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Ecco a che punto Giuliano Ferrara si è invaghito di Matteo Renzi

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class e dell’autore, pubblichiamo un articolo di Domenico Cacopardo uscito sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi

Laico nonostante tutto, libero pensatore, dissacratore tenace, monumento, anche fisico, a se stesso, Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, pubblica un libro sapido e denso, la cronaca di un viaggio intorno a Matteo Renzi, al suo modo di essere così com’è, senza una vera Weltanschauung (visione del mondo), ma con un formidabile istinto politico che lo rende contemporaneo e sfacciato discendente (e reincarnazione) di Bettino Craxi e Silvio Berlusconi.

Congeniale, simpatico a Ferrara, giornalista dai rimpianti per la sua Roma liceale e la sua Torino da quadro del Pci.

E per i pranzi familiari con Palmiro Togliatti, la cui memoria rimane impressa come quella di colui che impersonò l’arte della politica (la svolta di Salerno, l’appoggio a Badoglio, l’intesa breve con De Gasperi).

Il Patto del Nazareno, con il quale Renzi avvia la presa del potere (per quanto un potere si possa ‘prendere’ in Italia), è «epidermico», «spregiudicato», «incredibile, perché nasce da una follia», una specie di «tradimento adulterino» dell’uomo del Pd con il «pregiudicato Berlusconi».

Un libro felice per il mix di narrazione e di interpretazione, per le fulminante intuizioni sul «golden boy-scout» proveniente da Rignano sull’Arno e sulla palude dei suoi avversari, obsoleti, rottamati o bolliti, il che, in fondo, è la stessa cosa. L’esempio più evidente è Bersani, lo statista di Bettola (Piacenza): la sua ultima «performance» («absit iniuria verbis») televisiva ospite di Lilli Gruber, conferma la bollitura.

E non nasconde, il nostro Ferrara, il compito che si è assegnato scrivendo questo «pamphlet»: «Eccomi qui, al servizio devoto dell’ultimo ritrovato della fantasia politica italiana» (Matteo Renzi).

Il coraggio del compromesso destra-sinistra, siglato al Nazareno, è il medesimo che, nella storia d’Italia, ebbero Cavour e Rattazzi (il «Connubio»), Togliatti e Moro e Berlinguer, rievocato quest’ultimo con inatteso fervore per l’idea del «compromesso storico», considerato, da Ferrara, una sorta di apertura dell’Italia a una stagione di modernizzazioni quand’è stato, invece, il tentativo di riproporre la formula asfissiante del Cnl e l’idea che con il 51% non si può governare.

Che poi, tutto il testo del nostro è un peana al coraggio di governare con maggioranze risicate, con «bluff» e imbrogli parlamentari o politici, insomma quell’arte teorizzata da Niccolò Machiavelli e portata a Parigi da Maria de’ Medici e dal partito italiano del cardinale Mazzarino (un siciliano nato a Pescina, L’Aquila) che, amante della regina Anna, riuscì a pilotare la Francia sino all’assunzione del potere da parte di Luigi XIV, il re sole. Un’arte che Renzi ha succhiato dalla terminale Democrazia Cristiana, ben rappresentata in casa da suo padre, l’imprenditore.

«Ha il fuoco nella pancia, il nuovo nato» (Renzi) «come l’altro, il babbo, brucia di megalomane ambizione». «Renzi sta suscitando, et pour cause, le stesse antipatie feroci e ideotopiche evocate come spettri del passato dal Cav.», le medesime che provocò Bettino Craxi, quando, assunto il governo, avviò il percorso riformista e accettò lo scontro con la Cgil e il Pci proprio di Berlinguer (scala mobile).

Non manca il rilievo a Repubblica e al suo editore, Carlo De Benedetti per essere «segnato da questa subcultura che ha praticato l’efferata questione morale a piene mani e ne ha fatto uno strumento di penetrazione mediatica e di mercato». Il peccato è consustanziale alla politica «lo aveva capito bene Sciascia: toto modo».

In fondo, oltre al libertinismo politico, al ricordo della collaborazione con la Cia, agli innamoramenti per Berlinguer, Craxi e Berlusconi -e ora per Renzi-, questo libro di Ferrara rimane una laica professione di fede nell’uomo terreno, immerso nella realtà che vive nel suo tempo.

Morale. Non moralista.

Giuliano Ferrara, Il royal baby –Matteo Renzi e l’Italia che vorrà-, Rizzoli editore, Milano, euro 11,25, formato elettronico 9,99.

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