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Perché lo spregiudicato Salvini può affascinare il Sud. Parla Marcello Veneziani

Un’effige priva della parola “Lega Nord” e dello storico simbolo di Alberto da Giussano. L’adesione di rappresentanti della ex Alleanza Nazionale per una campagna incentrata sul “No all’euro e all’immigrazione selvaggia”. Un tesseramento che si sviluppa sulla Rete per arginare i fenomeni di clientelismo e riciclaggio di personale politico screditato.

La campagna promossa dal leader del Carroccio Matteo Salvini per conquistare il Mezzogiorno e contendere la guida dell’Italia a Matteo Renzi ha ricevuto una notevole risonanza mediatica. Mentre nella galassia inquieta e frantumata del centro-destra le reazioni sono improntate a cautela, scetticismo, ostilità.

Per capire le prospettive e le possibilità di successo del progetto, Formiche.net si è rivolta a Marcello Veneziani, firma de Il Giornale e saggista attento ai fermenti del mondo conservatore.

Matteo Salvini può riscuotere vaste adesioni nel Mezzogiorno con una campagna populista?

Sì. Le condizioni sono più favorevoli rispetto al passato. Considerando il tasso di disperazione di una popolazione che le ha provate tutte in termini politico-elettorali – compreso Beppe Grillo – il leader della Lega può rappresentare l’ultima spiaggia. Anche perché al Sud non vi è più una forte destra in grado di drenare consensi.

Il segretario del Carroccio afferma che i cittadini settentrionali e meridionali hanno gli stessi problemi: Euro-zona e immigrazione incontrollata. Che ne pensa?

È una considerazione condivisibile, se pur tardiva. Ricordo che fino a due a anni fa la Lega parlava solo dei disagi delle imprese del Nord, mentre ignorava i drammi delle famiglie del Sud. Mi fa piacere che adesso lo riconosca, ma temo si tratti di un’attenzione puramente elettorale. Tuttavia, nel quadro di un centro-destra evanescente e caratterizzato dalla stanchezza per il berlusconismo, Salvini può diventare una sponda convincente.

L’adesione di una parte del mondo di destra a un progetto da forte richiamo lepenista giocherà un ruolo rilevante nel suo successo?

Senz’altro. Se l’operazione è tradurre in Italia l’esperienza del Front National è inevitabile assecondare tendenze di destra. Certo, in una logica normale sarebbe preferibile un’alleanza che comprenda la Lega Nord e un soggetto di ispirazione nazionale-conservatrice. La mancanza di una realtà del genere viene colmata dall’iniziativa spregiudicata di Salvini.

È sufficiente raccogliere le adesioni sul web anziché tramite circoli e sezioni per arginare il rischio riciclaggio?

Bisogna guardare le biografie. Vi è gente con un’onorata militanza politica nella destra, mentre altre persone hanno risolto la loro esperienza in una cattiva gestione amministrativa. È necessario chiudere le porte verso questi ultimi. Ma non si deve creare la categoria etnica dei riciclati.

Al Sud si profila e si gioca uno scontro per la leadership del centro-destra tra Matteo Salvini e Raffaele Fitto?

Ritengo di no. Il parlamentare europeo di Forza Italia è un buon amministratore. Nella veste di presidente della Regione Puglia non è stato popolare a causa della chiusura di diversi ospedali, ma ha governato con saggezza. Eppure non è un leader politico, né una figura con appeal televisivo. Il leader del Carroccio forse non è in grado di amministrare realtà significative. Ma ha buone capacità comunicative soprattutto in campagna elettorale. Non metterei in contrapposizione due figure così lontane.

L’iniziativa lanciata dal segretario della Lega al Sud costituisce l’abiura definitiva della stagione secessionista e indipendentista?

Non escludo un ritorno a quelle campagne. L’elemento deprimente  dell’attuale paesaggio politico è l’assenza di fedeltà a una linea e idea-forza. Tutto viene compiuto e cambiato secondo flussi e tendenze temporanee. Basta vedere le modalità di azione del governo Renzi per rendersi conto che il pragmatismo ha soppiantato ogni altro principio-guida nella vita pubblica.

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