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Ecco il petardo di Strasburgo contro Google

Spacchettare Google separando l’attività di ricerca da quelle commerciali per risolvere il suo predominio di mercato. È questo l’obiettivo della risoluzione votata oggi a netta maggioranza dall’Europarlamento con 384 voti favorevoli, 174 contrari e 56 astenuti.
La risoluzione “per la difesa dei diritti dei consumatori nel mercato digitale” non cita esplicitamente Google ma, visti i precedenti e il predominio di bigG nel mercato del search, è evidente che nel mirino ci sia il colosso di Mountain view.

Il sospetto è che il potente algoritmo di Google favorisca, nella ricerca, i suoi stessi servizi commerciali, distorcendo la concorrenza.

LE RICHIESTE ALLA COMMISSIONE

Il dossier passa adesso sul tavolo del nuovo commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager, subentrata dal 1 novembre a Joaquin Almunia, da cui ha ricevuto il dossier aperto 4 anni fa contro Google, ma portato avanti, a detta degli esperti, con toni troppo clementi.

Tra le richieste dell’Europarlamento alla Commissione vi è quella “di impedire ogni abuso nel marketing di servizi correlati da parte di operatori di motori di ricerca” ed impegnarsi perché i risultati delle ricerche “non siano discriminatori”. In particolare, la risoluzione chiede che “l’indicizzazione, la valutazione, la presentazione e il ranking da parte dei motori di ricerca siano imparziali e trasparenti”.

LE ACCUSE

Google ha dovuto più volte affrontare le contestazioni dell’Antitrust sul proprio motore di ricerca e proporre soluzioni amichevoli all’Unione europea.
Le accuse ricorrenti sono quelle di abusare della sua posizione dominante nel mercato europeo dove gestisce oltre il 90% del traffico, penalizzando nelle ricerche specializzate i risultati provenienti dai servizi concorrenti.

Per tre volte, l’esecutivo comunitario ha respinto le proposte di Google per trovare una soluzione. L’ultima risale all’inizio di settembre scorso, quando Almunia ha chiesto alla società di migliorare ancora una volta le sue proposte perché considerate dai concorrenti e da alcuni osservatori dentro e fuori alla Commissione europea, estremamente favorevoli a Google.

La più recente “proposta di rimedi”, la terza in quattro anni, di cui Bruxelles si era inizialmente mostrata soddisfatta ritenendola “adeguata” risale al febbraio scorso. In quella proposta Google ha promesso di visualizzare, con pari rilevanza, i prodotti/servizi offerti da Google e quelli da portali concorrenti.
Ma i buoni propositi della società non si sono mai tradotti in un adeguamento del servizio.

LE DIVISIONE IN EUROPA

La presa di posizione del Parlamento europeo sulla divisione della Società ha diviso perfino il fronte anti-Google europeo. Contrario alla separazione si è mostrato perfino Günther Oettinger, commissario digitale dell’Ue noto per la sua linea dura nei confronti dello strapotere di Big G, che parlando alla stampa tedesca ha definito queste risoluzioni “strumenti dell’economia pianificata, non dell’economia di mercato”. A spaccarsi sul tema è stato lo stesso partito di Angela Merkel, CDU, infiammato dai commenti di Kurt Lauk, ex consulente economico della Merkel, che ha descritto la mossa dell’Europarlamento come la mossa dei “perdenti”.

LE REAZIONI AMERICANE

L’assalto europeo al colosso americano ha scatenato anche le reazioni del mondo dei media e della politica americana.
Il dibattito è emerso negli Stati Uniti tra il sarcasmo della stampa, le accuse dei politici americani alle autorità europee di voler politicizzare l’indagine antitrust in corso nei confronti di Google e le preoccupazioni per l’innovazione e gli investimenti da parte delle aziende di Internet statunitensi.

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