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Lo sciopero generale di Cgil e Uil è stato un suicidio strategico. Parla Bentivogli (Fim-Cisl)

Lo sciopero generale, i rapporti con Cgil e Uil, le aspettative del governo Renzi, il landinismo politico e mediatico. Ecco alcuni dei temi affrontati in una conversazione con Formiche.net dal segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, 44 anni, nato a Conegliano Veneto, nel sindacato dei metalmeccanici della Cisl da venti anni.

Bentivogli, perché non avete proclamato anche voi della Cisl lo sciopero generale? Condividete dunque il Jobs Act e la Legge di Stabilita’?

La proclamazione dello sciopero da parte della Cgil è legittima e rispettabile ma è un suicidio strategico a cui non abbiamo volute prendere parte. Inizialmente mi è sembrata una risposta rituale con un elenco di obiettivi talmente lungo da andare oltre l’attualità politica e pur di rafforzare l’appeal, sfociare nella cronaca, per cui: non solo il Jobs Act e la legge di Stabilità ma anche il dissesto idrogeologico, la corruzione, etc. Poi vedendo i dati degli scioperi nel 2014 rispetto agli anni precedenti: la Cgil ha scioperato più contro Renzi che contro Monti e Berlusconi; qualcosa non mi torna o forse sì.

Non capisco, che cosa vuole dire?

C’è ancora troppa aristocrazia della sinistra radical-chic che egemonizza la Cgil e che sta stretta in qualsiasi ruolo di governo e di assunzioni responsabilità. Oggi, quel mondo utilizza una parte del sindacato per riportare la sinistra rigorosamente minoritaria all’opposizione, condizione che la cronaca, non solo recente, ha smentito equivalere con la purezza etica e la coerenza politica.

Insomma siete allergici agli scioperi generali? Eppure in passato anche voi della Cisl…

Io nelle vertenze con obiettivi sindacali, chiari e precisi, sciopero e mi mobilito per conquistare il negoziato o avanzare nelle condizioni negoziali, ma non accetterò mai che ancora nel 2014 si prendano in ostaggio i lavoratori per obiettivi politici.

Come mai la Uil ha deciso di seguire le posizioni della Cgil e non le vostre? Vi sentite ora più isolati come componente non antagonistica del sindacato?

Per me l’unità sindacale non è un tabù. Si è più forti uniti se tutti si fa solo sindacato, se tra di noi c’è chi segue obiettivi politici, che vada da solo. Per i gruppi dirigenti sindacali i percorsi unitari sono i meno impegnativi.

Si spieghi meglio.

Io credo che chi nasconde dietro l’antagonismo la sopravvivenza del ceto sindacale si debba preoccupare. La Cgil era in grande difficoltà dopo la proclamazione dello sciopero, sinceramente non capisco le motivazioni sindacali dell’adesione della Uil. Non credo che si possano smentire 13 anni di una linea coraggiosa da parte della Uil aderendo (cambiando solo la data) al percorso precostituito e sconfittista della Cgil proprio mentre i provvedimenti miglioravano in parlamento e casualmente dopo la chiusura del Governo sui contratti del pubblico impiego. Altrimenti bisogna dire chiaramente, non so se serenamente, di aver sbagliato tutto negli anni precedenti.

Comunque Cgil e Uil dicono che lo sciopero è stato un successo, anche di partecipazione.

Per rispetto dei lavoratori che hanno scioperato non abbiamo voluto innescare una guerra di cifre, e capisco le necessità della propaganda, ritengo tuttavia, che il tasso di adesione allo sciopero dovrebbe far riflettere veramente gli organizzatori. Ancora si crede che “di sconfitta in sconfitta si arriverà alla vittoria finale” ma così facendo la credibilità di tutto il sindacato è ai minimi. Spero che da gennaio si riparli di unità d’azione, su iniziative chiare, precise e su obiettivi veri e raggiungibili.

Il 12 dicembre è passato. Renzi ne esce intaccato o rafforzato?

Credo che Renzi si rafforzerà con scioperi politici e confusi, daranno quella credibilità europea ai suoi provvedimenti che invece è tutta da dimostrare. E invece se sui decreti attuativi del Jobs Act non aprirà il confronto, partorirà provvedimenti inutili e dannosi come la Fornero. Su 100 lavoratori avviati al lavoro, 85 non hanno nessun articolo dello Statuto, non solo il 18. Disboscare le 40 forme di ingresso al lavoro, puntare su contratti a tempo indeterminato e io aggiungo sull’apprendistato può diventare una svolta, ma non serve a creare mezzo posto di lavoro. Sulla Legge di Stabilità, il Tfr in busta paga, misura di cui vanta la primogeniture il mio collega della Fiom, è una vera porcheria contro i giovani. Il Tfr va messo nelle pensioni integrative dei giovani, il vero dramma del futuro.

