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Perché il decreto anti terrorismo non soddisfa i Servizi. Parla Tofalo (M5S)

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Il decreto anti terrorismo varato con fatica dal governo “è vuoto e non ha nessuna direzione chiara“, ma soprattutto non terrebbe contro dei rilievi giunti dai Servizi segreti. Dopo l’audizione al Copasir del numero uno del Dis, Giampiero Massolo, e all’indomani di quella del direttore dell’Aisi, Arturo Esposito, il Movimento 5 Stelle critica le misure dell’esecutivo per contrastare il jihadismo.

Mentre crescono le minacce dello Stato Islamico nei confronti di Roma e della cristianità, Angelo Tofalo, deputato pentastellato e componente del Copasir, spiega a Formiche.net che “il governo procede come sempre senza ascoltare nessuno“, in questo caso senza ascoltare l’opinione dei nostri 007.

L’ANALISI DI TOFALO

Per l’esponente del M5S, sembra che il provvedimento del governo ignori le necessità poste dall’attuale quadro “sia geopolitico, sia delle minacce a cui va incontro l’Italia“. Nel decreto, sottolinea, “si doveva investire in analisti, videosorveglianza, software di riconoscimento facciale, in una maggiore presenza di uomini, senza spostarli da una parte all’altra. Avremmo bisogno di altro per fronteggiare i pericoli maggiori, che in questo momento provengono innanzitutto dal rischio che qualche lupo solitario decida di fare del male a qualcuno“. Invece, prosegue, “si è preferito aumentare le pene in modo generico. Un’operazione per la quale bastavano 5 minuti“. Da un lato, conclude Tofalo, “questo continuo parlare di terrorismo sui media alimenta la paura della gente; dall’altro, però non si fa nulla per metterla al sicuro“.

LE NUOVE NORME

Le nuove norme di Palazzo Chigi, che ora potranno essere emendate e quindi modificate, coprono l’intero spettro della minaccia. A convincere i Servizi è l’ampliamento dei poteri speciali degli agenti, le cosiddette garanzie funzionali (qui le misure in dettaglio). Tuttavia, da ambienti vicini all’intelligence era già filtrata l’incomprensione per la creazione della nuova Superprocura. L’Italia – come ha ricordato il ministro della Giustizia Andrea Orlando – ha procure distrettuali che da tempo indagano sul terrorismo internazionale, ma non aveva una struttura di coordinamento centrale, che sarà ora affidata alla procura nazionale Antimafia. Una scelta frutto, secondo indiscrezioni, di diatribe tecnico-politiche, ma non realmente utile sul piano operativo, se non talvolta potenzialmente “dannosa”.

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