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Una fretta che spinge al voto

La fretta di Renzi, forte di una maggioranza parlamentare fasulla e illegittima, gli permette di varare senza eccessiva difficoltà una manovra fasulla che a primavera imporrà le inevitabili sanzioni dell’UE e di incardinare, come regalo della Befana, una legge elettorale super truffa che un incomprensibile Alfano vorrebbe approvare quanto prima.

In quest’affollata serie di scadenze politiche si inseriscono le annunciate dimissioni di Napolitano e il passaggio quanto mai emblematico dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

In un totale marasma istituzionale, un parlamento, i cui membri sono stati dichiarati eletti con una legge incostituzionale, mentre continuano a varare a colpi di voti di fiducia da una maggioranza fasulla provvedimenti fondamentali per la vita economica, sociale e finanziaria del Paese, dovrebbe anche eleggere un nuovo Presidente, in condizioni di assoluta illegittimità, quanto meno sul piano della reale rappresentanza politico elettorale.

Meglio sarebbe stato, come andiamo sostenendo da tempo, che Napolitano avesse avuto il coraggio di andare a elezioni anticipate subito dopo la sentenza sul porcellum della Corte Costituzionale, anziché percorrere la strada ambigua e dai forti connotati di illegittimità, lungo la quale si è potuto siglare quello sciagurato patto del Nazareno che ha fatto assurgere a nuovi padri costituenti il duo fiorentino Renzi-Verdini.

Tira aria di elezioni anticipate, per tentare di mantenere con l’Italicum il rigido controllo dei gruppi da parte degli attuali king makers delle principali formazioni politiche presenti in Parlamento.

In fondo a Renzi, Berlusconi e allo stesso Grillo, in questo momento preme soprattutto evitare le fughe sempre più frequenti o annunciate dei dissidenti interni e l’Italicum, più o meno rabberciato, può funzionare benissimo alla bisogna. Servirà solo un presidente disponibile a sciogliere le camere subito dopo la sua avvenuta elezione.

E proprio questa scadenza, con l’approvazione della legge elettorale, sarà il salto mortale doppio che si accinge a compiere “il Bomba” di Firenze. Conservo la speranza che, tanto nel PD che in Forza Italia, come nelle opposizioni palesi delle due Camere, siano ancora presenti uomini e donne che hanno consapevolezza dei rischi enormi che l’Italia sta correndo sul piano della sua tenuta democratica.

Con la quasi totalità delle regioni governate dal PD, nei prossimi rinnovi regionali, sarà nel Veneto che si gioca la battaglia campale tra le componenti alternative al PD renziano e a quelle che, anche sul fronte delle residue forze del NCD e dell’UDC, sembrano non disdegnare il richiamo delle sirene renziane, pur di sopravvivere.

E’ assai alta la probabilità che a maggio ci si ritrovi in un election day tra rinnovo del Parlamento, regionali ed elezioni amministrative.

Spiace che in tale ambiguo scenario, a tutt’oggi, non si sia riusciti a ricomporre l’area dei popolari, dando spazio alle frammentate fuorvianti inculture politiche oggi prevalenti.

E’ tempo, anzi non c’è ne è quasi più, che quanti, da Mario Mauro a Flavio Tosi, da Raffaele Fitto a Corrado Passera, sono interessati a costruire un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista e trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE come sezione italiana dello stesso, trovino la forza e il coraggio per uno scatto di reni.

Solo così si potrà porre argine a una deriva autoritaria gravissima e offrire una speranza a quell’oltre metà degli elettori che non si ritrovano più negli attuali assetti impazziti della politica italiana.

Ettore Bonalberti

www.insiemeweb.net

www.don-chisciotte.net

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