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Per il Colle Alfano pensa ad un NCD?

La partita per il Colle, seppure già molto accesa, è appena ai preliminari e il riserbo appare un imperativo inviolabile. Prudenza e prassi, caso mai, suggeriscono ben altro: utilizzare alcune indicazioni -dapprima generiche e, man mano, sempre più affinate e specifiche- come “leva” per scardinare candidature autorevoli che nel gioco dei veti incrociati potrebbero, alla fine, rivelarsi vincenti seppure diffusamente indigeribili.

L’idea di un cattolico per il dopo Napolitano, avanzata dal Vicepremier Alfano, sembra inscriversi a pieno titolo in questo scenario.

Dopo l’annuncio, alquanto generico ma assai azzeccato, il leader Ncd è tornato a rimarcare la posizione ponendo sul piatto tre pregiudiziali e una proposta: 1) la scelta del nuovo Presidente non può essere una questione interna ad un partito, foss’anco il partito di maggioranza relativa. Tutto deve essere ricondotto alla maggioranza e, solo successivamente, rivolto all’opposizione più dialogante. Prima zeppa. 2) il partito di maggioranza può, senza lesa maestà, rinunciare al candidato Presidente. È accaduto più volte in passato (la DC donò i propri voti per l’elezione di Enaudi, Saragat e Pertini) e può accadere di nuovo. Secondo paletto. 3) nella Seconda Repubblica è sempre stato eletto un Presidente espressione della sinistra, nonostante la conclamata forza del fronte moderato. Terzo indizio.

Infine la proposta secca (e oltremodo chiara): per il Quirinale serve un accordo a tre: PD-Area Popolare-FI in cui  -il non detto facilmente intuibile- Ncd, con un proprio candidato autorevole, potrebbe rivelarsi prezioso elemento di equilibrio, di mediazione e di garanzia per molti.

Se son rose fioriranno, come si sul dire, ma in politica ogni indizio si avvicina molto ad una prova.

In fondo a Renzi, sotto sotto, potrebbe non dispiacere l’idea di un uomo di mediazione extra PD al Colle che, senza colpo ferire, gli permetta a) di tarpare ogni velleità interna e restare -ancora a lungo- la stella polare indiscussa ed indiscutibile nel partito, b) di governare con maggiore sicurezza contando su una maggioranza (di fatto) allargata, c) di avere molta voce in capitolo sulla fine della legislatura e d) di tenere in pugno il consenso moderato (tanto di sinistra quanto di destra) per puntare al Partito della Nazione.

 

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