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Chi sono i veri alleati segreti di Putin

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

La partita a scacchi eurasiatica è appena iniziata. Il rublo alle corde e la crisi in Ucraina hanno rimesso in moto il gioco delle alleanze e della geopolitica mondiale. Vladimir Putin deve rompere l’isolamento nel quale le sanzioni economiche lo hanno relegato e per ottenere dei risultati deve percorrere nuove strategie. In primis provare a convincere il francese François Hollande che la germanizzazione dell’eurozona non è la miglior soluzione per la Francia e la sua grandeur nucleare. Hollande conosce bene il Lebensraum, la ricerca ad est dello spazio vitale germanico, e la politica estera francese nel corso dei secoli per contenerlo e ostacolarlo.

Per questa ragione l’inquilino dell’Eliseo è sicuramente la sponda in Europa più sensibile a rompere l’isolamento di Mosca sul fronte delle sanzioni economiche e i suoi recenti viaggi in Kazakistan lo certificano, visto che il padre padrone di Astana, Nursultan Nazarbaev, è il più fedele alleato di Putin e quindi anche l’orecchio migliore per recapitare un messaggio al Cremlino. Più la Germania metterà la Francia sotto pressione per i suoi traballanti conti pubblici e più crescerà il malessere verso l’euro tra i cittadini francesi, più Hollande troverà conveniente costruire un canale privilegiato politico con Putin. Lo sblocco della consegna delle due navi da guerra già pagate da Mosca potrebbe segnare, già nelle prossime settimane, il punto di svolta.

Diversa la posizione cinese. Xi Jinping ha ottenuto da Putin un contratto storico di fornitura di gas per mettere in garanzia le esigenze energetiche del pil cinese sempre in crescita. La Cina non ha adottato sanzioni economiche dirette verso la Russia e quindi rientra nella partita solo indirettamente. Può comunque giocare un ruolo importante mettendo molta pressione sugli Usa per quanto attiene la geopolitica eurasiatica. E per farlo ha un’arma ben più efficace delle testate nucleari: la vendita dei tanti miliardi di T-Bill, i titoli di stato americani, accumulati nel corso degli ultimi anni. Infine il Brasile. Una potenza nucleare che dipende anch’essa molto dalle esportazioni.

Putin e Dilma Rousseff, presidente del Brasile, hanno già firmato un accordo che favorisce le vendite agroalimentari brasiliane in Russia, una mossa che serve a sostituire parte dei beni non più importati dall’Europa. La Rousseff, poi, da tempo spinge per veder riconosciuto un maggior ruolo nelle istituzioni internazionali ai Bric e non pare in alcun modo intimidita dalla crisi Ucraina. Non dispone di riserve valutarie per aiutare il rublo ma può giocare un ruolo importante nell’interscambio commerciale internazionale a vantaggio di Mosca.

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