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Perché il Renzellum può essere un affarone per il centrodestra

Forza Italia si è rivelata decisiva per l’approvazione nell’Aula di Palazzo Madama dell’ultima versione della legge elettorale.

Silvio Berlusconi ha appoggiato con convinzione un testo che nell’opinione di molti analisi e di buona parte del ceto dirigente “azzurro” nasconde mille trappole per la formazione-perno dell’area conservatrice-moderata. Ritenuta a rischio marginalità con l’attribuzione del premio di governabilità alla singola lista anziché alla coalizione vincente.

LA TESI DEL FOGLIO

A illustrare le ragioni della scelta apparentemente clamorosa dell’ex Cavaliere è il capo-redattore e futuro direttore del Foglio Claudio Cerasa.

A giudizio del quale l’adesione del fondatore di Mediaset al Renzellum non è ispirata esclusivamente dal riconoscimento di un “potere di veto sulla scelta del Presidente della Repubblica” né dalla “vaga promessa di una futura agibilità politica”.

Bensì da un motivo culturale di ampio respiro: “L’orizzonte politico-istituzionale bipartitico di tipo statunitense aperto da un meccanismo di voto che rimuove il ruolo di interdizione e influenza dei piccoli partiti sui governi. Ruolo tradizionalmente lamentato dall’ex premier”.

LA GARANZIA DEL CONTROLLO DEI “PARLAMENTARI AZZURRI”

Un’altra ragione fondamentale alla base della scelta di Berlusconi a favore delle nuove regole -rimarca la firma del Foglio – è condensata nelle cifre fornite dai tecnici di Palazzo Madama cui il parlamentare della minoranza Pd Miguel Gotor ha richiesto una simulazione dei risultati prodotti dal Renzellum.

“La formazione perdente al ballottaggio conquisterebbe 97 seggi, tutti bloccati. La terza classificata ne otterrebbe 70, tutti bloccati. La quarta forza raggiungerebbe il numero di 60 deputati, sempre bloccati”.

È evidente che al momento Forza Italia non può ambire alla vittoria. Le adesioni registrate da tutte le rilevazioni demoscopiche la proiettano tra il secondo e il quarto posto nel tasso di gradimento di partiti. Posizione che in ogni caso garantirebbe l’elezione di rappresentanti “blindati”, individuati dall’ex Cavaliere al di fuori del “rischio preferenze”. Una polizza di assicurazione sulla riconquista del pieno controllo della pattuglia parlamentare “azzurra”.

L’OPINIONE DI PANEBIANCO

La lettura fornita da Cerasa è radicalmente antitetica rispetto all’analisi svolta sul Corriere della Sera dallo scienziato politico Angelo Panebianco, che evoca lo scenario di Parlamento frantumato con l’opposizione polverizzata in una galassia di gruppi eterogenei grazie a una soglia di accesso del 3 per cento dei consensi.

Ragionamento errato per il costituzionalista già senatore del Partito democratico Stefano Ceccanti, il quale rimarca il carattere “fortemente bipolarizzante di regole che evitano lo spettro di grandi coalizioni tra forze alternative”. L’Italicum 2.0, osserva l’ex parlamentare, mette in moto una dinamica per cui due gruppi ben precisi vanno al ballottaggio e l’intera realtà politica viene “resettata” su due poli: uno costruito attorno al Pd, l’altro costituito dalla lista di centro-destra che verrà promossa da Berlusconi con le forze affini.

È vero, rileva lo studioso, che nel panorama politico della futura Camera dei deputati la formazione sconfitta nella competizione per il governo rischia di non avere grande forza aritmetica: “Ma tale partito godrà di una robusta legittimazione popolare grazie al ballottaggio”.

LA VALUTAZIONE DI CALDERISI

Ragionamento in sintonia con le parole di Giuseppe Calderisi, rappresentante del Nuovo Centro-destra con una lunga esperienza politica nel terreno delle riforme elettorali e istituzionali. E che vent’anni fa promosse, da parlamentare radicale eletto in Forza Italia, un referendum per assegnare alla singola lista anziché alla coalizione il bonus di maggioranza nei comuni più grandi.

