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Ecco le prossime scadenze del calendario europeo di Renzi

Poiché il tema economico resta dominante, da qualche anno l’agenda politica italiana è scritta a Bruxelles, e non per noi soltanto. Dalla grande crisi in poi, il calendario è unico: il six-pack e il two-pack ne fissano puntualmente le date. E’ lo stesso calendario dei “compiti a casa” di cui parla il premier Matteo Renzi. Per rimanere alla metafora, è un anno scolastico diviso in due semestri: uno nazionale, quello dei compiti a casa, e uno europeo, quello della valutazione e dell’assegnazione dei compiti, che vengono dati con le Raccomandazioni di fine giugno.

Il semestre europeo inizia con la raccolta dei compiti, che devono essere consegnati il 15 ottobre, con la bozza di legge di stabilità, prima della sua presentazione al parlamento nazionale. Su questo documento la Commissione prepara l’analisi dei progressi realizzati da ogni Stato membro, e può chiedere aggiustamenti nel rispetto degli impegni presi.

A fine novembre sulla bozza di legge di stabilità e sui dati economici disponibili, la Commissione europea elabora il documento di avvio del “Semestre”, l’Analisi annuale della crescita (Annual Growth Survey) per l’insieme dell’Unione, con le Opinioni su ognuna delle bozze nazionali delle leggi di stabilità, quest’anno rese note il 28 novembre. Le reazioni di Sandro Gozi e Michel Sapin (“non accettiamo lezioni”), all’intervista di Angela Merkel a Die Welt del 7 dicembre (“la Commissione ha ragione”) cadono proprio in questo passaggio. Su Italia e Francia, l’Opinione della Commissione sulle bozze di legge di stabilità assegna un voto insufficiente poiché entrambe rischiano “di non rispettare i requisiti del patto di stabilità e crescita”. La Commissione invita pertanto “le autorità ad adottare le misure necessarie nell’ambito della procedura di bilancio nazionale” in entrambi i Paesi, e si ripromette di tornare a rileggere “i compiti a casa” a inizio marzo 2015.

A dicembre e gennaio, si passa nel fiume carsico dei contatti bilaterali tra la Commissione e gli Stati membri e quindi l’Italia. La Commissione segue l’approvazione parlamentare e le riforme passo per passo, anche per mezzo di “fact finding missions”  – missioni di analisi e inchiesta – presso i singoli Stati, ghiotta occasione per giornalisti attenti. Sul piano comune, cioè europeo, i ministri approvano a gennaio l’Analisi annuale della Crescita e il rapporto sul Meccanismo di Allerta, preparano gli indirizzi comuni e prendono atto, in modo collegiale, delle Opinioni su ogni singola bozza di legge di stabilità (e quindi i rappresentanti di Italia e Francia approveranno il voto d’insufficienza sulle loro leggi).

A marzo bisogna prepararsi ad altri titoloni di giornali, accuse rispedite al mittente e probabilmente a qualche ulteriore misura. La Commissione infatti redige per ogni Stato membro un documento di analisi (Single Analytical Document) sulle riforme strutturali e sugli elementi di instabilità di bilancio. A marzo 2015 potranno essere chiesti nuovi aggiustamenti rispetto alle insufficienze che Francia e Italia hanno visto annotate a novembre 2014 sul registro di classe.

A maggio, dopo aver discusso in modo bilaterale l’analisi e gli aggiustamenti richiesti nel corso del mese di precedente (ecco una nuova occasione informativa da cogliere tra Roma e Bruxelles) la Commissione formula le Proposte di Raccomandazioni a ogni Paese (Country Specific Recommandations) che danno indicazioni sulle riforme e sulle azioni da adottare. E’ il documento-chiave di assegnazione dei compiti a casa, l’agenda delle riforme e delle azioni da compiere sul piano economico finanziario, concordate nel consesso europeo da tutti gli Stati, discusse in modo collegiale e preparate con il sostegno tecnico e politico della Commissione.

Verso fine giugno, ecco il passaggio finale: il Consiglio (nella formazione ministri dell’Economia/Eurogruppo, e Consiglio europeo) discute, eventualmente modifica e infine approva le Raccomandazioni. A sua volta, sulla base delle Raccomandazioni, lo Stato membro dovrà “fare i compiti a casa”, cioè aggiustare la tabella di marcia delle riforme e le sue azioni di bilancio (limiti del 3%, limite del 60%, occupazione, tasso di crescita ecc.) in vista della bozza di legge di stabilità, di cui non a caso si inizia a parlare sin dalla metà di luglio, già tra polemiche interne che bisogna aspettarsi come ricorrenti almeno fino alla presentazione formale del 15 ottobre.

Di questo percorso del combattente bisogna ricordarsi almeno quattro cose. La prima è che si tratta di un percorso legittimo, tecnico e politico, ratificato dal nostro Parlamento e assecondato di volta in volta dalla nostra presenza nel Consiglio e al Parlamento europeo. La seconda è che si tratta di un percorso partecipato, poco visibile sulla stampa e distorto nella comunicazione in quasi tutti i Paesi, ma che comporta un forte e quotidiano coinvolgimento dell’amministrazione italiana, della politica e del governo, negli incontri bilaterali, nelle riunioni del Consiglio e in quelle preparatorie, nelle riunioni dei rappresentanti permanenti, fino nelle mail e nei relativi allegati. La terza è che il percorso è relativamente giovane: il Two-Pack è in vigore dal 30 maggio 2013, siamo soltanto al secondo passaggio “annuale” della procedura aggiornata del “Semestre europeo”. Le sanzioni sono previste, ma non sono state finora erogate, vi sono strumenti ancora da sperimentare, e sono in funzione ambiti speciali per chi sfora il 3%, per chi sfora il debito del 60%, oppure per chi ha un programma di assistenza (Cipro e Grecia, mentre Spagna e Portogallo ne sono usciti rispettivamente a gennaio e a giugno 2014, e l’Irlanda a dicembre 2013).

La quarta è che Semestre europeo e governance comune dell’economia saranno riformati per rafforzarne la dimensione europea e allargarne (non per ridurne) il campo di applicazione. Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha annunciato nel suo programma A new Start for Europe che lancerà una serie d’iniziative legislative e  non legislative per rafforzare l’Unione economica e monetaria (anche sugli impatti sociali), e l’Eurogruppo del 24 ottobre lo ha invitato a formulare una proposta che arriverà già al Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre 2014. E’ un passo nella direzione “più federalista” che Draghi aveva addirittura auspicato al forum di Jackson Hole il 22 agosto quando proponeva di introdurre le“riforme strutturali entro lo stesso tipo di cornice che abbiamo già per la disciplina di bilancio” (cioè il Semestre europeo, Six e Two-Pack). Ad agosto, come raccontavamo su Formiche.net, Francia e Italia erano allora impantanate nelle riforme territoriali e del Senato e riconoscevano di non riuscire da sole a fare le riforme in tempi ragionevoli: Renzi è passato infatti ai “Mille giorni” e Hollande ha dato vita al governo di Manuel Valls. Qualche speranza da agosto a oggi è venuta, nei tiepidi progressi del Jobs Act italiano e della semplificazione territoriale francese: ma, al di là dei rimbrotti sui giornali, l’insufficienza nei compiti a casa è ancora manifesta, come ricordano Angela Merkel, la Commissione e l’Eurogruppo e come ammette lo stesso Renzi quando dice che bisogna accelerare.

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