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Ora il M5S esca dai Palazzi. Parla Paolo Becchi

Sconfitta. Non riesce quasi neanche a pronunciarla questa parola Paolo Becchi, filosofo del diritto a Genova e autore del pamphlet “Colpo di Stato permanente” (Marsilio), intellettuale di riferimento e iscritto (deluso) al M5S, ma, spiega a Formiche.net, “bisogna saper distinguere tra speranze e realtà” e i numeri di questa tornata elettorale in Emilia Romagna e Calabria “parlano chiaro e dicono che qualcosa non va nel movimento, bisogna rifletterci su”.

Professore, Beppe Grillo su Twitter dice che “i numeri non sono opinioni come vogliono farci credere”. Cosa dicono quelli di Emilia e Calabria sul M5S?
Ci possiamo nascondere dietro un dito ma i dati sono difficilmente contestabili. Il M5S è entrato nel Consiglio regionale calabrese o no? La Calabria è stata una delle regioni che ha dato in passato maggiori soddisfazioni al movimento e ora c’è stato un tracollo. Anche in Emilia il risultato non mi sembra particolarmente soddisfacente: il centrodestra ha superato il M5S ed è diventato la terza forza politica. Fa bene Beppe a dire che con il 37% di affluenza non ha vinto nessuno ma non volere vedere la realtà, fare la politica dello struzzo è controproducente. Che senso ha pubblicare nello stesso giorno dei risultati elettorali un post sull’omicidio di Matteotti e sulla presunta innocenza a riguardo di Mussolini? Questo proprio Grillo me lo dovrebbe spiegare. Dalle sconfitte si può anche imparare e ripartire ma bisogna riconoscerle e metabolizzarle. E purtroppo non mi pare che ciò stia avvenendo.

A cosa è dovuta secondo Lei questa sconfitta?
È iniziato un periodo di declino, io la chiamo “decrescita infelice”, del movimento. Una delle motivazioni è la grande faziosità interna ai portavoce e questo è stato di grave danno soprattutto in Calabria dove i portavoce invece di parlare con i cittadini continuano tra loro soltanto a litigare. Essi dovrebbero rappresentare le istanze dei territori ma se sono divisi è quindi difficile che lo possano fare. E poi, sempre in Calabria, il candidato governatore Cono Cantelmi correva anche per il consiglio regionale, contraddicendo palesemente uno dei principi base del movimento, e cioè che uno vale uno. Più in generale il movimento deve uscire dal palazzo in cui ormai è imprigionato e ritornare nelle piazze per parlare con i cittadini e non soltanto con gli attivisti.

Cosa dovrebbe fare il movimento per invertire questo trend?
Si dovrebbe partire innanzitutto da una seria analisi del voto. E comprendere che, al di là dei problemi attinenti alle singole regioni, dalle Europee è iniziata una deriva partitocratica che ha fatto percepire ai cittadini il movimento come qualsiasi altro partito e non più come forza travolgente che doveva cambiare l’Italia. Renzi dovrebbe restare “Renzie”, non bisogna trattare con lui come è stato fatto con lo scambio Sciarra-Zaccaria per le nomine di Csm e Consulta o come già si è ventilato di fare con l’elezione del presidente della Repubblica. Torniamo allo spirito originario del movimento: l’origine è la meta.

Il voto di protesta ora l’ha conquistato la Lega?
Il voto di protesta più grande ora è rappresentato dall’astensione. La maggioranza dei cittadini italiani oggi non va a votare e la cosa grave è che il clima di sfiducia generale verso i partiti oggi riguarda anche il M5S. Chi va alle urne ora vota Lega e considera Salvini il vero antagonista di Renzi.

Vista la sua delusione, se tornasse indietro, si iscriverebbe ancora al Movimento?
E’ stata una scelta che ho pagato molto, sono stato isolato dal mondo accademico, ma non rinnego niente del mio passato. E’ stata un’esperienza bellissima che mi ha ridato forte vitalità. Casaleggio in particolare mi ha fatto conoscere un mondo a me bibliofilo fino ad allora completamente sconosciuto, quello della rete e per questo gliene sarò grato per sempre. Quello che oggi provo non è risentimento ma solo tanta delusione e amarezza. Grillo mi ha ripreso sul suo blog per le mie critiche ma, se le ho avanzate, l’ho fatto sempre con spirito costruttivo, volevo solo essere una coscienza critica all’interno del movimento.

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