Rilevando come il premio di governabilità al partito “porti a una semplificazione del quadro politico con maggioranze di governo tendenzialmente omogenee”, l’ex parlamentare ritiene che il Renzellum possa imprimere una spinta verso la dialettica tra grandi formazioni unitarie favorendo la federazione delle forze di centro-destra come in Francia e in Spagna. “Un mutamento sistemico rilevante, soprattutto se accompagnato dall’archiviazione del bicameralismo paritario e dal meccanismo del ballottaggio, che prefigura una legittimazione diretta del Presidente del Consiglio”.

Al contrario, ricorda l’esponente di Ncd, tutte le regole di voto introdotte nella seconda fase della prima Repubblica presentavano un “carattere schizofrenico”. A partire dal Mattarellum, “che tramite la previsione della doppia scheda maggioritaria di collegio e proporzionale di lista produceva maggioranze parlamentari minate dalle spinte identitarie dei gruppi costitutivi delle coalizioni. Alleanze spesso poco sincere, capaci di vincere ma non di riconoscersi in un unico programma di governo. Schizofrenia accentuata dal Porcellum“.

LE PROSPETTIVE PER IL CENTRODESTRA

Il percorso di riforme elettorali e istituzionali messo in cantiere dal Parlamento, rileva Calderisi, crea un modello forte e legittimato dal voto dei cittadini. “Un sistema politico-istutizionale in grado di assumere quelle decisioni difficili che sono necessarie perché l’Italia torni a crescere: la riduzione contestuale della pressione fiscale e della spesa pubblica, oltre che del debito. Temi che l’esecutivo guidato da Matteo Renzi tende a non toccare per ragioni di consenso”.

Le prospettive che il nuovo meccanismo di voto apre riguardano ai suoi occhi il versante politico liberal-conservatore: “È possibile costruire un centro-destra differente da quello conosciuto finora, edificato su alleanze disomogenee nocive per un’iniziativa riformatrice di governo. Mi auguro che tutte le forze aderenti al Partito popolare europeo possano federarsi e aggregarsi per andare al ballottaggio, e sfidare il Pd chiedendo il consenso anche ai cittadini che al primo turno sceglieranno la Lega Nord”.

SCENARI ELETTORALI

Lo scenario di un centro-destra che nell’arco di due anni – il Renzellum entrerà in vigore nel luglio 2016 – può tornare competitivo è ritenuto plausibile da Ceccanti: “Non è escluso a priori che Berlusconi possa promuovere un’offerta politica convincente. Perché se è vero che il Partito democratico di Renzi ha compiuto molti passi in avanti nella maturazione di una fisionomia maggioritaria, è possibile che il centro-destra raggiunga lo stesso approdo”.

Approdo che richiede la costituzione di una federazione e di una “lista di coalizione” tra Forza Italia e Area Popolare. Caldeggiata da Calderisi per “rilanciare quelle riforme liberali promesse dal 1994 e mai realizzate”. A patto che “il percorso venga realizzato in forma condivisa, anche nella scelta del leader della coalizione alternativa al mondo progressista. Ma si tratta di una strada ancora molto lunga e difficile da realizzare”.

LISTE E LISTONI

Ma basterà al centro-destra la ricomposizione della frattura tra Berlusconi e Angelino Alfano per contendere al premier la guida dell’Italia? Cerasa ricorda che per molti sondaggi la seconda formazione politica del nostro paese resta il Movimento Cinque Stelle. Per aggirare tale ostacolo ed evitare la completa marginalità nell’arena elettorale, potrebbe farsi largo l’idea di creare un “listone” che comprenda tutte le forze conservatrici incluso il Carroccio.

Ceccanti non ritiene credibile un’opzione che farebbe nascere “una lista sgangherata facile bersaglio di una efficace campagna elettorale”. E prefigura un’aggregazione tra Forza Italia e Area Popolare in grado di superare il M5S e giungere al ballottaggio: “È lì che la federazione di centro-destra potrà ricercare i voti del Carroccio”.

Ancora più categorico Calderisi: “Le campagne intraprese dalla Lega Nord di Matteo Salvini esprimono un’ostilità profonda contro l’Unione Europea e la moneta unica. E, nel solco della politica del Front National francese, propongono slogan demagogici che fanno leva sulle paure”. A suo giudizio non è credibile l’incontro tra progetto inconciliabili: “Bisogna evitare formazioni arcobaleno che contengono tutto e il contrario di tutto. Ricadremmo nei difetti delle coalizioni passate di centro-destra”.

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