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L’Italicum e il partito dei moderati

Quale sarà il “profitto maggioritario” (per Renzi) e la “rendita proporzionalistica” (per Alfano) dell’Italicum? Ancora non è chiaro. È certo, invece, che i mali di un sistema politico non possono essere guariti dal solo meccanismo di scrutinio.

Supponiamo che in una strada lunga un chilometro ci siano solo due banche. Per gli abitanti l’ideale sarebbe che entrambe fossero ubicate a duecentocinquanta metri dagli estremi della strada (ovvero a un quarto e tre quarti). In tal caso, nessun abitante sarebbe costretto a fare più di duecentocinquanta metri per raggiungere lo sportello più vicino.

Alle banche, invece, conviene stare il più possibile vicine tra loro, per contendersi i potenziali clienti del tratto centrale della strada. Infatti, quelli residenti ai suoi estremi tenderanno a rivolgersi all’agenzia più vicina (o, almeno, ciò è assai probabile). Dal punto di vista degli istituti di credito, insomma, la sistemazione più razionale è quella nella zona centrale della strada.

Supponiamo ora che in Italia ci siano solo due partiti (o due coalizioni di partiti): cambiano la scena e gli attori, ma non la logica dei loro comportamenti. Infatti, soprattutto da quando è stato introdotto il sistema maggioritario, la caccia al consenso degli “elettori mediani” è il fulcro della competizione bipolare.

In altri termini, dal Mattarellum al Porcellum fino all’Italicum può cambiare l’orchestra, ma la musica è la stessa: ciò che conta è insediarsi al centro dell’elettorato.

Solo che quest’ultimo non si identifica tout court con l’area dei moderati, come vuole una certa vulgata giornalistica. Infatti, designa una realtà socialmente assai composita, in cui il piccolo imprenditore come il professionista, l’operaio come il disoccupato, votano non in base alle ideologie, ma in base alle concrete offerte presenti nel mercato politico.

Insomma, il “cittadino-consumatore moderato” è una figura mitologica, sul cui altare si sono consumate e possono consumarsi le più spericolate operazioni trasformistiche, dalla  scelta dei candidati alla elaborazione dei programmi per conquistare le quote maggiori di consenso nelle urne.

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