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Ior, ecco perché Caloia e Scaletti sono sotto inchiesta

La notizia era arrivata con un breve comunicato stampa, sabato pomeriggio: il Promotore di Giustizia vaticano ha aperto un’indagine nei confronti di due ex alti dirigenti dello Ior, l’Istituto per le opere di religione che nel gergo comune (erroneamente) è definito la “banca del Vaticano”. I due nomi sono quelli di Angelo Caloia, già presidente, e di Lelio Scaletti, ottantotto anni e già direttore generale. In concorso, è indagato l’avvocato Gabriele Liuzzo.

PER VENT’ANNI A GUIDA DELLO IOR

Si tratta, come nota Repubblica, della dirigenza che ha governato lo Ior nell’era di Karol Wojtyla e, in parte, sotto il pontificato di Joseph Ratzinger. Caloia, ad esempio, è stato presidente dal 1989 al 2009, prima di essere rimpiazzato da Ettore Gotti Tedeschi in modalità lontane dalle “regole del bon ton curiale”, nota sul Corriere della Sera Marco Garzonio: “Nella sorpresa generale, il cardinale Bertone lo sollevò dall’incarico con una telefonata, la sera, a casa. L’allora segretario di Stato avrebbe potuto comunicare a Caloia l’intenzione di sostituirlo con Gotti Tedeschi a solo un anno dalla scadenza naturale del mandato il giorno dopo, di persona, a Roma”.

SI INDAGA PER PECULATO

L’indagine risale allo scorso gennaio e l’ipotesi di reato è seria: peculato relativamente a vendita di immobili di proprietà dello Ior. “Un patrimonio che valeva circa 160 milioni di euro e che i vertici dell’Istituto decisero di mettere sul mercato”. Svendendolo, in sostanza. Sarebbero ben ventinove gli immobili, tra Roma e Milano, su cui si sarebbe concentrata l’attenzione del Promotore di Giustizia della Città del Vaticano. Il tutto sarebbe venuto alla luce grazie all’operazione trasparenza lanciata negli ultimi mesi in collaborazione con Promontory. Sempre secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro, “sembra che dietro le società compratrici ci fossero gli stessi Caloia, Scaletti e Liuzzo”. Il meccanismo, secondo l’accusa, era semplicissimo: una volta rivenduti a prezzo di mercato, gli immobili avrebbero fruttato un guadagno stimato tra i 50 e i 60 milioni di euro.

COLLEGAMENTI VATICANO-BAHAMAS

Scrive il Corriere della Sera che “dal crac dell’Ambrosiano di Roberto Calvi sono passati più di trent’anni, eppure il richiamo dei mari caldi delle Bahamas sembra essere stato irresistibile per i vertici dello Ior fino quasi ai giorni nostri. Sono infatti registrate a Nassau alcune società che hanno acquistato gli immobili dello Ior, oggetto della compravendita per cui gli ex vertici dell’Istituto sono sotto indagine vaticana”. In pratica, scrive Maria Antonietta Calabrò, si tratta di “scatole cinesi offshore che si mettevano in pancia i palazzi dello Ior”.

“TRASPARENZA E TOLLERANZA ZERO”

Più che soddisfatto s’è detto il presidente dello Ior, Jean-Baptiste de Franssu: “Siamo molto lieti che le autorità vaticane stiano agendo con risolutezza”. Il comunicato diffuso dall’istituto che ha sede nel torrione di Niccolò V rivendica l’impegno a favore della “trasparenza e della tolleranza zero”. Le ipotesi di peculato, ha spiegato padre Federico Lombardi, si riferiscono a operazioni immobiliari “avvenute nel periodo 2001-2008”. Già da qualche settimana, “i conti degli interessati presso lo Ior sono stati sequestrati a scopo cautelativo”, ha precisato il direttore della Sala stampa.

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