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E’ credibile il piano Juncker?

Per carità, 21 miliardi sul tavolo delle risorse europee per gli investimenti sono meglio di un calcio nei denti, ma come possano diventare i 315 descritti da uno Juncker dall’immagine piuttosto appannata resta, almeno per chi scrive, davvero difficile da comprendere.

Un tale effetto-leva francamente parrebbe essere fantasticamente straordinario, quindi sorge spontaneo il dilemma d’animo così in voga di questi tempi, ovvero se propendere per la ragione gufante o da allocchi salutarlo con fiducia e speranza.

Pare che per realizzare questa sorta di miracolo europeo si confidi anche e soprattutto nei contributi di investitori privati.

D’altronde un moltiplicatore di tale ambizione non può prescindere dalla fiducia che potrà riscontrare tra coloro che – nelle ambizioni di Juncker – dovrebbero sottoscrivere  le obbligazioni che saranno emesse dal fondo per gli investimenti strategici che sarà costituito ad hoc, fino a generare un effetto leva che porti alla cifra sbandierata da mesi, ovvero i famosi 300 – ora 315 – miliardi di euro.

Nei fatti, soldi veri pochini, molte variabili ed incertezza. In sintesi, troppe parole per un continente in crisi di identità, con i Paesi membri di una comunità economica afflitti da disomogeneità fiscali e occupazionali, interessi contingenti e visioni divergenti. Resta poi da vedere su quali progetti e come saranno poi investiti ‘sti soldi.

Quindi, a fronte della roboante presentazione del presidente Juncker e l’effettivo scarno contenuto del piano, sovvengono le parole “Chi vuoi essere lieto sia, di doman non c’è certezza” scritte da un politico, peraltro illustre concittadino del premier italiano che, sulla questione, è stato piuttosto parco nei commenti. Di certo, vorremmo tutti essere lieti. E probabilmente lo saremmo anche stati se avessimo letto di soldi veri sul tavolo e non di quella che, pur con tutte le buone intenzioni, assomiglia più a una fiche sulla roulette, quasi una scommessa azzardata dettata dalla disperazione e non da un coraggio che avrebbe dovuto suggerire un piano choc di risorse attendibili e realmente disponibili.

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