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Egitto chiama Italia: “Ci servono le vostre Pmi per crescere”

“È l’Italia il partner più adatto per l’Egitto nel suo cammino di crescita e creazione di nuove opportunità di lavoro”. Così il ministro egiziano degli Investimenti Ashraf Salman ha spiegato a Formiche.net l’importanza della partnership che Roma sta definendo con il governo de Il Cairo in vista dell’imminente piano di investimenti per il rilancio dell’economia locale, che sarà presentato a metà marzo in occasione della conferenza economica di Sharm el Sheikh.

“ABBIAMO BISOGNO DI VOI”

“Il nostro Paese ha bisogno dell’Italia e, in particolare, della vostra capacità di fare impresa”, assicura Salman a margine di un evento promosso oggi da Ispi, Camera di Commercio di Milano, Promos e Intesa San Paolo per fare il punto sui rapporti tra i due Paesi dopo la visita dello scorso novembre del presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi al premier italiano Matteo Renzi.

“VOGLIAMO PMI COME LE VOSTRE”

“Per crescere”, prosegue Salman, “l’Egitto ha bisogno di piccole e medie imprese come quelle in cui voi eccellete, di imprese manifatturiere, di imprese petrolchimiche e di aziende in grado di sfruttare risorse come l’energia solare e l’eolico”. Realtà di cui il Paese ha bisogno e in cui l’Italia, invece, già si “contraddistingue per spiccato valore industriale e tecnologico”, fa notare il ministro. Oltretutto, conclude Salman, “l’Italia è molto vicina all’Egitto e potrebbe trasmettere al nostro Paese i benefici di una vera e propria rivoluzione industriale”.

APPALTI PER 2,5 MILIARDI DI EURO

L’opportunità da non perdere per il nostro Paese, che già oggi è il terzo partner commerciale dell’Egitto a livello globale, il primo tra i paesi europei, consiste, invece, nel poter entrare in una partita del valore di 2,5 miliardi di euro. A tanto ammontano, infatti, gli appalti che potrebbero aggiudicarsi le imprese italiane, in relazione al maxi piano di investimenti di 4 anni che sarà presentato a Sharm el Sheikh.

IL GRANDE SOGNO EGIZIANO

Un progetto che il governo di al-Sisi ha ribattezzato “Il grande sogno egiziano” e che prevede il potenziamento dei porti sul canale di Suez, per intensificare il traffico tra l’Oriente e l’Occidente, la creazione di infrastrutture, autostrade, treni e industrie pesanti, come quelle della cantieristica navale e della lavorazione dei metalli, o leggere, come quelle del legno e la manifattura, oppure anche l’allevamento dei pesci nei bacini limitrofi al canale. Occasioni che, dunque, non valgono soltanto per i colossi, come Edison, Pirelli e Italcementi, che in Egitto sono presenti da anni. Ma anche per le Pmi. Ed è questo il motivo che spiega la presenza di Intesa San Paolo al Cairo attraverso Alex Bank, oltre che l’intenso lavorio dell’ambasciata italiana in questi giorni.

UN PAESE IN CRESCITA

Soprattutto, non si tratterebbe di un salto nel buio per chi ha intenzione di investire in Egitto. Il Paese, infatti, ha spiegato sempre il ministro Salman, “chiuderà l’anno fiscale 2014-2015 con una crescita del Pil pari al 4% e anche gli indicatori sulla povertà, la disoccupazione, gli investimenti interni e quelli diretti dall’estero stanno migliorando”.

GLI ISTITUTI TECNICI DI DON BOSCO

Ciò che servirebbe all’Egitto per compiere un salto qualitativo, tuttavia, è quel che ben ha descritto il vicepresidente esecutivo del Consiglio di gestione di Intesa San Paolo Marcello Sala, quando ha condiviso con la platea un aneddoto dell’incontro che avuto con il primo ministro egiziano: “Dovreste portare qui da noi l’esperienza dell’istituto di Don Bosco”, avrebbe detto il primo ministro, ovvero quella degli istituti tecnici e professionali fondati dai salesiani. Perché, come ha fatto notare Sala, “la formazione tecnica di cui è portatore il nostro Paese, possiamo averla solo noi e nessuno di quei paesi, come la Cina, che pure investono ingenti capitali nell’economia egiziana”.

IL PROBLEMA DEL TERRORISMO

A chi, poi, tra i potenziali investitori, è preoccupato dall’escalation del terrorismo di matrice fondamentalista e dell’Isis in Nord Africa, Salman ha risposto, tagliando corto: “Non è un problema dell’Egitto, semmai del mondo intero; e occorre unire gli intenti per fare fronte comune e contrastarlo”.

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