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Obama pro net neutrality, ecco chi plaude e chi borbotta

Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama prende una posizione netta nel dibattito in corso in America sulle nuove norme proposte dalla Federal Communications Commission (Fcc) per la net neutrality e che hanno visto schierarsi su fronti opposti Internet service provider e telco, da un lato, paladini del web “aperto” e associazioni dei consumatori, dall’altro.

Obama non ha dubbi: “La neutralità della Rete va protetta: Internet aperto è essenziale per l’economia americana e il nostro modo di vivere e ha rappresentato la maggiore influenza democratica che il mondo abbia mai sperimentato”. Di qui l’invito alla Fcc a tutelare la neutralità della rete, vietando gli accordi di “paid prioritization” e riclassificando la banda larga per regolarla come servizio pubblico.

LO SCENARIO

Come noto, in base alla proposta di regole avanzata a maggio dal presidente della Fcc Tom Wheeler per governare il modo in cui gli Internet service provider gestiscono il traffico sulle loro reti, gli Isp, pur non avendo facoltà di bloccare l’accesso a siti e applicazioni, potrebbero farsi pagare dalle aziende che offrono contenuti per garantire loro un’erogazione rapida e senza interruzione del traffico agli utenti, purché tali accordi siano, ha detto la Fcc, “commercialmente ragionevoli”. Sarebbe questa la tanto contestata “paid prioritization”. La reazione dell’opinione pubblica alle nuove norme avanzate dalla Fcc è stata talmente accesa da far arrivare nelle caselle di posta dell’authority quasi 4 milioni di commenti nella consultazione pubblica sulle regole.

Uno degli aspetti del dibattito americano si incentra sulla richiesta proveniente da alcuni dei paladini dell’Open Internet di riclassificare il broadband come utility o servizio pubblico: ciò permetterebbe alla Fcc di regolarlo più pesantemente.

LA PROPOSTA DI OBAMA IN 4 PUNTI

Obama interviene ora con un documento e un video pubblicati sul sito della Casa Bianca. “Il Presidente Obama chiede alla Fcc di tenere Internet aperto e libero. Aiuta a diffondere questo messaggio: condividi su Facebook e Twitter con i tuoi amici e follower”, scrive il Presidente.

Quattro i punti-cardine che dovrebbero guidare, secondo Obama, l’azione della Fcc: innanzitutto, “No blocking“: se l’utente chiede accesso a un sito, e questo sito è legale, l’Isp non può bloccarlo. Secondo punto, “No throttling“: l’Isp non può nemmeno rallentare l’accesso a un sito, favorendone altri che fa arrivare in modo più spedito al consumatore finale. Terzo, il presidente chiede più trasparenza: “La connessione tra consumatori e Isp, il cosidetto ultimo miglio, non è l’unico punto su cui alcuni siti potrebbero ricevere un trattamento preferenziale”, spiega Obama. “Perciò chiedo alla Fcc di fare pieno uso delle autorità esistenti che vigilano sulla trasparenza e, se necessario, di applicare le norme sulla net neutrality su tutti i punti di interconnessione tra Isp e il resto di Internet”. Infine, Obama dice “No alla paid prioritization” e illustra: “In poche parole, nessun servizio dovrebbe rimanere nella ‘corsia lenta’ perché non paga la quota necessaria. Questo tipo di controllo su accessi e traffico (gatekeeping) sarebbe una minaccia per il level playing field che è essenziale alla crescita di Internet”.

“Io credo che la Fcc dovrebbe creare un nuovo set di regole che proteggono la net neutrality e garantiscono che né le società del cavo né le aziende telefoniche agiscano come gatekeeper, limitando quello che l’utente può fare o vedere online”, ribadisce Obama, aggiungendo che la Fcc dovrebbe applicare le nuove regole agli Isp indipendentemente dal tipo di reti che gestiscono, fisse o mobili.

