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Così Renzi ed esperti si accapigliano sulla neutralità della Rete

Mentre Barack Obama prende una posizione netta per la difesa della neutralità della Rete, un dibattito molto acceso tra gli esperti del settore pone al centro dell’attenzione l’attività del governo.
La posizione dell’esecutivo italiano è contenuta in un documento che la presidenza italiana del Consiglio dell’Unione avrebbe fatto giungere ai delegati degli altri Stati dell’Unione chiedendo, tra le altre cose, anche l’eliminazione della parola stessa “neutrality” dal nuovo complesso normativo del cosiddetto ‘telecom package’.

I COMMENTI DEGLI ESPERTI

Il documento – secondo alcuni esperti del settore – indebolisce la formulazione approvata dal Parlamento Europeo nel sancire, ad aprile scorso, il principio della neutralità della Rete.
“Il testo che ridisegna l’assetto delle telecomunicazioni europee anziché ribadire il principio di una rete dinanzi alla quale tutti gli attori – piccoli e grandi – sono trattati allo stesso modo, introduce una serie di condizioni per la sua applicazione che sembrano indebolirne la portata e il significato”, ha scritto Arturo Di Corinto su Repubblica mettendone in risalto l’aspetto forse più problematico: “’Le misure di gestione del traffico che bloccano, rallentano, alterano, degradano o discriminano specifici contenuti, applicazioni o servizi’ potrebbero essere adottate dagli Internet service provider sotto determinate condizioni tra cui “la prevenzione di comunicazioni non richieste”, e la “prevenzione di una congestione temporanea dei servizi” o ancora per rispettare “gli obblighi contrattuali verso gli utenti finali per garantire la qualità del servizio”.

“Nell’ultimo documento predisposto dalla presidenza italiana e fatto circolare tra i delegati dei Paesi del Consiglio – ha scritto in un post l’avvocato Fulvio Sarzana che per primo ha sollevato la questione – l’Italia apparentemente incurante delle critiche piovute addosso da diversi esponenti politici europei, (qui la presa di posizione del VicePresidente della Commissione Europea Andrus Ansip), tira dritto sull’abolizione delle definizione di Net Neutrality”, spiega Sarzana.

Il documento – secondo l’avvocato – parrebbe avvantaggiare i grandi operatori di telefonia mobile, a scapito degli operatori di più modeste dimensioni e dei consumatori.

“È davvero difficile trovare una proposta di mediazione sulla net neutrality – ha scritto Luca De Biase sul suo blog -. Ogni decisione che consenta agli operatori di discriminare il traffico internet annulla del tutto la net neutrality. Si possono e devono trovare soluzioni per l’efficienza del traffico e la redditività degli operatori che non uccidano la net neutrality e con essa la libertà di innovare”, ha commentato De Biase.

LA NEUTRALITA’ DELLA RETE NEGLI USA

Previsto dalla risoluzione del Parlamento europeo adottata l’aprile scorso, il principio di neutralità della Rete, secondo cui gli operatori sono obbligati a trattare ugualmente tutto il traffico, senza fare preferenze, è stato portato recentemente sulla scena politica dal presidente americano che ha comparato internet a un servizio pubblico, al pari dell’elettricità.

“Si tratta di un principio difeso con forza non solo dai quasi tre milioni di cittadini americani che hanno partecipato a una recente consultazione della Federal Communication Commissions, ma anche, pochi giorni fa, dallo stesso presidente Obama, che si è espresso in modo molto netto a favore della neutralità della Rete”, ha spiegato su la Stampa Juan Carlos De Martin, professore presso il Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino.

LA POSIZIONE DELL’ITALIA

Il documento – fanno notare gli addetti ai lavori – entrerebbe in conflitto con la Carta dei diritti di Internet in Italia, sulla cui bozza è aperta la consultazione pubblica, e che garantisce all’articolo 3 la Neutralità della rete come diritto fondamentale dei cittadini.

“La sensazione – ha commentato Sarzana – è che il governo italiano, che nelle dichiarazioni di intenti si era professato un fan dell’uso libero della rete, abbia cambiato idea repentinamente e, soprattutto, come riporta la Reuters, abbia deciso di andare incontro a quanto richiesto dai grandi operatori telefonici continentali”.

“Se c’è del vero in queste indiscrezioni, il Governo italiano, e in particolare il sottosegretario Giacomelli, dovrebbe riconsiderare seriamente la propria posizione”, ha scritto invece nel suo editoriale De Martin.

LA REPLICA DI GIACOMELLI

La replica di Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Telecomunicazioni, non si è fatta attendere: “Il testo di cui si parla è solo un’altra bozza uscita dal gruppo di lavoro tecnico che fotografava l’avanzamento della discussione tra i 28 al 14 novembre scorso – ha scritto il quotidiano La Repubblica – . Non sarà il documento politico che la Presidenza italiana presenterà al Consiglio dell’Ue del 27 novembre”. Poi riportando la posizione del governo, Giacomelli ha detto: “Non può essere lasciato ai soli over the top e ai telecom provider, di fare accordi su un servizio, Internet, che è ormai come l’acqua e la luce, ma deve intervenire la politica, evitando la iper-regolazione”.

Intervenendo all’Internet Governance Forum Italia di ieri nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera, Giacomelli – che giovedì 27 novembre presiederà il Consiglio dell’ Ue per le telecomunicazioni a Bruxelles ha aggiunto: “La Presidenza italiana è contraria agli accordi tra grandi operatori, che rischiano di creare barriere all’entrata della Rete”.

LA RISPOSTA DI BOLDRINI

Sentendosi chiamata in causa dal professor De Martin che su La Stampa ha invitato la politica italiana a trattare le decisioni che riguardano Internet come questioni della massima rilevanza, il presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto dalle colonne dello stesso quotidiano: “Impossibile non dirsi d’accordo sulla centralità che la Rete ha assunto nelle nostre vite”. Boldrini ha rammentato così l’istituzione Commissione di studio composta da 13 esperti coordinati dal professor Rodotà, che ha dato come frutto la Dichiarazione dei diritti in Internet: “La Dichiarazione enuncia proprio quella neutralità sulla quale giustamente De Martin chiede un pronunciamento netto”, ha commentato il presidente della Camera dei deputati.

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