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Da Grillo a Salvini, come cambia l’antipolitica

Nella cosiddetta Seconda Repubblica, la politica italiana – perennemente in preda ad una crisi di nervi – finisce sempre per introiettare i disvalori agitati dalle forze antisistema, di volta in volta venute alla ribalta. E’ stato così con il federalismo, sulla scia della Lega. Per decenni si sono beatificate le Regioni consentendo a classi dirigenti di portaborse di sfasciare le finanze pubbliche, senza mai venire a capo di nulla, a causa dell’ostinazione con cui quelle istituzioni pretendevano libertà di spesa rifuggendo nel contempo dall’assunzione di responsabilità sulle entrate e arrogandosi il diritto di trattare dall’alto in basso l’amministrazione dello Stato in generale molto più qualificata ed efficiente di quelle regionali.

Poi è venuta la volta di rincorrere Grillo sul terreno dell’antipolitica, con i partiti che si sono candidati da soli alla condanna a morte (senza eutanasia). Oggi, di fronte al successo elettorale di Matteo Salvini, c’è da aspettarsi un rigurgito di razzismo e di xenofobia, reinterpretato da sinistra. Siamo sempre lì: alla fine bisogna sforzarsi di capire il disagio sociale. Ieri degli onesti cittadini del Nord oberati di tasse per foraggiare ‘’Roma ladrona’’. Poi è venuto il momento del ‘’dalli al politico’’. Adesso è l’ora delle periferie urbane degradate e dello squallore dei campi dei nomadi. Problemi che ci sono sempre stati e che, nell’attuale contesto economico, sociale e demografico, sono irrisolvibili. Ma adesso ‘’fanno politica’’.

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Chiediamo umilmente perdono a Benedetto Croce se, allo scopo di commentare le miserie di questa stagione politica, ci permettiamo di mutuare una sua celebre considerazione attinente alla cultura profonda del nostro Paese. Benché riluttanti ‘’non possiamo non dirci renziani’’. Che cosa altro potremmo fare se ci tocca di scegliere tra lui, da un lato, Susanna Camusso e Maurizio Landini, dall’altro? Silvio Berlusconi si è messo, pateticamente, ad organizzare un day per ogni problema che assilla l’Italia, senza rendersi conto che la gente è smaliziata ed ha capito che, in mancanza di soluzioni chiare e praticabili, non basta più la denuncia.

Le formazioni centriste sono ormai evanescenti, mentre cresce una destra lepenista (guidata dalla ‘’terribile coppia’’ Meloni-Salvini, peraltro in crescita di consensi) disposta a cavalcare lo sfascio del nostro travagliato ‘’vivere civile’’ pur di vincere, agitando, nel modo sbagliato, temi di impatto sociale reale, in modo affatto diverso dalle pantomime del primo grillismo. Certo, sarebbe meglio se comparisse all’orizzonte qualche iniziativa in grado di liberarci anche di Matteo Renzi. In caso contrario, vige la regola del minor danno.

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C’è una parte della sinistra del Pd che continua a non prendere parte ai voti: nelle Aule parlamentari come nelle riunioni della direzione. I più informati assicurano che ormai si comportano così anche nelle kermesse condominiali. Quando l’amministratore mette ai voti le decisioni assunte per la manutenzione ordinaria del palazzo loro se ne vanno con la scusa di dover potere a passeggio il cane.

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