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Rai Way e non solo, ecco tutte le strategie di Fininvest

Lancio dell’Opas sulle torri della Rai, offerta di Mondadori su Rcs Libri e non solo.
Cosa si cela dietro la strategia di Fininvest? Strappato in parte alla politica Silvio Berlusconi è risorto sulla stampa nazionale nelle sue vesti di imprenditore rampante. Ma le reazioni non sono univoche. Ecco come hanno analizzato le ultime mosse del biscione quotidiani ed editorialisti.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

“Inaspettato” e “spiazzante”. Così il Sole 24 Ore ha descritto il ritorno di Berlusconi nel mondo della finanza e l’attivismo del suo impero aziendale: “Solo pochi mesi fa, agli occhi di un osservatore esterno, quello di Fininvest, sembrava un impero in via di smantellamento”. Ma “in una manciata di giorni, invece, inversione di rotta. La Fininvest è partita all’attacco su tutti i fronti”.
Un ritorno nel mondo della finanza “che ha spiazzato tutti – si legge sul Sole –. E assume ancor più significato se si pensa che arriva dopo il Lodo Mondadori”.

Ma cosa nasconde l’attivismo del gruppo della famiglia Berlusconi? Probabilmente “una profonda riorganizzazione in vista della successione familiare, già scritta ma non ancora in via di definizione. Magari attraverso un grande matrimonio (Telecom Italia), o un’operazione oltreconfine”.

Prima di andare al contrattacco però – ha spiegato il quotidiano confindustriale – Berlusconi ha preferito mettere in sicurezza i conti: “Mediaset un anno fa ha ceduto un pezzo proprio di Ei Towers; poi la partita sulla pay tv con la cessione di Digital+ e l’ingresso di Telefonica in Premium. Poi la mossa ancora più inaspettata della vendita di una quota di Mediaset”. E lo stesso è avvenuto con Mondadori, una volta finita la bufera: “Due anni di piano lacrime e sangue e poi il rilancio”, ha ricordato il quotidiano economico finanziario.

TUTTI I VANTAGGI DELL’OPAS ANALIZZATI DA MILANO FINANZA

Un’operazione impeccabile, in grado di generare valore e senza nessun rischio di monopolio. È questa invece la lettura di MF/Milano Finanza dell’offerta pubblica di Mediaset per le torri di Rai Way analizzata così in un commento di Filippo Buraschi: “Un’operazione che riconosce a tutti gli shareholder un premio del 22% sui prezzi di borsa e superiore al 50% rispetto al valore dell’ipo di quattro mesi fa. Un piano industriale subito promosso dagli analisti perché in grado di generare valore”.

Un deal che rispetta “in modo pressoché perfetto le regole del mercato”, ha scritto il quotidiano del gruppo Class diretto da Pierluigi Magnaschi: “Nessun rischio di concentrazione né tantomeno di monopolio, dal momento che sul mercato c’è una forte presenza di altri player. Un incasso potenziale per la Rai (e indirettamente per lo Stato e per i conti pubblici) valutabile in 850 milioni qualora consegnasse all’offerta il suo pacchetto del 65% con l’opportunità di restare socio della nuova entità”, secondo Buraschi.

L’IPOTESI DI UNA CONVERGENZA TRA TV E TELEFONIA SULLA STAMPA

Una chiave di lettura diversa arriva dal vice direttore del quotidiano la Stampa, Francesco Manacorda, che ipotizza un’apertura agli operatori di telecomunicazioni seguendo la strada di una convergenza tra tv e telefonia.

Ecco lo scenario del giornalista di economia e finanza del quotidiano diretto da Mario Calabresi: “Entro fine giugno Telco, la scatola finanziaria che controlla Telecom Italia è destinata a sciogliersi. Che faranno i soci finanziari che vogliono sbarazzarsi di quella partecipazione? E come si comporterà la spagnola Telefonica, una volta sciolta dai vincoli di Telco? Chi punta su qualche sviluppo clamoroso fa notare come proprio Telefonica abbia di recente comprato il 10% di Mediaset Premium a un prezzo generoso, di 100 milioni: semplice chip o primo tassello di un’alleanza destinata a svilupparsi?”.

“E poi in Telecom c’è anche Vincent Bolloré,- ricorda Manacorda – l’amico francese dell’amicone franco-tunisino Tarak Ben Ammar, assai ben introdotto ad Arcore e dintorni. E lo stesso Bollorè, giova ricordarlo, è anche azionista di riferimento di Havas, maxigruppo europeo dei media e della comunicazione”.

LA STRATEGIA DI FININVEST SECONDO REPUBBLICA

“Il Biscione ha cambiato pelle. Ed è pronto a venderla carissima”, ha scritto Ettore Livini su Repubblica. “Appena si è chiuso l’ombrello del Nazareno, il Biscione ha capito che il futuro doveva costruirselo da solo. E sciolto da lacci e laccioli della politica e con la cassa piena ha sferrato l’uno-due Rcs Libri-Rai Way che sta facendo traballare i fragili equilibri della finanza e dei palazzi romani”.

Ma “il Biscione ha iniziato a mettere fieno in cascina da fine 2013, varando quella che – fino a poche settimane fa – sembrava solo una campagna di saldi per sistemare i conti e girare un po’ di liquidità ad Arcore”.

Livini si riferisce al 5% di Mediolanum, il 7,7% di Mediaset, una quota di Ei Towers, tv digitali in Spagna, il 10% di Premium finiti sul mercato, ma anche ai progetti sul Milan, i cinema e il golf di Tolcinasco. Il tutto per un incasso totale di 1,5 miliardi.

“Buoni per tappare il buco del lodo Mondadori, dicevano gli analisti, e riportare il sorriso in famiglia visto che il leader di Forza Italia e i suoi cinque figli, complice le difficoltà finanziarie delle tv, non incassano un euro da Fininvest dal lontano 2011. Si sbagliavano”, ha commentato Livini.

TUTTE LE MUNIZIONI DI FININVEST SECONDO IL CORRIERE

“Quale smobilitazione, la galassia Berlusconi è più combattiva che mai”, “se ne inventa una al giorno” e “detta l’agenda dentro e fuori Piazza Affari”. A rimarcare le gesta dell’ex premier è il Corriere della Sera: “La Fininvest non vende le sue ammiraglie, a pezzi o in toto come pure qualcuno scriveva solo poche settimane fa, pronosticando la conclusione della parabola imprenditoriale del fondatore dell’impero tuttologo, dalla tv al cinema, dai libri alla banca”.

Le munizioni, poi non le mancano: “La holding ha appena incassato 377 milioni dalla vendita del 7,79% di Mediaset. I progetti delle controllate, qualora si concretizzassero, viaggerebbero autonomamente, finanziati a debito. In particolare per l’acquisto delle torri Rai è già pronta la copertura di JPMorgan. Dal bilancio 2013 zavorrato dal rosso di 428 milioni dovuto quasi per intero all’assegno versato a Carlo De Benedetti per il lodo Mondadori, il quadro è andato migliorando in Fininvest, dove tra l’altro i soci hanno lasciato i dividendi in cassa”, si legge sul Corriere.

E il Milan? “Qui sì che il piano è inclinato – commenta il quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli -. La Fininvest smentisce la vendita tout court del team cogestito non proprio in sintonia da Barbara Berlusconi e Adriano Galliani. Ma quanto a lungo potranno essere sostenibili 60-70 milioni di perdite all’anno?

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