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Ecco i consigli della Cisl per la Finmeccanica di Moretti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

La crisi ha messo in evidenza come il nostro Paese abbia sempre più un estremo bisogno almeno di confermarsi come seconda industria europea e ottava al mondo. Un traguardo che non può che passare attraverso lo sviluppo di produzioni tecnologiche, ingegneristiche e manifatturiere d’avanguardia di cui Finmeccanica rappresenta una delle maggiori aziende strategiche civili e della difesa in Europa e nel mondo.

Ecco perché in questi giorni cruciali per la holding “governata” dal ministero del Tesoro la Fim Cisl ha pensato di riunire a Roma il coordinamento nazionale dei propri delegati del Gruppo, obiettivo discutere le proposte che la Fim avanza per la nuova Finmeccanica del futuro.

Finmeccanica è il più grande gruppo industriale italiano con circa 63.800 addetti, è una risorsa in termini di competenze, tecnologia, lavoro e la nuova Finmeccanica deve avere la capacità di operare e giocare un ruolo da protagonista nel rilancio dell’economia del nostro Paese. Questo lo potrà fare solo se riuscirà a coniugare: risanamento dei conti, finalizzando gli investimenti da una parte e dall’altra potenziando e ampliando la sua presenza commerciale internazionale con prodotti redditizi ed innovativi, valorizzando al massimo le alleanze internazionali alle quali già oggi partecipa ricercandone altre con una visione strategica.

La capacità di fare sistema e valorizzare in modo duale gli investimenti, deve diventare un punto cardine del gruppo: il mercato del civile pur avendo in alcuni ambiti sue peculiarità, non si può considerare disgiunto da quello della difesa. E’ indispensabile considerare che sempre più gli investimenti tecnologici nella difesa hanno ricadute ed utilizzi civili.

Ma servono nuovi prodotti e programmi propri, e una strategia di alleanze internazionali che consentano a Finmeccanica di rafforzare il suo ruolo di player mondiale, perché se resta sola rischia di non essere sufficientemente grande a livello internazionale.

Il 27 gennaio, verrà riunito il cda del gruppo. Verranno illustrate dall’ad Mauro Moretti le nuove strategie industriali, per la nuova Finmeccanica che riguarderanno principalmente la semplificazione e razionalizzazione dell’organizzazione e dei costi. Questo significa la chiusura delle società che compongono la holding. Al loro posto ci saranno cinque divisioni aziendali che riguarderanno: l’Aeronautica (l’attuale Alenia Aermacchi) l’Elicotteristica (l’attuale Agusta Westland), l’Elettronica per la Difesa (parte di Selex Es), il Settore Civile (parte di Selex Es) e Land & Naval (parte di Selex Es, Wass, Oto Melara). R

imarebbe fuori da questa riorganizzazione il settore trasporti con Ansaldo Breda e Ansaldo Sts, leader indiscusso nel mondo per quanto riguarda il segnalamento ferroviario. Per entrambe le aziende, in questi giorni la holding, starebbe valutando l’offerta dei cinesi (circa 1,5 miliardi di euro) di Insigma e dei giapponesi di Hitachi. Una scelta che secondo Michele Zanocco (Segretario nazionale della Fim Cisl) andrebbe valutata con attenzione: “Ha senso oggi vendere Ansaldo, visto che, anche grazie al pesante piano di riorganizzazione concordato con le organizzazioni sindacali nel 2012, l’azienda raggiungerà quest’anno il pareggio di bilancio e con molta probabilità, nel 2015, tornerà in attivo?” Mentre è di ieri l’annuncio del fatturato record per il 2014 di Atr, la joint venture partecipata pariteticamente da Finmeccanica – Alenia Aermacchi e Airbus che sale a 1.8 miliardi di euro.

Una cosa comunque è certa, l’avvento del nuovo l’ad Moretti ha impresso un cambio di passo alla holding per riportare sopra la “linea di galleggiamento” un gruppo che nel corso degli ultimi anni ha sofferto una pesante situazione finanziaria, (nel 2013, portafoglio d’ordini di 42.7 miliardi, con un debito pesante di 3.9 che nella gestione ordinaria che superava i 5 miliardi) il cui risanamento è passato per operazioni finanziarie straordinarie: cessione di quote di aziende controllate e vendite (l’ultima Ansaldo Energia) un risanamento che, però, rischia di produrre il depauperamento di un importante settore dell’industria italiana e della stessa Finmeccanica, anche perché non ancora accompagnata da una necessaria e decisa azione focalizzata alla valorizzazione complessiva delle sue potenzialità industriali. Per queste ragioni sarebbe opportuno, come ha suggerito la responsabile delle relazioni industriali di Finmeccanica, Paola Assorgia, che ha preso parte ai lavori della Fim Cisl, “un laboratorio di idee per affrontare le sfide del futuro, sperimentando forme innovative anche sul piano normativo, che vadano ad interagire con il contratto nazionale di Federmeccanica, sottolineando la necessità di riavviare politiche attive del lavoro e di favorire il ricambio generazionale per ripartire con un cambio di passo”.

Su questo terreno il Protocollo Finmeccanica sottoscritto il 16 aprile del 2013, potrebbe rappresentare se praticato un modello d’impresa attento al valore delle risorse umane e prodromico alla realizzazione di un sistema partecipativo più avanzato che possa traguardare un’evoluzione di forme societarie che consentano nel tempo di raggiugere gli obiettivi funzionali a dare futuro all’azienda.

Augusto Bisegna

Ufficio Stampa nazionale Fim Cisl 

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