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Ecco come Renzi e Alfano vogliono terrorizzare i foreign fighter

Ecco, secondo alcune indiscrezioni di stampa, cosa prevederebbe il pacchetto di nuove misure antiterrorismo messo a punto dai tecnici del Ministero dell’Interno e da Palazzo Chigi.

I nuovi strumenti legislativi, almeno nella parte relativa al contrasto al fenomeno dei foreign fighter, hanno avuto un percorso travagliato. Erano stati annunciati dal titolare del Viminale a ottobre scorso e poi rilanciati nelle ore successive alla strage di Parigi. Oggi arrivano in Consiglio dei ministri alle 13. Si vedrà se e come saranno approvati

Le novità — ad esclusione dell’istituzione della Procura nazionale antiterrorismo (che non sarà in discussione oggi, ma in un provvedimento separato che verrà dibattuto non prima di una settimana e che sta già facendo discutere) — ruoterebbero intorno ad almeno quattro nuovi strumenti di “repressione” e “prevenzione” tarati sulla nuova minaccia jihadista. Eccoli:

1) Colmando un vuoto di legge, diventa penalmente perseguibile non solo chi arruola o fa attività di proselitismo jihadista, ma anche chi, volontariamente, a quell’appello aderisce per essere aggregato a organizzazioni qualificate come appartenenti al firmamento del terrorismo internazionale. In altri termini, il foreign fighter o combattente che dir si voglia, che lascia l’Italia per raggiungere la Siria piuttosto che il Maghreb o lo Yemen e unirsi a formazioni armate, cessa di essere “neutro” per la nostra legge penale e risponderà di un reato per il quale viene prevista una pena detentiva fino a 10 anni.

2) Ai questori viene riconosciuto un nuovo strumento di prevenzione. Sulla base di indizi di polizia, potranno chiedere all’autorità giudiziaria di sottoporre alle cosiddette «misure speciali di prevenzione» chiunque sia semplicemente sospettato di attività legate al terrorismo o di essere prossimo a lasciare il Paese per unirsi allaJihad. E tra le “misure” ci sono il ritiro del passaporto, oltre all’obbligo di firma e ad una serie di limitazioni della libertà di movimento.

3) Applicando le norme già previste in materia di lotta alla pedo-pornografia in Rete, le forze dell’ordine potranno procedere all’oscuramento di siti di propaganda islamista piuttosto che di piattaforme di social network, rendendoli inaccessibili a chi prova a connettersi attraverso operatori telefonici o provider italiani. Uno strumento, questo, che dovrebbe rendere sicuramente meno agevole la cosiddetta attività di «auto- indottrinamento» e «auto-radicalizzazione » e dunque depotenziare lacapacità di predicazione violenta di imam che hanno trovato nella Rete la loro dimensione itinerante.

4) Recependo un nuovo regolamento europeo dell’ottobre scorso, verrà istituito una sorta di nuovo registro di armi, esplosivi e dei loro precursori che dovrebbe rendere meno agevole non solo l’approvvigionamento sul mercato bianco, ma anche rendere meno florido quello “nero”. Di più: che dovrebbe consentire alle polizie di poter risalire con certezza ai singoli passaggi che ha conosciuto un’arma, una munizione o una sostanza utilizzata per fabbricare esplosivi.

Solo oggi, come detto, il governo deciderà se le nuove norme avranno la forma del decreto (il che ne comporterebbe l’immediata entrata in vigore) o quella del disegno di legge. Mentre la discussione in consiglio dei ministri non affronterà il tema dibattuto ieri a Bruxelles del cosiddetto “Pnr” (la banca dati europea che conserverà traccia del traffico aereo passeggeri in entrata e uscita dal continente) su cui il governo ha deciso di attendere un pronunciamento del Parlamento Europeo. Intanto il premier Matteo Renzi, intervistato a Quarta colonna su Rai4, ha detto che «ci sono state almeno un paio di operazioni » contro il terrorismo condivise dall’Italia «con i servizi segreti degli altri Paesi».

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