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Donne, potere e spade di latta

Si avvicina l’8 marzo e si rianimano le assemblee femminili che, travolte dall’epoca renziana e dalla sua forza d’ariete, rispolverano gli antichi riti dei ritrovi, balli in piazza, raduni teatrali, codici vetusti di fronte ai quali le giovani che si affacciano decise a creare mondi e sistemi, ritengono repellente il labirinto appiccicoso del brulicame chiassoso delle spade di latta che si agitano senza puntare ad un obiettivo concreto che non sia solo l’occupazione degli scranni, la visibilità.

Tutte contro tutte. Ancora una volta, purtroppo perdenti. Non taccio in pubblico e non rinuncio ad esprimere la mia opinione poiché di fronte ad un Parlamento paludoso e collerico, dopo sette anni al servizio delle istituzioni come consigliera nazionale di parità e tante altre robuste esperienze sui temi del lavoro e dell’occupabilità, devo sommessamente suggerire: signore mettetevi d’accordo oppure fate spazio alle ragazze, che buttano insofferenti alle ortiche i raduni del pissi pissi.

Le signore sempre in disaccordo e sempre appostate all’ombra pronte a criticare e poco fare si rassegnino all’oblio. Un suggerimento operoso al Presidente Renzi che poco ascolta e molto agisce è di riformare in fretta gli organismi di parità senza offendere brutalmente sia nel jobs act che nell’esplosione delle deleghe chi scrive e chi ha nelle audizioni e lavorando a testa bassa accanto a Poletti che a Bellanova lavorato per e non contro.

Se ne può fare a meno del cerchio magico. Non c’è soddisfazione più grande dell’onore ricevuto grazie al riconoscimento della comunità scientifica. Così è stato in occasione della presentazione in LUISS due giorni fa, tutti e tre i rettori Sapienza e Roma Tre, insieme, delle iniziative concrete per le lavoratrici affette da patologie oncologiche. Un lavoro fatto a più mani, con partnership illuminate e laboriose, destinato a crescere nel segno dello sforzo condiviso e accertato, che insieme si può.

E insieme si può in occasione dell’8 marzo ma magari prima e dunque il 5 marzo in alcune città italiane: dedicare ai giovani e alle giovani donne, un tempo utile a loro. Così molti di coloro che sono impegnati nel mercato del lavoro, consulenti, ispettori, docenti ed esperti universitari, associazioni femminili, medici, commercialisti, organizzazioni sindacali: una squadra dalla parte delle donne e del lavoro, per raddrizzare la schiena e la testa e per portare fuori dalla palude il nostro Paese. Un contributo concreto.

Sul tavolo di Palazzo Chigi dunque insieme Rai Wai-Mediaset, Tortora 2.0 e l’irresponsabilità civile; una Ilva momentaneamente salvata con poca strategia ma con il ritorno di una fiamma debolmente siderurgica molto privatrizzatrice; la bomba culturale nel cuore dell’Europa; riempiamo per favore a dovere la cornice del Jobs Act con il sostegno esperto ed equilibrato anche di Sacconi pronto a collaborare sui toni e contenuti del quadro.

Chi scrive ha dato e scritto, continua a dare a scrivere, mai preda di innamoramenti rapaci e dolenti disillusioni, senza pensare di essere un genio e tutti gli altri cretini, avendo consapevolmente costruito un contributo sulle politiche attive di pari opportunità, continuando a guardare avanti con i miei studenti e studentesse , allieve e illuminate colleghe e colleghi e alleati intelligenti. Sono agile sì, non proprio più giovane, ma lontano dalla perseguitata casta, decisa a proseguire sulla strada del fare rispettando le regole, senza spintoni e presunzione di completezza ma sicuramente la consapevolezza di quanto vale la testa e l’impegno, il tempo che dedichi alla vita che è una sola, e ad ogni esperienza che è un dono straordinario, e non per sempre.

Alle donne dunque conviene collaborare e non sabotare, conviene imparare a essere leali, non meschine e invidiose di coloro che occupano provvisoriamente una posizione di responsabilità, non pensare solo alla visibilità ma fare squadra, razionalizzare gli organismi di parità, non chiudersi nel recinto, contribuire alla crescita economica e alla capacità delle imprese e dunque delle donne di competere a livello internazionale.

Conviene, conviene. Sì che conviene.

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