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Disoccupazione, numeri e balle

A ottobre il totale degli occupati cala di 55.000 unità, ed il totale degli ultimi dodici mesi è praticamente invariato mentre da febbraio 2014, mese che segna convenzionalmente l’inizio della Grande Era Fiduciosa e Ricostruttiva Renziana, abbiamo solo 49.000 occupati in più.

Quindi? Quindi, per quei gufi dell’Istat, in questo Paese la creazione di occupazione resta ferma. In attesa di sostituire le indagini Istat con alcune slide PowerPoint, segnaliamo anche che aumenta la disoccupazione e cala il tasso degli inattivi, quindi vi sono (pare) dei reingressi nelle forze di lavoro, oltre a gente che ha il lavoro lo ha perso. Questo contribuisce a far toccare al tasso di disoccupazione il livello del 13,2%. Peggior risultato della Ue, tra le altre cose.

Molto opportunamente, e tutt’altro che casualmente, il governo ha deciso di rendere noto proprio oggi, in contemporanea col dato Istat, anche quello delle Comunicazioni Obbligatorie relative a lavoro dipendente e parasubordinato del terzo trimestre, che mostrano un aumento annuale del 7,1% dei contratti a tempo indeterminato. Di per sé questo non significa granché, visto che servirebbe valutare anche eventuali “effetti confronto”, cioè la possibilità che il numero nei 12 mesi precedenti fosse molto basso, e quant’altro, cioè situazioni riconducibili al concetto di una tantum. Però vedrete che vi faranno ‘na capa tanta, con questo dato, e voi sarete così felici da credere che in Italia l’occupazione sta crescendo.

(La versione integrale del commento si può leggere su Phastidio.net)

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