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Non è più tempo di cerone, n’è di cedrone

Il fatto che una donna, per protestare, prende e va prendersi il bambinello sotto l’albero non ha spiegazione alcuna. È perfino peggio del fatto di Alì Agca che, in quella stessa piazza, una mattina di festa  sparò il Papa. Perché, contro il terrore la Madonna ci può qualcosa, e infatti fece il miracolo, contro la pornografia della ribellione non ci può niente.
Il fatto delle Femern è il simbolo di una società in cui, per dare dei segnali che le cose non vanno, si finisce per colpire chi non c’entra niente liofilizzando il fine della protesta e indebolendo le ragioni stesse del malessere. Il 2014 non è stato un anno buono per tanti bimbi, altri bambinelli, verso i quali si è scagliato il più terribile dei mali, quello della madre e, più in generale, del mondo degli adulti.
Noi italiani passiamo (al)la storia accontentandoci e sopportando(ci). Stiamo anni e anni in cassa integrazione, ci accontentiamo di fare 4 lavori in nero pur di avere salvo il quieto vivere. Quando Grillo o Bersani si sono intestati, ciascuno a suo modo, il merito di aver dato una rappresentanza a certo malcontento il primo e di aver dato risposte, a suon di welfare, il secondo, avremmo dovuto scattare dalla sedia e ribaltare il tavolo. Perché bisogna finirla di essere addomesticati. Di tanto in tanto ci vogliono le cesure. Non è più il tempo del cerone, n’è del cedrone. Bisogna far saltare il tavolo. Sapendo che, nell’immediato dopo, le cose saranno perfino peggio. Non si può sperare di aggiustare le cose, come la case, sempre e solo per via epidermica quando i muri e i solai sono marci dentro. Bisogna prendersi dei rischi, armarsi di coraggio, farsi comunità, e buttare giù tutto.

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