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Tutti i veri travagli di Berlusconi

Affranto per la rottura del patto del Nazareno? Macché. In cima alla lista delle preoccupazioni del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, politica a parte, ci sono gli affari di famiglia. Come dargli torto. Da Mediaset, Milan e Mondadori non giungono troppe buone notizie e le sfide per il futuro non mancano.

Ma in questi giorni l’ex premier non può non occuparsi anche di Forza Italia, viste le prossime elezioni regionali, l’alleanza elettorale in fieri con la Lega di un arrembante Matteo Salvini, l’incrinatura del Patto del Nazareno con Matteo Renzi e i tentativi di ricucitura con l’Area Popolare (Ncd e Udc) in alcune regioni.

Ecco i principali dossier tra politica, aziende e finanza.

PATTO STRAPPATO

Al quartier generale di Forza Italia si fanno ancora sentire gli scossoni effetto del patto del Nazareno stracciato da Silvio Berlusconi. Anche se alcuni dei berlusconiani doc, quelli tendenza Denis Verdini, lavorano per una ricucitura oppure per una progressiva confluenza nel corso renziano. D’altronde ci sono alcuni dossier ancora in cantiere nel governo, dalla delega fiscale slittata anche sulla questione delle frode, al riassetto tv sempre in ballo, che consigliano – secondi i pontieri, tra cui anche Gianni Letta – a non esacerbare i rapporti con il governo Renzi per effetto della scelta di Sergio Mattarella al Quirinale decisa dal premier e non concordata con Berlusconi.

FORZA ITALIA O FORZA SALVINI?

In queste ore il fondatore di Forza Italia sta studiano il miglior assetto con cui presentarsi al voto nelle regioni in cui si voterà. L’alleanza che si delinea con la Lega è vissuta con ambivalenza nel partito azzurro. Da un lato c’è la consapevolezza che una intesa non può non esserci pena la debacle completa di Forza Italia visti i sondaggi in ascesa per il movimento capitanato da Matteo Salvini. Dall’altro lato proprio per il peso crescente del Carroccio l’accordo in fieri sembra ai più sbilanciato a favore di Salvini, che infatti cerca di imporre quasi ovunque propri candidati governativi e lancia aut aut: o con me o con Alfano. Ma l’esclusione di Area Popolare dall’alleanza può costare elettoralmente, non solo al sud, a partire da Campania e Puglia. Così in Puglia Berlusconi ha dichiarato di sostenere la candidatura di Francesco Schittulli, presidente uscente della provincia di Bari, vicino al Nuovo Centrodestra e amico anche di Raffaele Fitto (in questo articolo di Formiche.net si spiegano gli ultimi attriti anche statutari fra Berlusconi e Fitto…). E in Campania il governatore Stefano Caldoro caldeggia la presenza di Area Popolare nella coalizione. Ma non c’è solo la politica, come detto, in cima ai pensieri di Berlusconi e della famiglia Berlusconi.

LA MOSSA DI FININVEST

La holding della famiglia Berlusconi presieduta da Marina Berlusconi ha annunciato infatti nei giorni scorsi di avere avviato, tramite una procedura di “accelerated bookbuilding”, il collocamento sul mercato azionario presso investitori istituzionali italiani ed esteri di complessivi 92 milioni di azioni ordinarie. Si parla del 7,79% del capitale sociale di Mediaset. La quota Fininvest in Mediaset passerebbe così dall’attuale 41,28% al 33,4%.

COSA AFFLIGGE LA FINANZIARIA DEL BISCIONE

“Non va dimenticato – ha scritto Andrea Montanari su MF/Milano Finanza – che la finanziaria di via Paleocapa nel 2013 è stata colpita dalla mazzata del Lodo Mondadori, che ha visto uscire dalle proprie casse e a favore della Cir di De Benedetti oltre 490 milioni”. Il quotidiano del gruppo Class Editori ricorda poi che “la holding da anni non riceve più i dividendi dei due asset editoriali – Mediolanum garantisce sempre una ricca dote”, e la triste sorte del club calcistico “che obbliga a continue iniezioni di denaro”.

