filosofico e personaggi minori – i due lavori sono profondamente differenti.

LE DUE SALOME

Soffermarsi sulle differenze di fondo tra le due Salome, quella di Wilde e quella di Strauss, permette di comprendere la chiave interpretativa per una rappresentazione scenica. L’atto unico di Oscar Wilde è simbolista: il Battista è la nuova etica del futuro, Erode e la sua Corte sono la corruzione del passato, Salome è lo strumento perché i due mondi comunichino. Per il gay Wilde, inoltre, la sedicenne Salome rispecchiava il sedicenne Alfred Douglas, di cui era innamorato e per il quale finì in prigione. In un saggio sull’opera, Stephan Kohler racconta come Strauss restò piuttosto freddo ad una rappresentazione del lavoro di Wilde (con la regia di Maz Reinhard) ma si decise a comporre l’opera ammirando un quadro di Gustave Moreau , maestro del decadentismo visionario.

DECADENTISMO VISIONARIO

Quindi, Strauss guarda più a tale decadentismo visionario che alla sfida tra il mondo di Erode (e della depravata Erodiade), da un lato, e il mondo del Battista. Salome non è più il raccordo tra due universi l’uno all’altro impenetrabile ma una figura altamente tragica: aspira inutilmente a liberarsi da una perversione a lei connaturata come il peccato originale per scivolare nella degradazione più abietta, quella della necrofilia. Lo scandalo (nel 1905) non era soltanto sulla scena ma nella alla rivoluzione musicale tanto nel golfo mistico quanto nella vocalità: stratificazione di diversi livelli armonici, ampliamento della tonalità verso la politonalità, uso estremo delle dissonanze e abili impasti tra le voci (che dal declamato scivolano nel cantabili) ed un organico orchestrale di circa 110 elementi, nonché maestria nella scrittura per i singoli strumenti o gruppi di strumenti (si pensi ai sì bemolle acutissimi del contrabbasso che accompagnano gli spasimi erotici di Salome durante l’esecuzione del Battista).
La famosa danza dei sette veli, vero culmine dell’opera, è un crescendo ossessivo e frenetico che sintetizza tutti i principali motivi del dramma.

LE PAROLE DEL REGISTA

“Credo che Salome sia un’opera assolutamente contemporanea – spiega il regista Manfred Schweigkofler – . L’azione si svolge nel caldo Sud, in una macchia di terra non del tutto irrilevante dal punto di vista politico. Il potente, ricco, isterico, lussurioso sovrano ha nuovamente organizzato uno dei suoi festini nella piscina della sua villa, e per la bellissima Salome, figlia della sua compagna, ha perso del tutto la ragione. Per lei è disposto a cedere metà del proprio potere politico e delle proprie ricchezze. Anche la ragazza dal canto suo sembra aver superato ogni limite: desidera grande amore, pretende l’impossibile, si autoproclama sovrana, danza sul fuoco sacro e viola ogni sorta di tabù”.

Nel cast il ruolo del titolo sarà interpretato da Annemarie Kremer, Kim Begley sarà Erode e Jochannaan il profeta avrà la voce di Marqus Marquardt.

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