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Perché si giocherà in Veneto la vera sfida tra Salvini e Renzi

Salvini

Come sarà la campagna elettorale di Matteo Renzi in Veneto per le Regionali 2015? Terra leghista, ma in cui la combattiva Alessandra Moretti ha tutta l’intenzione di non farsi sopraffare dal presidente uscente, Luca Zaia.

Una sfida difficile per il presidente del Consiglio, che si trova a chiedere il voto a quel popolo che finora è sembrato più sensibile alla sua politica economica. Ma è anche quel territorio che nella Lega (anzi, nella Liga) ha sempre visto la sicurezza di una utopica libertà da “Roma Ladrona”. Una Lega che oggi Renzi evita di affrontare.

Ha affrontato pure l’Economist, i poteri forti e la stampa che fino al giorno prima attaccava il Cav, Matteo Renzi. Quando il giornale britannico lo ha disegnato in copertina con un gelato in mano, ha fatto arrivare un carretto a Palazzo Chigi e ha rimandato lo sberleffo al mittente (QUI LE FOTO DI UMBERTO PIZZI CON RENZI IL GELATAIO).

Quando Susanna Camusso e Maurizio Landini lo attaccano, lui risponde che il sindacato non difende il lavoro e i lavoratori, ma solo se stesso, rompendo quello che per molti è stato un tabù e affrontando la minaccia scioperi e proteste di piazza.

C’è solo una cosa che fa tacere Renzi: la Lega, ma soprattutto colui che i media dipingono sempre più come il suo avversario diretto, l’altro Matteo, Salvini.

Il segretario della Lega sta lentamente prendendo piede come alternativa a qualsiasi altra ipotesi che non sia Renzi e il renzismo e, come risposta, il premier evita il discorso. Evidentemente non vuole dargli quell’importanza che oggi invece meriterebbe e che con una sua parola enfatizzerebbe. A distanza di 20 anni dalla Lega 1.0 dell’epoca di Tangentopoli, la calamita del voto di protesta oggi è una Lega 3.0, che guarda anche al Sud e il cui nemico numero uno sono diventati l’Europa e la sua moneta.

I risultati delle elezioni regionali in Emilia Romagna in realtà non sono una sorpresa, perché confermano quanto era emerso alle elezioni politiche del 2008, in cui il Carroccio aveva preso una valanga di voti proprio in Emilia e in territori storici della sinistra operaia, come MilanoFiori. La Lega s’insinua nel tessuto connettivo del territorio rosso, un territorio abbandonato dai compagni comunisti che non vivono più il partito come esperienza sociale. La Lega, invece, va in piazza, crea il merchandasing adatto fatto di felpe, T-shirt e bandiere.

Renzi, dall’altra parte, parla a quell’elettorato liberista che per decenni ha lottato per l’abolizione dell’articolo 18, per la sburocratizzazione, per diminuire il costo del lavoro. Alle prossime regionali, soprattutto in Veneto, non è detto che la sua forza comunicativa non abbia attecchito anche in quella Regione un po’ estranea al resto d’Italia. Una Regione dove prima si costruisce la fabbrichetta in aperta campagna e poi si pretende che lo Stato costruisca la strada che porti alla fabbrichetta. Un luogo dove le regole si rispettano, ma dove l’evasione è un modo di vivere, l’unico modo di vivere se si vuole sopravvivere allo Stato, considerato un soggetto che ha bisogno di assistenza, più che un erogatore di servizi.

La Lega, in quel territorio, da troppo tempo pontifica di autonomia fiscale e di federalismo senza riuscire ad ottenere nulla, o davvero poco. Ma Zaia è molto amato e, a differenza di Maroni in Lombardia, il buon lavoro fatto dal predecessore di Forza Italia è riuscito a migliorarlo.

Questa è la sfida che si troverà di fronte Alessandra Moretti, candidata in pectore alla guida del Veneto per il centrosinistra. Una donna che fino ad ora è riuscita a dare un’immagine di sé molto debole, una Giovanna D’Arco al contrario, più attenta a far sapere che cura il suo corpo che a trovare una sintesi tra leghismo e liberismo.

Ma è anche una che i voti li sa prendere e in fondo ai vicentini e ai veneti il fascino femminile (e non stupido) attira sempre. Ma sarà comunque una vittima sacrificale, perché il risultato di queste ultime tornate elettorali, Europee 2014 comprese, è che il popolo di centrodestra piuttosto di votare il Pd, non vota. Se il popolo del centrodestra torna a votare, Renzi torna a perdere. Quindi è l’astensionismo il più grande alleato di Renzi.

Ma in Veneto cosa succederà? Si vedrà il premier correre al fianco della Moretti tra la Laguna veneziana e la montagna bellunese, o tra le risaie veronesi e le paludi del Polesine?

O sceglierà di farsi coccolare solo dai veneziani, quelli dell’isola, che quando vanno a Mestre dicono “vado in Continente” e che da sempre votano a sinistra (Cacciari, Orsoni).

Sarà curioso capire se il #cambiaverso renziano avrà attecchito, oppure se la vittima sacrificale Moretti (macchiata dal peccato originale bersaniano) pagherà per tutti loro con il suo sacrificio (e finalmente Renzi se ne sarà liberato).

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