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Stratfor: così la Russia di Putin tracollerà

S&P l’ha degradata fino al livello spazzatura. Ma i guai della Russia non sono finiti e nelle prossime settimane, secondo quanto sostiene Stratfor “governo e Duma elaboreranno proposte per tagliare il bilancio dello Stato per il 2015″. Secondo il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, “il governo potrebbe tagliare il 10% dei finanziamenti pubblici per tutti i settori eccetto la difesa. Una scelta drastica che conferma che l’economia russa sia in calo più rapidamente del previsto”. I tagli di bilancio aggravano le ansie per l’economia della Russia e minacciano lo status economico della popolazione russa, dell’élite del Cremlino, della classe oligarchica e anche i progetti strategici dello Stato.

MOSCA NELLA SPAZZATURA

L’agenzia Standard & Poor’s ha tagliato il rating di Mosca da BB+ a BBB- con outlook negativo. La Russia è il primo Paese dei cosiddetti Brics a perdere la qualifica di “investment grade“. S&P ha modificato il merito di credito sulle emissioni russe in valuta estera da BBB- a BB+, il primo gradino del junk, con prospettive negative, mentre quelle in valuta locale sono scese da BBB a BBB-. Il rublo è crollato, ma nelle ultime settimane il trend era stato comunque discendente, “nonostante iniezioni di liquidità del Cremlino di oltre 80 miliardi dollari finora”.

ANALISI DI UNA CRISI

Come si è arrivati a questo punto? “La Russia – scrive Stratfor – ha iniziato l’anno in grave declino economico e dovrebbe sperimentare la sua seconda recessione in sei anni nel 2015. Il declino ha preso slancio negli ultimi giorni con la notizia che alcuni indicatori economici sono ancora peggiori del previsto”. La Banca mondiale ha ridotto le sue stime sul Pil 2015 da -0,7 a -2,9%. Lo stesso giorno, il 12 gennaio, Fitch Ratings ha declassato 13 società russe, tra cui LUKoil, Gazprom e Ferrovie Russe.

EFFETTO SANZIONI E GREGGIO

A causare il declino, innanzitutto la crisi industriale a inizio 2014. Poi il conflitto con l’Ucraina che ha causato una massiccia fuga di capitali dalla Russia e il dimezzamento degli investimenti esteri nel Paese. “Inoltre, le sanzioni internazionali hanno limitato l’accesso delle imprese russe e delle banche al credito estero. Ora, il prezzo del petrolio è sceso e si trova in zona 45 dollari al barile, la metà delle quotazioni record del 2014. Il ministro dell’Economia russo Alexei Ulyukayev ha detto che se i prezzi del barile rimangono a questi livelli il Pil russo può crollare anche a -4,5%”.

TAGLI AL BILANCIO, MA LA DIFESA NON SI TOCCA

Il taglio delle spese pubbliche si è reso dunque necessario. Ma Vladimir Putin ha risparmiato la difesa, priorità assoluta per il Paese, per cui i finanziamenti sono aumentati del 20% per l’anno appena iniziato. “Nel complesso, il bilancio russo per il 2015 vede la spesa pubblica aumentata del 12%, quindi un taglio del 10% non fa che rimetterla in pari con quella del 2014. Il problema è che i tagli interesseranno alcuni settori chiave e potrebbero portare a tensioni sociali”.

COME E QUANTO CRESCE IL MALCONTENTO

Soprattutto perché “i governi regionali e comunali hanno già tagliato la spesa sociale per settori come l’assistenza sanitaria… nel mese di novembre, questo ha innescato proteste a Mosca …la città è stata costretta a chiudere cliniche e ospedali, e quasi 10.000 medici stanno perdendo il posto di lavoro”. L’altro settore penalizzato sarà l’istruzione. La crisi ha bloccato anche i progetti infrastrutturali in tutto il Paese. A parte quelli cari a Putin, come il ponte da 3,5 miliardi dollari tra la Russia e la penisola di Crimea.

