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Ministeri, Camera e Banca d’Italia. Chi snobba la digitalizzazione voluta da Renzi e Poggiani

Con il piede sull’acceleratore Matteo Renzi e Alessandra Poggiani lavorano per riscattare l’Agenzia per l’Italia digitale delle accuse di ritardo cronico e puntano un faro sui risultati raggiunti a meno di quattro mesi dal contrastato cambio di guardia al vertice dell’Agid.

IL PIANO CRESCITA DIGITALE

Le idee con cui governo e Agid intendono affrontare i grandi temi della digitalizzazione del Paese sono raccolti nel Piano Crescita Digitale che la Presidenza del Consiglio manderà oggi a Bruxelles.
Il piano settennale elaborato dall’Agenzia per l’Italia digitale e spiegato da Alessandro Longo, responsabile editoriale di Agendadigitale.eu, su Repubblica comprende grandi progetti infrastrutturali dalla Sanità all’Istruzione, fino allo sviluppo della banda ultra larga. Tra i progetti citati oggi dal quotidiano diretto da Ezio Mauro, spicca “Italia Login”, la proposta con cui il governo punta entro il 2020 a sbarazzarsi di scartoffie e lunghe file negli uffici pubblici sostenendo tutti i cittadini verso un nuovo rapporto esclusivamente digitale con la Pubblica amministrazione.
Per realizzare il piano, il governo utilizzerà dieci miliardi di euro e mezzo provenienti da un mix di fondi pubblici europei attivabili tra il 2014 e il 2020.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE DI POGGIANI

Intanto i vertici dell’Agid rivendicano in Rete i meriti dell’operato della nuova Agenzia invitando ad alzare lo sguardo oltre la nube di critiche di “scoraggiati e avviliti”:
“Al 31 luglio AgID non aveva un’organizzazione e un regolamento del personale. Ad agosto sì. Mancava anche un regolamento di contabilità e bilancio. È stato predisposto. Non c’era un responsabile trasparenza e anticorruzione, mai nominato. Ora c’è. Stiamo razionalizzando tutti i progetti esistenti, liquidando quelli da chiudere e con questo liberando risorse per le cose da fare”, ha scritto ieri Poggiani sull’Huffington Post per sottolineare che in Agid qualcosa si muove.

PRIMI ESPERIMENTI

Ma progetti e buona volontà del governo potrebbero non bastare. Per digitalizzare l’Italia serve il contributo di tutti. La scorsa settimana Agid ha pubblicato sul proprio sito la lista delle amministrazioni inadempienti, quelle cioè che nei termini previsti dalla normativa vigente (DL 90/2014 convertito in legge n. 114/2014) non hanno inviato l’elenco delle proprie basi di dati e non hanno effettuato la registrazione sul sito destinato a questo scopo.
“Le basi dati sono arrivate. Non tutte ma una buona metà. Non era mai accaduto”, ha spiegato il direttore dell’Agenzia.
I dati pubblicati sul sito dell’Agenzia fanno riferimento ai file presentati entro il 23 ottobre. A quella data hanno completato il processo di comunicazione dei dati richiesti oltre 15.100 amministrazioni. Sono risultate inadempienti invece 10.320, numero tra l’altro sottostimato “perché relativo alle sole amministrazioni presenti nell’Indice delle Pubbliche Amministrazioni”, ha scritto Poggiani sul blog per il sito diretto da Lucia Annunziata.

I PALAZZI ROMANI INADEMPIENTI

Ci sono comuni, ospedali, scuole, università, enti ed istituti. Alcuni esempi? Per il Lazio risultano inadempienti anche la Banca d’Italia e la Camera dei deputati. Altri enti che snobbano le richieste dell’Agid di Poggiani? L’Agenzia spaziale italiana, l’Invalsi, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, Equitalia e finanche i ministeri degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Difesa e quello dello Sviluppo Economico.

GLI ENTI LOMBARDI CHE SNOBBANO RENZI E POGGIANI

In Lombardia non hanno fatto i compiti a casa, tra gli altri, l’Azienda Lombarda Edilizia Residenziale Provincia di Bergamo, l’Istituto Regionale Lombardo di Formazione per l’Amministrazione Pubblica e finanche l’Università Commerciale “Luigi Bocconi” di Milano.

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