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Ecco i piani segreti della Russia per annettere Crimea ed Est Ucraina

Il susseguirsi di eventi che ha portato alla crisi di Kiev e alla sollevazione dei ribelli filorussi non sarebbe stato casuale, ma frutto di un piano ben preciso, realizzato con l’avallo del Cremlino.

IL DOCUMENTO

A pubblicare il documento riservato sul progetto è stata la Novaya Gazeta, il bisettimanale russo di orientamento liberal in cui lavorò anche Anna Politkovskaya. Secondo la ricostruzione, Mosca progettò di annettere la Crimea e le altre province dell’Est dell’Ucraina più di un anno fa. E a suggerire queste mosse fu un testo che venne recapitato all’ufficio del presidente russo Vladimir Putin tra il 4 e il 12 febbraio 2014.

LA MANO DI MALOFEEV?

Il documento – racconta il New York Times – venne inviato poche settimane prima della fuga del presidente filorusso Viktor Yanukovich e invitava il governo russo a sfruttare la crisi interna in Ucraina e il malcontento e le manifestazioni iniziate proprio in Crimea per annettersi parte del territorio controllato da Kiev. A ordinare la redazione della bozza, scrive il quotidiano americano, pare essere stato un oligarca conservatore di fede ortodossa, Kostantin Malofeev (che ha smentito, minacciando querele), ritenuto da più parti come uno dei finanziatori più forti dei separatisti che tengono sotto scacco le province dell’Est.
Il documento fa anche riferimento al fatto che se il Cremlino avesse messo in atto questo progetto, operando alcune mosse poi verificatesi, ciò avrebbe condotto a un inevitabile collasso di Kiev, realizzando così il sogno della Novorossia. Ovviamente, anche il Cremlino respinge le accuse e per il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, la bozza sembrerebbe falsa.

LA CRISI DEL GAS

In attesa che la vicenda si chiarisca, la situazione rimane tesa sia sul piano politico-militare, sia su quello energetico. Il segretario di Stato americano John Kerry ha accusato Putin di continuare a destabilizzare l’Ucraina, aggiungendo che né la Russia, né i ribelli separatisti stanno rispettando il cessate il fuoco, raggiunto nuovamente nel corso del vertice di Minsk lo scorso 15 febbraio. Mentre la compagnia russa Gazprom ha minacciato di chiudere i rubinetti se la sua omologa ucraina Naftogaz non pagherà le forniture di gas entro il fine settimana, lasciando a secco anche l’Europa.
Già ieri erano volate scintille, quando Putin disse che la decisione di Kiev di tagliare il metano al Donbas, alle attuali temperature, “puzzava di genocidio”. Per questo, la Commissione europea ha proposto ai ministri russo e ucraino dell’Energia di ritrovarsi lunedì a Bruxelles per regolare la loro disputa.

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