“Non possiamo permettere che gli Internet service provider restringano l’accesso alla Rete e scelgano chi vince e chi perde sul mercato online di servizi e idee”, dice Obama. “Per questo oggi chiedo alla Federal Communications Commission di rispondere alle istanze emerse da quasi 4 milioni di commenti e mettere in atto le regole più severe possibili per proteggere la net neutrality”.

Quanto alle telco e ai fornitori della banda larga, il Presidente assicura: “Se studiate attentamente, queste regole non metteranno un inutile fardello sulle spalle degli Isp e potranno prevedere eccezioni controllate per operazioni ragionevoli di gestione della rete e per servizi specializzati. Ma queste regole significano molto al fine di preservare un Internet aperto”.

LE REAZIONI

La presa di posizione del Presidente americano ha già scatenato commenti e reazioni. Per il Senatore Repubblicano del Texas Ted Cruz “la net neutrality è l’Obamacare di Internet; Internet non può essere regolato dal governo”, scrive il Senatore. Non sarebbe compito del governo infatti determinare prezzi, condizioni del servizio e prodotti da erogare sul web.

Da parte sua il colosso telecom Verizon ha dichiarato che “l’approccio regolatorio light-touch in vigore da vent’anni è stato centrale per il successo di Internet”, mentre la riclassificazione della banda larga “sarebbe un radicale cambio di direzione che finirebbe col creare una grave minaccia allo stesso Open Internet”. Verizon ha anche messo in guardia sul fatto che nuove regole potrebbero scatenare un’ondata di azioni legali per delegittimarle.

Secondo il Vice Presidente di At&t, Jim Cicconi, il piano della Casa Bianca volto a regolamentare Internet sarebbe un tremendo errore che andrebbe a minare lo sviluppo e la sopravvivenza stessa di Internet, nonché gli interessi nazionali. In una nota Cicconi fa sapere che la proposta – così come è concepita – applicherebbe regole risalenti agli anni ’30, e basate sul monopolio telefonico, a una tecnologia del ventunesimo secolo. Tutto ciò avrebbe un impatto negativo non solo sugli investimenti e l’innovazione, ma sull’economia del Paese. La regolamentazione attuale, snella e trasparente, ha invece incoraggiato livelli di investimento senza precedenti e promosso l’innovazione.

Sulla stessa linea la CTIA, l’associazione che rappresenta l’industria delle comunicazioni mobili, che ha affermato che imporre “regole antiquate sarebbe inappropriato per un’industria dinamica come Internet e metterebbe a repentaglio la capacità degli operatori mobili di investire e innovare, danneggiando i consumatori”.

I consumatori però al momento sono più che soddisfatti dalla presa di posizione di Obama, che dà la “giustificazione politica” alla Fcc perché prenda “la giusta decisione”. Becky Bond, political director del gruppo Credo che si batte per la net neutrality, sottolinea che ora la palla passa alla Fcc, dove però tre commissari su cinque sono Democratici: “Chi ascolteranno, Comcast, At&t e Verizon o il Presidente del popolo americano?”, nota la Bond.

Secondo i media americani la Fcc sta lavorando a una politica “ibrida” sulla net neutrality, una soluzione di compromesso tra elementi della riclassificazione, che in teoria comportano più regole, e l’approccio light-touch voluto dalle telco, e distinguendo tra transazioni “wholesale” e transazioni “retail”. La Fcc applicherebbe la regulation come utility solo alla porzione wholesale, ovvero allo scambio di dati dal fornitore di contenuti all’Internet service provider, mentre la porzione retail, che manda i dati tramite l’Isp verso il consumatore finale, sarebbe molto meno regolato.

Gli esperti legali sono convinti che se la Fcc pendesse in modo deciso per l’una o l’altra soluzione (regole forti oppure approccio light-touch), le cause legali volte a demolirne le decisioni si moltiplicherebbero. Intanto però l’intervento di Obama è stato sufficiente a danneggiare in Borsa le società del cavo: nelle prime contrattazioni seguite alla pubblicazione del messaggio del presidente sulla net neutrality, Charter Communications, Cablevision Systems, Time Warner Cable e Comcast perdevano una media del 3%.

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