LE PRESSIONI DI CONFALONIERI

Mentre Fininvest dava notizia della vendita delle sue azioni, Dagospia avanzava ieri l’ipotesi di una prossima dimissione di Fedele Confalonieri da tutti gli incarichi nelle aziende del Cavaliere, a partire proprio da quelli nelle reti televisive, fino al Giornale e poltrone confindustriali, proprio per timore che le aziende restino ammaccate dalle diatribe politico/partitiche.
Secondo il sito di Roberto D’Agostino, dietro l'”affettuosa” mossa di Confalonieri, forse il più agguerrito sostenitore del Patto del Nazareno tra i fedelissimi del Cavaliere a differenza di una Marina meno filo Nazareno, ci sarebbe la volontà di esercitare una pressione su Berlusconi per risanare lo strappo con il premier.
“Leggo su Dagospia una serie di sciocche fantasie che riguardano me e Mediaset. Fantasie che non vale la pena commentare”, ha risposto Confalonieri smentendo i rumors.

IL GIOCO DI ALLEANZE DI MEDIASET

Nel frattempo Mediaset premium è ancora alla ricerca di nuovi soci, anche per ammortizzare meglio i costi per i diritti della Champions che nel 2015 peseranno per oltre 200 milioni aggiuntivi.
Ad entrare nella pay tv del gruppo di Cologno sembravano pronti a scendere in campo anche gli arabi di Al Jazeera, il cui interesse si sarebbe però raffreddato di fronte alle alte valutazioni.
Mentre in Italia ritorna l’ipotesi di un’alleanza con Sky Italia, la pay tv guidata da Rupert Murdoch. Sempre attuale è invece l’ipotesi di possibili partnership tra Premium e Telecom Italia, che potrebbero essere favorite dall’arrivo nel gruppo di Vincent Bollorè, patron di Vivendì e Canal Plus, che sta per acquisire l’8,3% di Telecom Italia nell’ambito della vendita di Gvt a Telefonica e che potrebbe facilitare un’intesa.

I BUSINESS EDITORIALI

Montanari ricorda poi su MF/Milano Finanza che le holding della famiglia Berlusconi chiedono a Fininvest un costante flusso di capitali che negli ultimi anni è diminuito per l’andamento non proprio felice dei business editoriali. Con l’incasso delle azioni vendute la holding potrebbe così tra le altre cose dare sostegno a Mondadori nel progetto di costituzione del polo nazionale dei Libri che prevede l’acquisto di altre società del settore. Tra i candidati alle nozze con Mondadori Libri c’è Rcs Libri, nonostante la notizia crei scompiglio tra i consiglieri, alcuni dei quali non sarebbero favorevoli a valorizzare la divisione Libri attraverso l’aggregazione con Mondadori. “Diversi azionisti da Diego Della Valle a Intesa Sanpaolo, dalla famiglia Rotelli a Urbano Cairo, scrive MF DowJones riprendendo il quotidiano MF, non sarebbero favorevoli. Anche se, come si sussurra nei corridoi di Via Rizzoli, è il mercato che lo chiede”.

DOSSIER MILAN

Ma le preoccupazioni di Berlusconi e di conseguenza dell’azionista Fininvest, riguardano anche il business del calcio, un tempio florido.
“La finanziaria di via Paleocapa deve sempre fare i conti con la zavorra del Milan che obbliga a continue iniezioni di denaro”, ha scritto Montanari.

Nel bilancio del club rossonero permane un passivo pesante, nonostante il finanziamento che il Milan otterrà dallo sponsor Fly Emirates nei prossimi 5 anni. “La Fininvest – ha scritto Il Sole 24 Ore -, che aveva serrato i cordoni della borsa (dopo che dall’inizio del suo regno nel 1986 Berlusconi ha speso per il Milan circa 650 milioni), è stata costretta in questi mesi a una marcia indietro per non disperdere il patrimonio e il brand rossoneri, per sanare il buco da 40/50 milioni che con ogni probabilità presenterà il bilancio al 31 dicembre 2014 e garantire la continuità aziendale”.

Ma c’è di più. “In casa Milan, si vuole trovare a tutti i costi un alleato come il colosso cinese Wanda (che ha comprato Infront) o il vettore Emirates per provare a realizzare il sogno quasi impossibile (300 milioni) del nuovo stadio”, si legge su Milano Finanza.

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