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Banzai, che numeri a Piazza Affari?

Debutta su Star la prima Ipo del 2015, Banzai. Che faccia da apripista alla ripresa delle quotazioni quest’anno, dopo i ritiri e le rinunce in vista di tempi migliori della seconda metà del 2014?

PRIMA IPO DEL 2015

Banzai ha debuttato sottotono, aprendo le contrattazioni in calo dello 0,15% a 6,74 euro e chiudendo con una perdita del 2,67%, a 6,57 euro. La società che è il principale operatore dell’e-commerce, ed è leader nell’editoria verticale online in Italia, ha raccolto 54 milioni di euro che serviranno “a spingere l’acceleratore sulla crescita, in particolare sul marketing e sullo sviluppo di nuovi servizi”, ha dichiarato il fondatore Paolo Ainio.

IL GRUPPO DI AINIO

Si tratta della 68esima quotata sul segmento delle società a elevate requisite. Con una capitalizzazione di 274 milioni di euro, Banca Akros come sponsor, Jefferies International Limited e Banca Profilo coordinatori dell’offerta globale di vendita e sottoscrizione, il gruppo è il primo coraggioso del 2015 a fare il suo ingresso sul listino principale. Coraggiosa anche perché la wecompany che sta dietro a portali come ePRICE, SaldiPrivati, Giallo Zafferano, Pianeta Donna, Studenti e Liquida approda in Borsa con un curriculum non proprio brillante, almeno dal punto di vista dei conti.

I NUMERI DI BANZAI

Nei giorni scorsi sia il Sole 24 Ore che Milano Finanza – come si può leggere qui – hanno rimarcato, prospetto informativo alla mano, che i bilanci del gruppo, fin dalla fondazione, si sono chiusi in rosso e anche i primi nove mesi del 2014 hanno registrato perdite. Inoltre, il management stima di chiudere l’anno con una perdita lorda tra i 2,1 e i 3,1 milioni, rispetto al -3,16 milioni registrato nel 2013. “Le attività del gruppo sono attualmente in fase di sviluppo – si legge nel prospetto – e, pertanto, non è possibile prevedere se e quando la società raggiungerà il punto di pareggio economico e se e quando sarà in grado di generare utili e di distribuire dividendi”.

BANZAI APRIPISTA

Ma Banzai potrebbe essere la prima di una serie di Ipo su Mta, dopo il fiacco 2014? Intanto, i dati globali mostrano che complessivamente nel mondo, già nel 2014, valori e volumi hanno mostrato una crescita del 50% e del 35% rispetto al 2013. Lo sostiene lo studio EY Global IPO Trends. A guidare il ranking internazionale sono gli Usa, con 224 quotazioni ed una raccolta complessiva di 54,5 miliardi di dollari, seguiti da Cina con 206 IPO e una raccolta di 65,8 miliardi di dollari e Giappone con 83 Ipo e una raccolta di 11,8 miliardi di dollari. Il Regno Unito guida la classifica europea con 92 quotazioni ed una raccolta pari a 24,2 miliardi di dollari, seguito da Francia, 27 Ipo ed una raccolta pari a 7,3 miliardi di dollari, Svezia, 25 matricole ed una raccolta di 3,8 miliardi di dollari. In Italia sono state realizzate 26 debuttanti. Di cui, però 21 su Aim,il listino alternativo che raccoglie le pmi e che non si distingue per particolare liquidità.

IL LIQUIDO INTERESSE ESTERO

Eppure il 2015 potrebbe essere davvero l’anno della ripresa delle grandi Ipo. Il primi indizio è un ritorno generalizzato della liquidità a Piazza Affari: “Un po’ come era successo nella prima metà dell’anno scorso – spiega Stefano Fabiani, Responsabile Gestioni Patrimoniali di Zenit SGR – quando c’era stato un interesse generalizzato per il nostro listino, stanno tornando gli investitori long only esteri. Scommettono su una aspettativa che però deve essere rispettata, pena l’uscita in massa tra qualche mese. Rispetto allo scorso anno abbiamo dalla nostra il qe e un euro indebolito e questo ha una ricaduta positiva, anche se di breve, sull’economia”. Oltre a spingere le società verso la quotazione.

SOCIETÀ PRIVATE E PUBBLICHE CHE RIAPRONO IL DOSSIER PIAZZA AFFARI

Chi sono le candidate? Non le ritirate dell’anno, Rottapharm e Intercos, che hanno trovato soci l’una industriale e l’altra finanziario. Né Sisal e ItaliaOnline che dopo il ritiro non hanno ripreso in mano il progetto. Ma quelle società che avevano solo rimandato il progetto, in vista di tempi migliori. Come Ovs, la catena di abbigliamento del gruppo Coin, che potrebbe debuttare già a febbraio, o Favini. Decisa a riprovarci anche Sorgente Res, che si pone la quotazione come “obiettivo strategico per il 2015”. Anche le torri Telecom sono in pista e hanno già affidato gli incarichi per l’Ipo a Deutsche Bank e Banca Imi per debuttare tra Pasqua e l’estate. Entro giugno potrebbe ripresentarsi anche la cartiera Fedrigoni, l’altra ritirata eccellente del 2014, mentre sbuca all’orizzonte Fila Matite. E poi ci sono le grandi privatizzazioni. Per il 2015 con Ferrovie in rampa di lancio si sono ancora Poste Italiane, più in là arriveranno anche Sace ed Enav.

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