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La Liguria sarà un laboratorio per le primarie di centrodestra?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Nel silenzio, surreale, che ha avvolto il centrodestra in Liguria alla vigilia delle elezioni regionali, fanno rumore le dichiarazioni romane di Augusto Minzolini: “Se c’è una regione dove FI dovrebbe lanciare le primarie, quella è la Liguria!”
Regione disastrata e umiliata dalle ultime alluvioni, l’impressione dei liguri tutti è che si sia ridotto il prossimo importante appuntamento elettorale ad una partita tutta politica interna al centrosinistra, volta alla conservazione o al definitivo accantonamento dei centri di potere che hanno retto nell’ultimo decennio il territorio, da La Spezia a Sanremo.

Una partita che sembra non interessare l’opposizione di centrodestra locale, disgregata, depressa e nuda di fronte allo tsunami giudiziario che l’ha resa orfana dei suoi due uomini forti dell’ultimo ventennio e oltre (Claudio Scajola a Ponente, Luigi Grillo a Levante); del tutto incapace, oggi, di elaborare un qualsiasi progetto, politico quanto meramente elettorale.

Negli ultimi giorni si è timidamente mosso il Carroccio che, incoraggiato dall’inerzia degli alleati ed esaltato dalla sbornia emiliana in cui ha raddoppiato i voti di FI, rivendica non troppo velatamente la guida della coalizione.
Non appare casuale, in quest’ottica, la fresca nomina di Edo Rixi, già consigliere regionale e comunale di Genova e vero uomo forte locale, come vicesegretario della nuova Lega di Salvini.

Giovane, quarantenne, profondamente legato al territorio per il quale ha rinunciato alla carica di deputato a Roma preferendogli quella di consigliere regionale a Genova, ammirato da alleati e rispettato dagli avversari. Vanta, insomma, il “physique du rôle” per chiedere a gran voce la carica di candidato governatore della coalizione, specie in un momento storico in cui la Lega è fortissima, e FI in drastico calo.
Un’auto candidatura, tuttavia, appena sussurrata quanto già bocciata dal coordinatore regionale di FI, Sandro Biasotti, già governatore dal 2000 al 2005 ed oggi senatore.
Rivendica, Biasotti, il ruolo di primo partito della coalizione (primato pericolosamente in bilico, secondo gli ultimi sondaggi nazionali e locali) e quindi la possibilità di scegliere il candidato. Senza mai bocciare le primarie, ma facendo intuire che non l’idea, in fondo, non gli piace per nulla.

L’identikit? Giovane, che provenga dalla società civile, nessun precedente in politica, ricalcando l’immagine di se stesso quando vinse, a sorpresa, le elezioni 14 anni fa. Un’ammissione non troppo implicita della propria debolezza, come partito, del tutto incapace di trovare al proprio interno una figura credibile. Idea comunque cavalcata da Giovanni Toti nella sua unica apparizione genovese, ormai un mese fa.
Un identikit proposto da mesi, ma a parte qualche brusio appena accennato (Lilli Lauro, il nome che circolava nelle stanze genovesi), mai concretizzato in una proposta vera.
I giorni che avvicinano le elezioni, tuttavia, scorrono veloci e inesorabili e il rischio di presentare una coalizione caotica, senza un programma chiaro e credibile, con relativo e annunciato schiaffo elettorale, è sempre più elevato.

NCD è re dell’ambiguità, specchio del resto del partito nazionale. Da mesi, ormai, è vera e propria stampella in Regione della giunta Burlando, votando e soccorrendo quando necessario una maggioranza sempre più traballante, riflesso di un’era burlandiana ormai agli occhi di tutti al capolinea. Non è un caso, difatti, che gli stessi sfidanti alle primarie di centrosinistra, Raffaella Paita e Sergio Cofferati, facciano a gara nel proporre una discontinuità che dovrebbe essere logicamente appannaggio più delle opposizioni, che loro.

Per le elezioni, si parla di un accordo già fatto tra NCD e la Paita, nel caso quest’ultima vinca le primarie. Renziana dell’ultimissima ora, assessore alle infrastrutture e alla protezione civile, moglie del Presidente dell’autorità portuale di Genova Luigi Merlo e, soprattutto, erede designata del Presidente Burlando, non fa mistero di scorgere tra i moderati oggi allo sbaraglio, un più che interessante bacino elettorale.
Accordo e interesse, al contrario, bruscamente rispedito al mittente da Sergio Cofferati che, coerentemente con la sua storia personale, ha scelto di proporre una coalizione che guardi solo a sinistra (non a caso è appoggiato da civatiani, SEL, Rifondazione Comunista), facendone cavallo di battaglia e attaccando senza troppi peli sulla lingua avversaria (alle primarie) e avversari (alle regionali) di ambiguità e clientelismo.

In tutto questo caos, pur silenzioso, unica nell’area di centrodestra a proporsi è stata, da tempo, Raffaella Della Bianca, uscita ormai anni fa dal fu Pdl e oggi alla guida di un movimento civico.
Sola, cerca di vivacizzare un dibattito mai veramente decollato e già stantio, proponendo un giorno sì e l’altro pure le primarie. Chiaramente pronta, nel caso, a mettersi in gioco.
Primarie che oggi, pur essendo state bocciate nei mesi scorsi da Biasotti e, più recentemente, da Rixi, (entrambi per vantare la possibilità di scegliere direttamente il candidato), ritrovano d’un tratto credibilità.
Perché, del resto, non affidare ai cittadini di centrodestra (molti, al contrario di quello che si pensi di una regione storicamente rossa, ma pur sempre per un pugno di voti) il compito di scegliersi candidato e programma?

In un colpo solo, la marginalità politica e mediatica cui è stato condannato il centrodestra locale vacillerebbe, riproponendo interesse nella competizione interna e sviluppando un dibattito, mai realmente cominciato, sui contenuti per un’alternativa al monopolio rosso.
L’arduo compito di trovare un candidato credibile in una regione disastrata dove pure l’opposizione latita, oggi affidato alle segreterie, sarebbe appannaggio degli elettori.
Il candidato, altrimenti debole, guadagnerebbe credibilità e la coalizione si compatterebbe, potendo vantare davvero la proposta di quella discontinuità richiesta a gran voce dalla Liguria tutta.
In più, uno strumento mai davvero digerito dal popolo di centrodestra ma oggi invocato da molti, le primarie, troverebbe un laboratorio politico ideale, in una regione in cui la sinistra è fortissima, ma potenzialmente mai in difficoltà come oggi agli occhi dell’opinione pubblica.

Minzolini, da Roma, ha lanciato il sasso nello stagno genovese.
Vedremo, presto, se muoverà qualche onda o affogherà nella depressione, moderata, tutta ligure.

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