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Vi spiego cosa farà Netflix in Italia. Parla Augusto Preta

Un abbonamento mensile low cost e un catalogo di dieci mila titoli di film e serie tv in streaming non fanno da soli il successo di Netflix. Per fare della sua creatura il primo fornitore di servizi a pagamento negli Usa, Reed Hastings ha dovuto sfoderare altre armi e mettere a punto una strategia. La sua espansione internazionale procede al grido di rivoluzione. Ma in Italia ancora in troppi ne ignorano l’esistenza. Colpa forse di quel divario digitale che ci separa dal resto dell’Europa.

Ma per Augusto Preta, economista e analista di mercato, docente di economia dei media e fondatore di ITMedia consulting, il colosso americano potrebbe contribuire a dare nuova linfa al mercato, stimolando l’offerta legale di contenuti anche dei concorrenti e fare da traino alla diffusione delle reti di banda larga.

In questa conversazione con Formiche.net, Preta spiega le ragioni del successo di Netflix, delinea le prossime mosse e rivela ambiguità e retroscena della battaglia per la neutralità della rete che vede il colosso americano schierato in prima linea.

IN COSA È IMBATTIBILE

I 17 milioni di abbonati in tutto il mondo non sono solo frutto della lunga esperienza sul suolo americano ma rappresentano anche l’esito della strategia che Netflix ha messo in atto e che Preta riassume così: “Crescenti investimenti nella produzione, concorrenza diretta alle pay tv americane e non, prima tra tutte Hbo, ed espansione nei mercati internazionali”.

A differenziarla dai servizi concorrenti sono, per l’economista, due elementi: “L’originalità di Netflix è quella di essere capace di sviluppare un modello di offerta a pagamento proiettata esclusivamente al raggiungimento del massimo numero di abbonati senza la preoccupazione, che è propria dei broadcaster, di cannibalizzare il loro core business, oppure quella di operatori come Amazon e Apple, che a differenza sua hanno preferito privilegiare inizialmente un modello chiuso legato ai propri apparati e riducendo in questo modo la massa critica degli utenti”.

COLPIRE NEL SEGNO

Ma un ulteriore elemento chiave del suo business è racchiuso nei dati degli utenti. Grazie ai quali Hastings riesce sempre a colpire nel segno: “I modelli che Netflix utilizza per comprendere meglio le esigenze degli utenti – spiega Preta – non sono noti ma è chiaro che le informazioni raccolte relative alle abitudini degli abbonati, grazie alla creazione di algoritmi molto sofisticati, permettono di visualizzare un catalogo concepito sulla base dei profili di ciascun utente, modellato da una base di 10 mila titoli”.

LE PROSSIME TAPPE

A livello europeo sono molti i Paesi che godono già del servizio di Netflix. Nel 2014, è stata la volta di Francia, Germania, Austria, Svizzera, Belgio e Lussemburgo. Da ieri inoltre, Grazie alla riapertura dei rapporti diplomatici tra Washington e L’Avana, il servizio è disponibile a tutti i cubani mentre per la primavera prossima toccherà ad Australia e Nuova Zelanda, per poi giungere in Giappone in autunno. A quel punto Hastings potrebbe concentrarsi anche sulla Cina.

LO SBARCO IN ITALIA

Dato sempre per imminente, l’arrivo di Netflix in Italia resta ancora un’incognita. Ma per Preta i numeri parlano chiaro: “Guardando le previsioni di crescita del gruppo, ovvero 104 milioni di abbonati entro il 2020, e considerando che il numero degli stessi a fine 2014 non superava  i 20 milioni, è evidente che Netflix per raggiungere tale soglia abbia intenzione di espandersi in nuovi Paesi. Per farlo  valuterà una serie di fattori, tra cui le infrastrutture di banda larga su cui in Italia siamo ancora indietro ma che si stanno mano a mano sviluppando”.

“Sulla base della penetrazione della banda larga e reddito pro-capite si prevede che tra i prossimi candidati vi siano Australia, Islanda e Nuova Zelanda. Entro la fine del 2015 e l’inizio del 2016 Netflix potrebbe presumibilmente decidere di concentrarsi sull’Italia”, calcola l’esperto di media digitali.

GLI ACCORDI CON TELECOM

L’intensificarsi degli incontri tra l’ad di Telecom Marco Patuano e quello di Netflix avvalorerebbero questa ipotesi.

Ma Telecom saprà giocare la carta Netflix? “In Francia e in Germania, dove l’Iptv è più sviluppata che in Italia, Netflix ha stretto forme di collaborazione con le telco. Per la situazione del mercato italiano, qualora ci fosse un accordo, questo andrebbe al di là dell’accesso ai servizi Iptv delle telcos, molto più sviluppati negli altri due paesi, ma sarebbe probabilmente più legato ad una garanzia sulla qualità dei servizi per gli abbonati”, osserva Preta.

(Per le ambiguità e i retroscena della battaglia di Netflix a favore della neutralità della rete rimandiamo alla seconda parte dell’intervista che sarà pubblicata nei prossimi giorni).

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