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I tormenti di Mario Monti in Senato al seguito di Napolitano

E’ passato più di un anno da quando Mario Monti ha lasciato Scelta Civica. La scintilla fu determinata da contrasti sulla legge di stabilità del governo Letta, ma il divorzio era nell’aria già da tempo. A Palazzo Madama, però, l’ex premier è ancora iscritto al gruppo del suo ex partito.

Così, quando nei giorni scorsi si è avuta notizia dell’iscrizione di Giorgio Napolitano al gruppo per le Autonomie, in via assolutamente privata e informale anche Monti ha manifestato il desiderio di iscriversi al gruppo guidato da Karl Zeller. Proprio per stare vicino all’ex capo dello Stato. “Monti nutre una profondissima stima per l’ex presidente. E gli sarebbe piaciuto far parte del gruppo cui si è iscritto Napolitano e di cui fanno parte anche altri due senatori a vita, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo”, raccontano fonti vicine al Professore. Che, dopo un periodo di raffreddamento per la scelta di scendere in politica e candidarsi a premier, è tornato a rinsaldare un forte legame con Napolitano. E infatti è stato uno dei primi a fargli visita, lunedì scorso, nel suo nuovo ufficio a Palazzo Giustiniani.

Per Monti, però, la porta del gruppo delle Autonomie è rimasta chiusa. Ufficialmente perché il gruppo è già troppo numeroso. In realtà contro Monti c’è stata la rivolta degli altoatesini, che non hanno dimenticato la politica anti-autonomista del suo governo. “Siamo in tanti, non possiamo prendere tutti. Non vogliamo snaturarci, né tanto meno diventare una sorta di gruppo misto. Monti vorrebbe entrare, ma per ora non se ne fa nulla”, spiega Zeller. Infatti, appena si è sparsa la notizia, sono iniziate le proteste di diversi consiglieri regionali dell’Alto Adige. “Il governo Monti ha fatto una politica anti-autonomista e ci ha aumentato le tasse. E’ contro le autonomie, quindi non lo vogliamo”, il tono delle proteste. Che hanno visto in prima fila l’ex governatore Trentino, Luis Durnwalder.

E l’Svp, di cui Zeller è uno dei massimi esponenti. Il partito del Sud Tirolo che, nel 2012, si è scagliato più volte contro Monti per le sue politiche fiscali. “E’ stata una vendetta bella e buona perché Monti ha tolto all’Alto Adige prebende che non hanno più senso di esistere”, spiega la fonte vicina al Professore. Così all’ex presidente della Bocconi non resta che rimanere tra i banchi di Scelta civica. “Ormai è fuori dal partito e si muove come figura istituzionale”, osserva il capogruppo di Sc a Palazzo Madama. “Ma non ci dà alcun fastidio, può benissimo restare. I rapporti personali sono rimasti ottimi”.

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