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Un miliardario americano finanzia un nuovo istituto per lo studio della cellula.

L’8 Dicembre scorso è stata annunciata la nascita dell’Allen Institute for Cell Science a Seattle.

L’istituto rappresenterà una specie di “osservatorio” per lo studio della struttura e funzione della cellula e permetterà di capire come le varie componenti cellulari, quali i ribosomi (le macchine per sintetizzare le proteine), microtubuli o i mitocondri (le centrali energetiche delle cellule), operano e interagiscono tra loro. L’obiettivo è di fornire un quadro generale ed integrato delle miriadi di attività cellulari.

L’istituto si occuperà principalmente di studiare le cellule pluripotenti indotte (iPS- un modello delle cellule staminali embrionali) e il loro differenziamento  in due tipi cellulari: le cellule del muscolo cardiaco – i cardiomiociti- e le cellule epiteliali che delimitano molti organi interni come ad esempio l’intestino.

Verranno create linee cellulari per studiare come si comportano le singole componenti delle cellule in caso di infezioni o trattamenti con farmaci. L’obiettivo finale è di sviluppare modelli al computer per prevedere il comportamento della cellula in varie condizioni. Come nel caso dell’Institute for Brain Science in Seattle, anche questo voluto e finanziato da Paul Allen cofondatore della Microsoft, tutte le informazioni prodotte saranno consultabili online. Inoltre le linee cellulari utilizzate saranno rese disponibili agli scienziati di tutto il mondo per ulteriori analisi.

L’istituto avrà un budget iniziale di 100 milioni di dollari per i primi 5 anni al termine dei quali si deciderà se continuare o meno. Nel caso dell’Allen Brain Institute fondato nel 2003 e cha così tanto ha contribuito allo sviluppo delle neuroscienze, al finanziamento iniziale di 100 milioni ne è seguito uno successivo di altri 400. Il successo dell’iniziativa sarà misurato dalla produttività scientifica (pubblicazioni su riviste internazionali) ma anche dall’impatto che avrà nell’influenzare lo sviluppo della ricerca biologica in tutto il mondo.

La notizia sollecita una serie di considerazioni.

La prima rimarca la grande differenza tra il sistema italiano e quello americano. Negli USA un miliardario investe centinaia di milioni di dollari per finanziare la ricerca di base senza preoccuparsi delle immediate ricadute produttive ma sicuro che in tempi ragionevoli l’iniziativa cambierà il mondo della ricerca con importanti ricadute anche economiche. Qualcosa che in una certa misura ricorda l’attenzione che nel Rinascimento i signori italiani ponevano nell’arte e nella cultura.

La seconda considerazione è che la biologia sta compiendo in questi anni un salto quantico, passando da una disciplina per piccoli gruppi di ricerca che svelano i meccanismi molecolari alla base di uno specifico processo ad una visione digitale complessiva della fisiologia e patologia del sistema vivente. Una rivoluzione iniziata con il progetto genoma umano proseguita con i progetti sull’analisi funzionale del genoma e che ora si occupa di obiettivi più ambiziosi come comprendere come funziona il cervello o la cellula.

La terza considerazione riguarda le ricadute di questa evoluzione della ricerca. Comprendere è la premessa per poter agire. Nel caso specifico, per poter sviluppare nuovi approcci terapeutici e farmaci innovativi efficaci contro malattie importanti quali i tumori, le malattie cardiache o neurodegenerative. Ma anche per ridurre l’uso, sempre più discusso, dei modelli animali e sostituirli con metodi digitali e programmi informatici che permettano di prevedere l’effetto di farmaci o di agenti stressanti sulla funzione delle cellule o degli organismi.

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