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Tutti gli orrori della Corea del Nord (elogiata da Salvini e Razzi)

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Nessuno può chiamarsi come il “semidio” presidente della Corea del Nord, Kim Jong Un. È l’ultima notizia arrivata da Pyongyang. Ciò significa che tutti i cittadini che hanno lo stesso nome del Grande Dittatore sono obbligati a cambiarlo. Di Kin Jong Un ce ne deve essere uno solo. Si tratta di una notizia che è stata seguita da un’altra, che fa riflettere sulla natura autoritaria e illiberale di questo regime. A Natale uscirà il film The Interview,che immagina un complotto della Cia per uccidere il dittatore coreano. Il regime ha reagito duramente definendo quell’opera di fantasia “un atto terroristico”. Del resto, nel “regno dei tre Kim”, come ormai viene definito il regime comunista, non c’è da stupirsi di questa reazione.

I massimi dirigenti della Repubblica Popolare Democratica di Corea da 70 anni scaturiscono da una sola famiglia,la Kim: una sorta di “monarchia comunista”. L’attuale dittatore, Kim Jong Un, è succeduto al padre Kim Join Il, a sua volta eletto alla morte del padre Kim Il Sung, il fondatore della dinastia rossa.

Come ha ampiamente documentato Domenico Vecchioni (un diplomatico passato alla divulgazione storica), nel saggio “La prima dinastia comunista della storia” (Greco & Greco), la famiglia Kim è divinizzata dal regime, preoccupato solo di far sopravvivere una casta politico-militare.

I 25 milioni di coreani del nord sono obbligati a lavorare 12-14 ore al giorno con salari bassissimi,mentre la classe di burocrati e militari vive nel lusso,sostenuta solo dalla Cina e dalla Russia di Putin. Chi dissente finisce nei “campi di lavoro”, veri e propri lager. Attualmente sono oltre 200 mila i prigionieri politici e pochi sopravvivono. Ogni anno, infatti, perdono la vita almeno 10 mila persone per torture e denutrizione (la razione base è di 14 fagioli al giorno). Di recente, la Commissione diritti umani delle Nazioni Unite ha denunciato il regime di Pyongyang per crimini contro l’umanità, chiedendone il deferimento alla Corte penale internazionale.

Si legge nel rapporto: “Centinaia di migliaia di prigionieri politici sono morti nei campi di prigionia della Corea del Nord”. Lo sterminio è stato attuato “con una deliberata politica di fame, lavori forzati, esecuzioni, tortura, stupri, aborti forzati e infanticidio”.
Gli onorevoli Antonio Razzi e Matteo Salvini, hanno definito la Corea del Nord una “Svizzera asiatica”, nel corso della loro recente visita. Non si sono accorti che, persino la Cina (che pure conserva ancora i laogai, con due milioni di detenuti politici) sta prendendo le distanze, da quella che si presenta come la più brutale dittatura del mondo?

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