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Kobane, la guerra a Isis raccontata dalle donne occidentali

L’immagine della regina Rania di Giordania che abbraccia la vedova di Maaz al Kassasbeh, il pilota giordano arso vivo dallo Stato Islamico, ha fatto il giro del mondo. Secondo l’organizzazione terroristica, Rania è l’incarnazione di tutto quello che una donna non dovrebbe essere. E forse proprio per questo, perché la lotta contro i jihadisti è anche una lotta contro le discriminazioni e le violenze contro le donne, molte ragazze occidentali si sono arruolate recentemente nell’Unità di protezione curda che combatte contro Isis a Kobane.

LOTTA CONTRO LA DISCRIMINAZIONE 

Ad aprile, l’organizzazione contava circa 10mila donne, tra cui molte di nazionalità inglese, danese, iraniana e israeliana. Giovani tra i 18 e i 24 anni, che si sono sentite minacciate e hanno preso le armi per difendere i loro diritti conquistati faticosamente.

Secondo un reportage della Nbc, queste ragazze all’inizio lottavano per la creazione di uno Stato curdo al confine tra la Siria e l’Irak, ma ora combattono soprattutto per mantenere uno status di uguaglianza agli uomini nelle zone controllate dal Fronte al-Nusra e da Isis.

IN DIFESA DEI DIRITTI

Al sito siriano di informazione indipendente SyriaDeeply.org, uno dei leader dell’Unità, Ruwayda, ha spiegato che gli estremisti non accettano che le donne occupino posti di comando e vogliono che siano costrette a coprirsi il volto: “Vogliono controllare le nostre vite e questo non possiamo accettarlo”, dicono le ragazze.

ARRIVO IN PARADISO

Secondo le milizie curde, il ruolo delle donne è strategico nella guerra al terrore. Gli islamici radicali temono di essere uccisi da una donna, perché questo potrebbe impedire loro l’accesso in Paradiso. Diren, una combattente dell’Unità, ha spiegato alla Bbc che “quando i terroristi sunniti di Isis vedono una donna armata, scappano terrorizzati per questo motivo”.

INTERESSI OCCIDENTALI

Un articolo del quotidiano danese Politiken racconta la storia di Joanna Palani, una ragazza di 20 anni che dalla Danimarca è andata a Kobane per combattere contro Isis. La giovane è di discendenza curda e ha ancora familiari in quella città: “I curdi lottano per la democrazia e gli interessi occidentali… se mi sequestrano o mi uccidono, mi sentirò orgogliosa. Se avessi paura delle conseguenze non sarei qui”.

IMPEGNO CIVILE

C’è timore, invece, per le condizioni di Gill Rosenberg, una giovane israelo-canadese, che è andata a Kobane per combattere con le forze peshmerga, ma è stata sequestrata dai jihadisti. Secondo Site, Rosenberg è in mano ai terroristi di Isis. La ragazza ha 31 anni ed è pilota dell’aviazione civile. Nel 2006 è andata a vivere in Canada per studiare all’Istituto di tecnologia della Columbia Britannica. Aveva una carriera promettente come pilota nel settore privato, ma ha preferito fare altro.

BARBARI CONTRO L’UMANITÀ 

Negar Hosseini è una ragazza inglese di 17 anni che fa parte dell’Unità femminile dei peshmerga. Il quotidiano The Independent racconta che ad ottobre si è diretta dalla stazione centrale di Pancras International verso la Siria. All’agenzia Afp, ha detto che combatte “i barbari perché sono estremisti. Non credono nell’umanità né nei diritti delle donne”.

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