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Ecco le 15 malattie della Curia diagnosticate da Bergoglio

Sono quindici le “malattie” spirituali che Papa Francesco ha elencato alla Curia romana, in occasione della tradizionale udienza per gli auguri, con un invito ad un “esame di coscienza” collettivo in vista del Natale.

LA PRIMA MALATTIA

La prima è la malattia del sentirsi “immortale” o “indispensabile”: “Una Curia che non fa autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi è un corpo infermo”, ha detto Bergoglio per poi consigliare una visita ai cimiteri per vedere i nomi di tante persone che “forse pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili”.

L’ECCESSO DI PIANIFICAZIONE

C’è poi la “malattia dell’eccessiva operosità”, quella dell'”impietrimento” mentale e spirituale e quella della “eccessiva pianificazione”, che porta a diventare “un contabile o un commercialista” e “voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo”.

L’ALZHEIMER SPIRITUALE

Jorge Mario Bergoglio ha parlato poi della “malattia del mal coordinamento”, quando i membri di un corpo unico “perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità” diventando “un’orchestra che produce chiasso”. Sesta malattia, quella dell’Alzheimer spirituale, propria delle persone che hanno “perso la memoria” dell’incontro con il Signore. Settima, “la malattia della rivalità e della vanagloria”, “quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita”.

LA SCHIZOFRENIA ESISTENZIALE

“Gravissima” la malattia della “schizofrenia esistenziale”, propria di coloro che vivono “una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare” e conducono una vita “nascosta” e spesso “dissoluta”.

LA MALATTIA DEI PETTEGOLEZZI

C’è poi la malattia “delle chiacchiere e dei pettegolezzi” che trasformano una persona in “seminatrice di zizzania” e “omicida a sangue freddo della fama dei propri colleghi e confratelli”, fino a diventare un “terrorismo delle chiacchiere”.

LA DIVINIZZAZIONE DEI CAPI

Decima malattia, “divinizzare i capi” e corteggiare i superiori, che a loro volta “corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, lealtà e dipendenza psicologica”, undicesima, “la malattia dell’indifferenza verso gli altri”, dodicesima, “la malattia della faccia funerea”, quella delle persone “burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità, durezza e arroganza”. In questo senso, Francesco invita a essere pieni di humor e autoironici: “Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo”.

IL PECCATO DELL’ACCUMULARE

Infine, “la malattia dell’accumulare” beni (“I nostri sono un segno di questa malattia”), quella dei “circoli chiusi” (“l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso” e diventa un “cancro”), e, quindicesima malattia, quella “del profitto mondano, degli esibizionismi”, “la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri, perfino sui giornali e sulle riviste. Naturalmente per esibirsi e dimostrarsi più capaci degli altri”.

I RIFERIMENTI DEL CORRIERE

Scrive oggi il Corriere della Sera: “Un amico venuto dall’Argentina che lo ha incontrato di recente, lo ha visto determinato ad andare avanti più di prima. «Non credo che si dimetterà mai», spiega. «Ma se lo decidesse, sarà quando riterrà che le sue riforme sono irreversibili»”. “Il problema – continua il quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli – è che continuano ad apparire in bilico. L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, ieri ha titolato sull’«Esame di coscienza» chiesto da Francesco; e commentato che «la Curia romana ha di fronte a tutta la Chiesa un dovere speciale di esemplarità». A scorrere le parole papali, si indovinano invece soprattutto cattivi esempi. E qualcuno insinua il dubbio che Casa Santa Marta sia una scelta a doppio taglio”.

I DUBBI DI MASSIMO FRANCO

Significative le ultime parole del commento firmato da Massimo Franco sul Corriere della Sera: “Rimane da capire se strigliate come quella di ieri siano un pungolo per accelerare il cambiamento e piegare le resistenze; oppure possano diventare un alibi per chi le combatte e cerca di usare le parole papali con l’obiettivo di affinare e predicare la strategia del «guarda e aspetta». Nella convinzione, non importa se sbagliata o no, che i «quindici peccati» additati da Bergoglio siano, in gran parte, esagerati. Da gestire e, al massimo, da correggere come debolezze umane ineliminabili nella Roma papalina”.

LA RICOSTRUZIONE DI RODARI

Il vaticanista di Repubblica, Paolo Rodari, già al Riformista e al Foglio, scrive: “Francesco, eletto al soglio di Pietro, ha fatto suo il mandato e ha iniziato a destrutturare, a spingere per un ritorno all’essenziale — la Chiesa «corpo mistico di Cristo» — oltre ogni altra logica. Ma il discorso di ieri mostra che il passato è ancora presente. Che i problemi, e soprattutto gli scandali, esistono ancora. Come esistono le resistenze di una Curia restia al cambiamento. Di qui la volontà di abbandonare la consuetudine di un discorso prenatalizio dedicato ai bilanci di fine anno, per dire altro”.

LE IPOTESI DI REPUBBLICA

Ma quali erano i reali obiettivi del Papa? Ecco la risposta di Repubblica nell’articolo Rodari: “Anzitutto stigmatizzare le «chiacchiere », le «mormorazioni» e i «pettegolezzi». Un male, quest’ultimo, che ha colpito l’inizio del pontificato di Francesco, quando su alcuni giornali uscirono accuse pesanti contro monsignor Battista Ricca, nominato “prelato” dello Ior dallo stesso Bergoglio. Secondo voci confluite su parte della stampa, Francesco era stato tenuto all’oscuro di presunti (e infondati) trascorsi scandalosi dello stesso Ricca. Tanto che, sempre secondo alcuni giornali, il Papa avrebbe presto rimosso il prelato. Cosa, invece, mai avvenuta. Le chiacchiere sono «una malattia grave», ha detto Francesco. Si diventa «come Satana», che «semina zizzania », quello stesso Satana citato anni fa da Paolo VI in un discorso evocato, non a caso, in una nota a margine del testo ufficiale di ieri”.

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