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Cosa ci insegna l’elezione di Sergio Mattarella?

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In Italia mancano figure di riferimento di alto profilo e di indubbia autorevolezza. E allora la Prima Repubblica continua a mettere a disposizione personalità di enorme spessore.
In questo Renzi non può dirsi rottamatore. Piuttosto si tralascia sempre la qualità dei decisori. Pertanto si ha un Parlamento e un Governo di improvvisati frutto di una pessima legge elettorale che non seleziona i migliori. E questo è un dato che non può essere trascurato. Un vero rottamatore avrebbe proposto un cinquantenne dotato di grandi qualità umane e decisionali. E invece si è scelta la via della saggezza: affidare la guida del Paese in mani sicure che diano speranze e certezze.
Dispiace vedere i critici di Renzi divenire nuovamente renziani in nome di una operazione politica che ha di fatto spazzato un centro destra precario retto soltanto dall’immagine di Berlusconi. Del resto in tutta la sua storia recente Forza Italia prima e il Popolo delle Libertà poi non hai mai espresso un nome degno di nota e infatti contavano sull’esperienza di
Amato che,  avendo del tutto dimenticato i suoi valori socialisti,  si ritrova jolly per ogni occasione.
Termino questa breve  riflessione con la necessità di qualificare le forze politiche. Dai partiti alla scelta dei candidati. Non serve sapere il minimo indispensabile. Serve una crescita intellettuale a tutti i livelli.
Ecco perché il saggio Mattarella è il nome giusto e dovrebbe far capire al vulcanico Renzi che la qualità delle cose è più importante della quantità e della velocità.

 

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