PENSIONI A RISCHIO

E poi c’è il capitolo previdenza. Durante la recessione 2008-2009, il governo ha dirottato fondi dalle pensioni per tappare buchi nell’economia e il bilancio dello Stato. Ancora, “circa 6,9 miliardi dollari dei fondi pensione sono stati utilizzati per aiutare l’economia, nel luglio 2014. Nel mese di dicembre, il Cremlino ha approvato nuove leggi in materia di pensioni che hanno effetto quest’anno”. Dunque che ne è delle promesse di Putin riguardo a “una migliore qualità della vita, il miglioramento della sicurezza nazionale e una posizione internazionale più forte per il paese”?.

ÉLITE E GRANDI INDUSTRIE

Se da un lato il consenso degli elettori è a rischio, anche i rapporti con le l’élite non sono più così saldi. Una dei maggiori disaccordi in seno al Cremlino è sul futuro di Rosneft, il gigante petrolifero statale. “Rosneft ha circa 35 miliardi di dollari di debito, che l’azienda sperava di rifinanziare. Tuttavia, le sanzioni contro la Russia hanno limitato l’accesso della società petrolifera al credito e, con i prezzi del petrolio crollo, i ricavi dell’azienda diminuiranno drasticamente quest’anno”. Rosneft ha chiesto al Cremlino 40 miliardi di dollari in aiuti finanziari. e la spaccatura è avvenuta, tra i liberali che propongono di privatizzare il 20% della società per ottenere le risorse e coloro che, invece, si oppongono.

BANCHE E OLIGARCHI SOTTO PRESSIONE

Il Cremlino ha finanziato alcune aziende statali, come le banche VTB, VEB, Gazprombank e Sberbank, ma non è bastato. Le sanzioni dell’Occidente hanno pesato molto e i profitti del settore sono crollati del 14% nel 2014. E poi ci sono gli oligarchi, i proprietari dei grandi imperi economici privati, la cui ricchezza è crollata: “Nel mese di dicembre, quando il rublo era al picco della volatilità, i 20 più ricchi oligarchi hanno perso circa 10 miliardi di dollari nel giro di 48 ore”. Molti stanno ridimensionando i loro imperi. “Ad esempio, il capo di Alfa Bank Mikhail Fridman sta chiudendo uffici negli Stati Uniti e tagliando posti di lavoro nelle filiali europee. Inoltre, Mikhail Prokhorov, ex proprietario di Norilsk Nickel e Polyus Gold, sta vendendo la sua squadra di basket degli Stati Uniti, i Brooklyn Nets”. Putin non li aiuterà, perché deve sostenete prima le imprese statali e le élite. Ma se durante l’ultima recessione, Putin ha potuto costringere gli oligarchi a rinunciare a parte della propria ricchezza senza grandi rischi di bancarotta, questa volta gli oligarchi e i loro imperi sono a rischio di fallimento.

IL DECLINO DI PUTIN

E dunque il potere negoziale di Putin è molto basso. Anche sui progetti strategici le risorse sono limitate. Tanto che “Gazprom ha già cancellato il suo gasdotto South Stream per l’Europa, anche se sostiene la decisione è stata presa per motivi politici”. Gazprom è ancora in salute, nonostante la crisi e le sanzioni. Ma mentre il tracollo dell’economia si approfondisce, la situazione anche per l’azienda del gas peggiora. Come farà la Russia a resistere a queste tempeste finanziarie ed economiche? “Le sanzioni dell’Unione europea contro la Russia – continua Stratfor – scadono quest’anno. Prevediamo che la Russia proverà a far diminuire le tensioni con l’Unione europea per l’Ucraina in modo che il blocco non si espanda e che le sanzioni non vengano estese. Un’espansione o estensione delle sanzioni richiederebbe in ogni caso un voto unanime tra i 28 membri dell’Unione – qualcosa che è improbabile a meno che la Russia non faccia un movimento apertamente ostile contro l’Occidente o l’Ucraina”.

LO SCOGLIO USA

Resta il problema degli Usa, con “Washington fermamente intenzionata a mantenere la pressione sulla Russia, anche se è improbabile che estenda le sanzioni perché non vuole mandare in crash l’intera economia russa”. Ma quando anche tutte le sanzioni fossero rimosse, non è detto che la Russia venga inondata immediatamente di nuovi investimenti. Il sentiment sulla stabilità finanziaria ed economica della Russia rimarrà basso per l’intero anno, e “il vero motore dell’economia russa in questo momento è il prezzo del petrolio, che non si prevede in aumento”. Guai seri per il Cremlino.

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