In che modo voi della Fim cercate di contrastare il dinamismo non solo sindacale ma ormai di fatto anche politico di Maurizio Landini? 

Il dinamismo del segretario della Fiom corrisponde ad una deriva gastro-mediatica che lo allontana dai luoghi di lavoro.

Gastro-mediatica? Cioè?

I risultati ai lavoratori, difensivi o espansivi a seconda dei contesti, li si portano con la contrattazione, facendo accordi. Auguro a Landini, che entro la sua scadenza di mandato (prossimi 3 anni) di firmare un Contratto Nazionale. Se per un attimo si libererà del personaggio Tv, in cui è ormai imprigionato, si renderà conto di questo bilancio disastroso. Fino ad oggi anche gli iscritti alla Fiom beneficiano dei Contratti firmati da noi. I risultati su tesseramento (non vedo l’ora che vi sia la certificazione), rinnovi rsu, contrattazione, parlano chiaro, i lavoratori vogliono un sindacato che faccia solo il sindacato. Con un Parlamento pieno di avvocati e professionisti, può essere un valore se un sindacalista va in politica. Quello che è inaccettabile è fare politica, da sindacalista utilizzando i lavoratori.

Ma voi della Fim cosa fate davvero per distanziarvi dalla deriva mediatico-politica della Fiom?

Come Fim, abbiamo lanciato un grande cantiere di rinnovamento, anche generazionale. Il sindacato post-concertazione va rifondato su basi nuove. Ha vissuto troppo di una proroga, brutta copia di un modello organizzativo che funzionava negli anni’70.

Sta facendo un po’ di autocritica?

Abbiamo troppi buchi nella nostra rappresentanza, i nuovi lavoratori e i nuovi lavori sono fuori dal nostro monitor. Nel 2015 costruiremo, come avviene in Europa e nel mondo, un’unica Federazione dell’industria, accorpando la Fim e la Femca, abbiamo già dimezzato le province. Ci rafforzeremo con forme organizzative e proposte più inclusive. Manderemo in soffitta riti, liturgie e sindacalese. E con esse il “sindacato dei diritti acquisiti” che se son per pochi a danno degli altri si deve avere l’onestà di chiamare privilegi, dalle tutele, ai contratti, alle pensioni.

Temete più le incursioni mediatiche di Landini o le offensive anti triplice di Matteo Renzi?

L’iper-esposizione mediatica del segretario Fiom lo porta ad una visibilità doppia rispetto a Cgil-Cisl-Uil messe insieme. Le redazioni tv ci dicono che lo invitano come “politico”. Cambiano governi ma è una costante, nel presepe mediatico, Tv pubbliche e private, il segretario Fiom è una costante dei palinsesti. Così scomodo al potere evidentemente non è. Mi preoccupa che ci sia un mondo dell’informazione che crede che il nostro paese sia racchiuso tra Salvini e Landini.

Magari Salvini e Landini sono più efficaci di voi in tv…

Gli assist mediatici alla Polverini l’hanno aiutata ad andare in politica ma non le hanno fatto fare un iscritto in più in Ugl, lo stesso vale per Landini, l’audience fa fare molti selfie ma pochi iscritti. I media creano personaggi da far girare negli studi e a cui fare  ovunque le stesse domande, per fingere le stesse polemiche. Pensate che i lavoratori non lo abbiano capito? Renzi deve recuperare molto nella maturazione della virtù del discernimento. Dare una scossa al paese va bene, la spavalderia dei giudizi sommari e l’autosufficienza lo farà sbattere se non vira.

Traduco: aridatece la concertazione…

Io non sono nostalgico delle liturgie della concertazione. Sinceramente, pensavo che il Premier, dopo la prima fase degli incontri privati con Landini e la Cantone, comprendesse che col sindacato bisognava iniziare fare sul serio: ascoltare tutti, davvero, e poi decidere.  Invece non ha saputo fare il salto di qualità. Va bene anche la sfida per il rinnovamento del sindacato, ma alcuni atteggiamenti sono utili all’obiettivo contrario: a compattare il ventre vecchio e molle del sindacato, altro che rinnovamento. Ma alla fine, conta quello che mette in campo ciascuno di noi, e io, di sicuro, non lascio a Renzi la sfida per la modernizzazione del Paese.

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