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Giorgio Napolitano e il Libro della Sapienza

A Giorgio Napolitano

‘’Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro, a paragone suo, è come un po’ di sabbia; e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento’’. (Dal Libro della Sapienza)

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Ci siamo fatti di nuovo riconoscere. Un turno di presidenza italiana dell’Unione europea  (un’occasione che si presenta, si diceva un tempo, ‘’ad ogni morte di Papa’’), iniziata all’insegna dell’arroganza e della presunzione, portata avanti con sciatteria e provincialismo, è terminata, in un’Aula del Parlamento deserta, con una lite da bar tra i due Mattei nazionali. Una prece.

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Ad osservare il profilo dei componenti del commando che ha sconvolto la Francia non si può fare a meno di pensare ad Hannah Arendt e al suo saggio  ‘’La banalità del male’’.

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Che cosa hanno fatto gli agenti della pattuglia della Polizia d’Oltralpe quando si sono imbattuti nei due terroristi che si lasciavano alle spalle morti e feriti? Hanno innestato la retromarcia e lasciato fuggire gli assassini. Poi dicono dei vigili di Roma! Loro almeno hanno presentato un certificato medico.

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Beati i popoli a cui non interessa sapere ciò che progettano Raffaele Fitto, Giorgia Meloni e Flavio Tosi. E non si domandano se Gennaro Migliore sarà il candidato del centro sinistra nelle elezioni regionali in Campania.

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L’Europa è destinata a diventare, nel tempo, un continente islamico. Non occorre il Califfato. Basteranno i trend demografici.

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